Recensione: Evernight

Di Mattia Di Lorenzo - 26 Aprile 2007 - 0:00
Evernight
Band: Battlelore
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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60

Evernight, il quarto full-length dei Battlelore, si muove su tinte più fosche rispetto agli altri. I riferimenti al filone power calano visibilmente, mentre le suggestioni maggiori derivano dall’ambito gothic e dal death melodico. Tutto comunque molto all’acqua di rose: le sezioni di voce femminile, su uno stile vagamente Nightwish-Within Temptation, si giustappongono al cantato growl di Tomi Mykkanen, spesso senza una vera e propria necessità e in modo abbastanza brusco. Questo è l’elemento base dell’intero cd, che fonda il proprio stile sull’alternanza di elementi abbastanza eterogenei.

Il risultato è appena sufficiente: i testi, ispirati al Signore degli Anelli come da tradizione Battlelore, non raggiungono la profondità e l’introspezione promesse dalla band; Kaisa Jouhki, la cantante, sembra svolgere il suo compitino senza alcuna passione; Tomi è molto incisivo, viceversa, ma, detto fuori dai denti, ci sono cantanti molto molto migliori di lui… Era molto meglio il predecessore. Rimane interessante l’ispirazione di fondo della band, il look complessivo abbastanza originale, il fatto che siano comunque sette persone che riescono a lavorare insieme con buon affiatamento, cosa che li rende appetibili in sede live.
Nessuna sorpresa. Nessun salto di qualità. Disco a dire il vero abbastanza inutile.

Le cose migliori si ritrovano nelle parti strumentali di Ocean’s Elysium, Summon the Wolves e Into The New World, nel ritornello “cattivo” di We are the legions e nelle sezioni sussurrate, e poi in growl doppio, di Mask of Flies e The Cloak and the Dagger. Quest’ultima canzone si distingue anche per le suggestioni folk che nasconde, che fanno sì che essa spicchi particolarmente all’interno di un album in generale abbastanza piatto e ripetitivo.
La sensazione di noia, che inesorabilmente pervade l’ascoltatore dopo pochissime canzoni, è data proprio dall’eccessiva proposizione dello stesso cliché, che è originale nel suo non essere né carne né pesce, ma anche abbastanza scontato. In particolare, la peggior pecca sta nelle parti più lente e melodiche, che vorrebbero essere intense, ma si rivelano invece di una banalità assoluta. Le frasi sono esageratamente spezzettate, la voce ristagna continuamente in una litania patetica e un po’ ridicola, le canzoni sembrano non procedere mai. Molto più mosse e coinvolgenti le sezioni growl, che almeno trasudano di una buona carica energetica e di un minimo di passione in più.

In conclusione si può dire che i Battlelore siano una band in fase evolutiva, e ancora abbastanza lontana dall’agognata maturità artistica. Hanno uno stile caratteristico ma imperfetto, e non è il caso di scervellarsi per etichettarli in maniera compiuta nelle definizioni di genere: sembra che nemmeno loro siano sicuri della propria identità. Speriamo che per il prossimo album le idee si facciano più chiare. Ma la strada sembra ancora molto lunga…

Tracklist:

1. House of Heroes * MySpace *
2. Ocean’s Elysium
3. Summon The Wolves
4. We Are The Legions * MySpace *
5. Into The New World
6. Longing Horizon
7. Mask Of Flies
8. The Cloak And The Dagger
9. Beneath The Waves

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