Recensione: Existing Unreal

Di Orso Comellini - 1 Ottobre 2011 - 0:00
Existing Unreal
Band: Slytract
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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76

Existing Unreal” è il secondo full-length degli ungheresi Slytract ed esce a tre anni di distanza da “Explanation: Unknown” del 2008: un disco ben accolto dagli addetti ai lavori e dal popolo metallico (anche fuori dai confini nazionali con il contributo dell’etichetta austriaca Noisehead Records), tanto che si piazzano al primo posto agli Hungarian Metal Awards nella categoria “Newcomer Of The Year”.

La loro proposta musicale è un death di stampo europeo con qualche inserto melodico, ma il combo di Miskolc non disdegna per niente le accelerazioni e le rasoiate di chitarra tipiche del thrash e nemmeno delle venature black, con uno stile trasversale tra passato e presente: genere da loro stessi definito ‘melodic extreme metal’. Tanto per darvi un’idea, i Nostri si rifanno a gruppi come gli Hypocrisy, gli Amon Amarth o gli ellenici Exhumation sul versante europeo e Brutality su quello d’oltreoceano.

Gli Slytract avevano dimostrato di saperci fare già ai tempi del debutto, come accennato in apertura, sia tecnicamente sia dal punto di vista compositivo (avendo alle spalle due demo e una buona esperienza in sede live), ma “Existing Unreal” mette in luce una crescita accentuata e una certa maturità. Il platter è composto da nove tracce (più l’intro “Aura”) ben strutturate e abbastanza riconoscibili -meglio poche ma buone!- che godono anche di una valida produzione, per merito di Mario Jezik presso gli studi privati della label. Ad ogni modo, quello che stupisce è soprattutto la prestazione di Gabor B. Melegh, abile nel riversare sull’ascoltatore una cascata di riff caustici, rallentamenti, stop’n’go e una buona dose di soli, mentre urla con fare minaccioso usando principalmente un growl rabbioso/cavernoso. Non un maestro di tecnica, anche se molto preparato, il buon Melegh si conferma ispirato e creativo con la sei corde e dotato di una voce imponente. Riguardo alla sezione ritmica, invece, se da un lato è vero che il nuovo entrato al basso, Szabolcs Szellenger, rimane leggermente schiacciato dalle chitarre e quindi non è perfettamente udibile (lasciando qualche incognita sulla sua prova), dall’altro non si può dire lo stesso del muro di suono eretto da Tamas Galantay, il quale sfoggia un drumming devastante e piuttosto vario. Basta ascoltare “Null&Void” in apertura per avere un assaggio della capacità distruttiva del trio e più in particolare dell’incalzante Galantay, intento a saturare ogni minimo spazio vuoto con continue variazioni. Su “Recognize” invece è Melegh a salire in cattedra con soli a profusione, ora soavi o ipnotici ora frenetici, dilatati all’occasione anche su strofa e ritornello e ritmiche talvolta indemoniate (Morbid Angel docet), altre meno serrate e dal retrogusto orientaleggiante. Stile che caratterizza anche le tracce seguenti, tra le quali spiccano le telluriche “Shall They Learn War Anymore” e “Millenary Venus”. La prima, parte in maniera fulminante e poi si sviluppa alternando le sfuriate a rallentamenti dall’atmosfera cupa e solenne, specie nel break centrale cantato con voce pulita, la seconda è tra le canzoni più aggressive del platter tra riff sincopati e raffiche di rullante combinate col doppio pedale a tappeto. Improprio probabilmente il paragone con lo stile dei Fear Factory: sebbene la band californiana sembri aleggiare anche sul riffing-work di “My Mist”, che vede la partecipazione di Andreas Homa (ex Hypocrisy), i Nostri mantengono pressoché inalterate le proprie peculiarità. Altro episodio degno di menzione è la conclusiva e atipica “Nexus”, un episodio di matrice thrash reso particolare dai barocchismi della tastiera che arricchiscono il refrain.  

Con “Existing Unreal” gli Slytract si confermano una band promettente e, considerata la giovane età del trio, sono auspicabili ampi margini di miglioramento e un’evoluzione forse non del tutto lineare. Un disco convincente, quindi, sia quando premono sull’acceleratore, sia quando privilegiano momenti ricchi di atmosfere ricercate o melodiche. Gruppo da tenere d’occhio e ascolto  dell’album consigliato.

Orso “Orso80” Comellini

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Track-list:
1. Aura 0:28
2. Null&Void 3:51
3. Recognize 5:03
4. Prevailing Millions 3:38
5. Nothing Seen Within 3:29
6. Shall They Learn War Anymore 4:39
7. Millenary Venus 4:13
8. My Mist 3:21
9. Behind The Closed 4:51
10. Nexus 4:34

All tracks 38 min. ca.

Line-up:
Gabor B. Melegh – Vocals, Guitar
Szabolcs Szellenger – Bass
Tamas Galantay – Drums

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