Recensione: Extreme Aggression

Di Matteo Lavazza - 29 Settembre 2002 - 0:00
Extreme Aggression
Band: Kreator
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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85

Come tutti sanno i Kreator fanno parte della “triade” Thrash tedesca, che tante soddisfazioni a regalato soprattutto negli anni ’80, e con “Extreme Aggression” hanno raggiunto uno dei massimi picchi della loro carriera.
L’ascoltatore viene aggredito ogni singolo secondo del disco da riff spaventosi, senza però perdere mai di vista la melodia, seppur in forma estrema.
L’inizio è affidato alla title track, e subito si viene travolti da delle chitarre spaventose, che macinano riff  violentissimi e precise, con la voce di Mille Petrozza che urla tutta la sua rabbia.
“No Reason to Exist” ha uno dei riff più belli mai partoriti dalla mente di un thrasher tedesco, a suo modo melodico ma sempre e comunque aggressivo e tecnico. Ottimo anche il drumming di Ventor, che secondo me nei primi dischi del gruppo era uno dei peggiori batteristi mai ascoltati su disco.
Arriva il turno di “Love us or Hate us”, canzone che chiarisce perfettamente qual’era il pensiero di Mille sui vari detrattori del gruppo. Musicalmente siamo di fronte ad un altro grandissimo pezzo in pieno stile teutonic Thrash.
La seguente “Stream of  Consciousness” è una mazzata terrificante, con il solito grande lavoro della coppia Petrozza/Trize alle chitarre. I cambi di tempo non sono mai banali o scontati e riescono nell’intento di mantenere viva l’attenzione dell’ascoltatore.
Il lato “B” del vinile viene aperto dal riff oscuro di “Some Pain will Last”, forse il pezzo più bello del disco, dove ritmi piuttosto lenti guidano l’ascoltatore in un mondo di dolore, prima di partire in tutta la sua violenza. L’alternanza di parti molto lente e cupe con altre decisamente più veloci rendeno questa song un piccolo capolavoro.
Si prosegue con “Betrayer”, altra canzone violentissima, che nei suoi 4 minuti scarsi di durata aggredisce senza sosta, se non nello splendido e melodico stacco centrale, dove i due chitarristi sfoderano degli assoli veramente splendidi.
“Don’t Trust” è un pezzo un po’ particolare, con  i suoi riff di matrice quasi Bay Area, ma con “Bringer of Torture” si torna sui binari classici del Thrash germanico; anche in questo caso i Kreator sfoggiano una prestazione maiuscola, con tutti i musicisti che si mettono a disposizione delle canzoni, senza andare a cercare gloria personale.
La conclusiva “Fatal Energy” è uno dei punti massimi del platter, cambi di tempo eccezionali e una parte centrale da brividi, con degli asoli tra i migliori mai sentiti nel Thrash tedesco, sia per feeling che per tecnica.
Questo disco rappresenta sicuramente uno dei punti più alti nella carriera dei Kreator, e di conseguenza di tutto il movimento Thrash Europeo di cui nostri sono sicuramente uno dei gruppi più importanti. Per finire posso solo dire a tutti gli estimatori del genere di non perdersi un disco fondamentale per la musica estrema.

 

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