Recensione: Evolution: Creatio Ex Nihilo

Di Riccardo Angelini - 17 Settembre 2009 - 0:00
Evolution: Creatio Ex Nihilo
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Anno: 2009
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75

Nell’ampia vallata fra i monti del metal sperimentale e del post-rock corre da qualche anno una band inglese dotata di gambe forti e fiato a sufficienza. Nel 2007 il loro debutto, ‘A Monument To The Death Of An Idea’ è passato quasi inosservato agli addetti ai lavori così come al grande (e medio) (e piccolo) pubblico. Ma gli Enochian Theory non demordono. La loro seconda fatica, ‘Evolution: Creatio Ex Nihilo’, reclama attenzione. E una volta tanto, la merita.

C’è molto da ascoltare – e da riascoltare – in ‘Evolution…’. L’articolazione complessa (ma non complicata) del songwriting permette di riconoscere radici diversificate: soprattutto Tool ma anche Isis, Red Sparrowes, Porcupine Tree, Anathema 2.0, Opeth, Katatonia… Non sempre questi nomi vantano una rappresentanza diretta nel sound degli Enochian Theory, è chiaro però che in qualche modo ne respirano tutti la medesima aria. Si disegnano così scenari dai vaghi contorni cyberpunk, talvolta vacui, talaltra meccanici, sempre decadenti. L’alternanza di maree di ‘Waves Of Ascension’ porta a riva ora le vestigia di Fripp, ora quelle di Wilson; nella dolorosa ‘The Fire Around The Lotus’ accanto al nume crimsoniano si staglia l’eroe mortale Akerfeldt. Spunta persino l’ombra di Mr. Townsend nell’autocitazionistico epilogo ‘A Monument To The Death Of An Idea’. Tuttavia, al di là dei debiti più o meno riconoscibili, resta il fatto di una competenza indiscutibile nella mano che cuce insieme tessuti (in apprenza) tanto differenti, oltre a quello di un tocco carico di sentimento. Basti scostare un poco il velo di orchestrazioni che avvolge l’insofferente ‘Apathia’, ovvero porgere orecchio a ‘Movement’, fatale incontro di sound moderno e riffing classico, così come alla scala di grigi della sua coda sinfonica ‘After the Movement’. Non è cosa da tutti.

Piccola parentesi per la produzione. Troppo spesso negli ultimi anni le grandi etichette hanno aderito al costume di standardizzare i suoni – sia pur su livelli qualitativi altissimi – così da risucchiare la personalità e il carattere specifico di lavori anche completamente diversi fra loro. Inaugurando il suo nuovo studio di registrazione, David Castillo (già al lavoro con Katatonia e Opeth) suona una bella sveglia per qualche collega impigritosi ormai oltremisura: senza chissà quali pretese, la produzione di ‘Evolution…’ fa di semplicità virtù, mirando a porre in risalto i colori specifici della band piuttosto che a disegnarle attorno una cornice linda e perfettina. Bisognerebbe lavorare sempre così.

Il nuovo Enochian Theory ha insomma tutte le carte in regola per guadagnare alla band nuovi consensi. Certo, difficile aspettarsi un successo su larga scala, considerata le sonorità non propriamente user-friendly, seppur ancora di stampo melodico. C’è poi da dire che per il momento gli Enochian Theory non sembrano ancora avere il carisma per guidare una scena del resto non ancora ben definita. Eppure la convinzione resta la medesima: lasciarli passare così, senza concedere alla loro musica il tempo di insinuarsi fra gli ingranaggi del proprio animo, sarebbe un errore.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. Every Ending Has A Beginning…
-The Dimensionless Monologue
2. Tedium (i)
3. The Dimensionless Monologue (ii)
4. T.D.M (iii)
5. At Great Odds With…
6. Apathia
7. Triumvirate
8. Movement
9. After The Movement
10. Waves Of Ascension
11. The Fire Around The Lotus
12. The Living Continuum
13. A Monument To The Death Of An Idea

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