Recensione: Expiation

Di Daniele D'Adamo - 16 Maggio 2012 - 0:00
Expiation
Band: Synapses
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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74

Le poche e trascinate note di pianoforte, all’inizio, non devono ingannare: “Expiation”, primo full-length dei connazionali Synapses, è un terribile concentrato di brutalità sonora. Registrato presso gli ormai noti Fear Studio di Alfonsine (RA), l’album dimostra, ancora una volta, il gran livello qualitativo raggiunto dal death italiano.

Quello in esame è un metallo tremendo, dissonante, difficile, privo di qualsiasi accenno melodico; in grado di competere con quello sciorinato dai migliori act mondiali di (brutal/)technical death metal. Cioè, dell’infuocato limbo in cui aggressività, perizia tecnica, velocità e disarmonia coesistono assieme per torturare senza pietà i gangli cerebrali dei poveri fan.

Come da copione del genere, l’ossatura del sound degli Synapses è calibrata sul gigantesco lavoro della chitarra di Alessio Fassoli, talmente vasto e, allo stesso tempo, consistente, da non far certo rimpiangere l’apporto di una seconda ascia. Questa peculiarità, che fa onore all’axe-man bresciano, trova pieno supporto nella sfibrante opera di Giordano Savoldi, il quale inspessisce non poco il suono della band con le possenti bordate sparate dal suo strumento. Molto bravo, anche, Riccardo Fanara, la cui batteria soffre, però, di un difetto abbastanza comune in ambito estremo: la poca profondità del suono del rullante e, in misura minore, della cassa. Ciò, se nulla toglie al dinamismo della prestazione, inficia la possibilità di proporre un suono nell’insieme pieno e corposo, davvero devastante. Perfettamente allineata agli stilemi della foggia musicale, infine, l’interpretazione del vocalist Giovanni Canedoli, il cui growling mai esasperato offre un buon impatto senza cedere alla tentazione del guttural ‘lavandinico’ e/o l’inhale ‘suinico’.

Alla fine, comunque, i Nostri mettono giù quello che, si presume, avessero in testa sin dall’inizio della gestazione del platter: un insieme di brani durissimi, ostici, nervosi; nel complesso complicato da digerire. Solo dopo parecchi passaggi, difatti, si riesce a prendere confidenza con le cervellotiche linee delle costruzioni erette dal combo lombardo; giungendo così alla loro assimilazione che, per contro, offre un mondo ampio e vasto da esplorare in lungo e in largo.       

Anche dopo un po’, tuttavia, l’assenza totale di melodia e l’elevato tasso di macchinosità di “Expiation” fanno sì che sia assai arduo fissare dei riferimenti precisi per le sue canzoni. Canzoni che non si muovono di un millimetro dallo stile personale elaborato da Canedoli e soci, fornendo per questo una tranquillizzante sensazione di omogeneità, di compattezza e di coesione ma, al contempo, rendendo faticoso – non noioso… – il cammino da “The Iron Stream” a “The Curse Of Extintion”. Tentando di fare un paragone, qualcosa di simile lo poterono provare i thrasher vent’anni fa quando si trovarono fra le mani il disumano “Time Does Not Heal” dei Dark Angel. Nella cerchia del technical death metal questa… sfaticata è però la norma, e ciò deriva non tanto della mancanza di inventiva degli attori, quando dalla definizione del technical stesso.

Definizione che, pur essendo rispettata al 100%, non esime il feroce quartetto di avvolgere la propria musica con un mood freddo e oscuro, diverso da certi eccessi di glaciale non-umanità, ben coniugandosi in tal modo con le tematiche introspettive che scavano negli anfratti della psiche. In questo senso, allora, si possono di nuovo citare song come l’opener “The Iron Stream” o, ancor meglio, la lentissima “The Curse Of Extintion”. Con, in mezzo, vere e proprie mazzate sulla schiena come “Rapture Of Terror” o “Assault Of The Weak”.            

Buon esordio, in definitiva, per i nostri Synapses. “Expiation” è un disco completo e maturo che li porta a mostrare, in bene, di più della loro ridotta età anagrafica (quattro anni…). L’obiettiva asprezza del loro sound, se da un lato li porta a raggiungere altissimi livelli di efferatezza, dall’altro li costringe a rivolgersi a una cerchia piuttosto ristretta di appassionati, sì dal palato fine ma anche parecchio pazienti e corazzati.     

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. The Iron Stream 3:35     
2. No Ruins Left Behind 4:08     
3. Rapture Of Terror 3:37     
4. Assault Of The Weak 3:20     
5. Under The Vault Of The Hands Of Gods 4:11     
6. Tower Of Flesh 3:10     
7. Wearing Your Body 3:27     
8. Blood In My Dreams 3:54     
9. Deformed Trunk 4:53     
10. The Curse Of Extintion 5:31            

Durata 40 min.

Formazione:
Giovanni Canedoli – Voce
Alessio Fassoli – Chitarra
Giordano Savoldi – Basso
Riccardo Fanara – Batteria
 

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