Recensione: Eye Of The Storm

Di Fabio Vellata - 27 Maggio 2007 - 0:00
Eye Of The Storm
Band: The Storm
Etichetta:
Genere:
Anno: 1995
Nazione:
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92

Correva l’anno 1995, il mondo musicale era ormai da qualche tempo percorso da attitudini minacciosamente minimaliste e ricche di pessimismo figlie di una società che, giunta nel cuore di un decennio decadente e buio, guardava al progressivo trascorrere del tempo ed all’avvicinarsi del nuovo secolo con malcelata sfiducia e grande disincanto, esprimendo anche in musica il proprio malessere e le proprie frustrazioni incanalate in alcune correnti, formidabili per alcuni, incomprensibili per altri, che ne erano divenute voce e veicolo primario di sfogo e diffusione.

In un panorama così differente e lontano dalle atmosfere respirate e vissute sino a poco prima, fatte di grandeur sonora e melodie ingenuamente solari e gioiose tipiche dei “Big Eighties”, pochi furono i temerari pronti a ribadire ancora una volta il proprio amore per un certo tipo di far musica entrato ormai in letargo e destinato ad un decennio di oblio quasi totale.

L’imbeccata, la scintilla o, meglio, il raggio di sole a squarciare le nuvole, giunse da un manipolo di coraggiosi incuranti di quanto in auge e maggiormente richiesto e si concretizzò in alcuni progetti, in certi casi di assoluto valore, che assunsero poi le connotazioni di “culto”, quando non di leggenda, nel mondo degli appassionati.

I The Storm, furono indubbiamente tra questi.

Costruiti attorno alle figure straordinarie di Kevin Chalfant (Night Ranger, 707, Starship e Two Fires), vocalist in grado di rivaleggiare con il sommo Steve Perry per energia ed espressività e di Gregg Rolie, tastierista dei Journey (a cui si aggiunsero gli altri Journey Ross Valory e Steve Smith, qui sostituito da Ron Wikso ed il bravissimo chitarrista Josh Ramos), i The Storm si formarono già agli albori degli anni ’90, dando alle stampe, nel 1991, un primo, ugualmente ottimo, omonimo album che, beneficiando dei riflussi ancora presenti degli appena trascorsi eighties, aveva letteralmente fatto sognare e sobbalzare gli ascoltatori grazie a melodie di perfezione assoluta e ad un feeling trasudante calore e passione.
La vera sfida, a distanza di quattro anni ed ormai dimenticati i fasti del decennio precedente, fu tuttavia quella di replicare il successo del primo platter con un secondo, che non avrebbe avuto altro veicolo promozionale su cui appoggiarsi al di là del songwriting, della qualità delle canzoni e della bravura degli artisti coinvolti.

Il risultato fu entusiasmante: ‘Eye Of The Storm’ spazzò via con un solo ascolto ogni dubbio, elargendo manciate di melodie ricolme di gioia di vivere e contagiosa verve e proponendosi, con effetto immediato, quale ideale pilastro in grado di fungere da punto di connessione e continuità tra quello che era stato nel passato e quello che sarebbe derivato anni dopo.
Se l’AOR è attualmente un genere in progressiva riscoperta, con nuovi fermenti, arricchito dalla rinascita di bands mitiche e da nuove realtà di buon valore, il merito va anche a dischi come questo, utili per mantenere viva l’attenzione anche in tempi di magra e di assoluta scarsità di proposte come il periodo di metà anni novanta.

Venendo alla “materia” vera e propria, grandiosa e senza cedimenti si presenta la scaletta.
L’iniziale ‘Don’t Give Up’ è già da sola summa assoluta del valore del disco, evoluzione del suono dei Journey nobilitato da sensazioni enormemente solari e raggianti.‘Waiting For The World To Change’ è invece un brano dalla melodia dolce e sognante che si offre quale preludio della successiva, stupenda, ‘I Want To Be The One’: il sole, l’oceano sconfinato, il cielo blu ed i colori dell’estate così brillantemente riassunti nello sfavillante artwork di copertina, scoppiano definitivamente dai solchi del disco, estasiando con la magia e la classe di artisti dalla bravura ineguagliabile.
Ancora attimi di classe sopraffina nella eccellente ballad ‘To Have And To Hold’, brano chiaramente estrapolato dal classico songbook dei Journey, impreziosito da suoni rotondi e corposi, (opera del mitico producer Bob Marlette) e da alcuni sprazzi riconducibili al Bryan Adams più ispirato e romantico.

La successiva ‘Livin It Up’ presenta poi una struttura maggiormente funkeggiante: sempre corroborata da suoni decisamente pieni e robusti, è un pezzo dall’incedere ritmato, costruito su di un testo gioviale e ricco di ironia, che vede avvicendarsi al microfono il bravissimo Chalfant e lo stesso Rolie, in possesso di una timbrica “maschia” e ruvida in grado di conferire ulteriore fascino ai vari episodi.
Altro “salto nel blu” con l’AOR da manuale di ‘Love Isn’t Easy’, sono nuovamente gli orizzonti oceanici ed i grandi cieli californiani a materializzarsi nell’immaginario di canzoni melodicamente ineccepibili come ‘Fight For The Right’, ‘Soul Of A Man’ e ‘Come In Out Of The Rain’, mentre il compito di testimoniare nuovamente il romanticismo edulcorato ma mai stucchevole, “cuore” della musica dei The Storm, è affidato alla notturna e cromata ‘Give Me Tonight’ (per suoni ed impasto vocale accostabile a quanto proposto in alcuni frangenti dai Mike And The Mechanics) ed all’immancabile lentone da lume di candela intitolato ‘What Ya Doing Tonight?’.
Chiude un disco stupendo e leggendario la frizzante ‘Long Time Coming’, ulteriore esempio di AOR da tramandare ai posteri, capace di evocare sensazioni ad ampio respiro ed immagini ancora una volta calde e vivide come imposto dalla migliore tradizione.

‘Eye Of The Storm’ è un album “mitico” e glorioso, a volte ingiustamente dimenticato ma ugualmente degno di far parte dell’elite del rock adulto, accostabile da pari, senza alcun timore reverenziale, ai magnifici prodotti di House Of Lords, Bad English e Giant, eroi di un genere che, proprio nel periodo di maggiori difficoltà – i primi anni novanta – ha saputo regalare autentiche gemme di assoluta classe e raffinatezza.

Qualora non avessero provveduto a tempo debito, a tutti gli AOR-maniacs è vivamente consigliata la ricerca di una copia di questo fulgido esempio di rock americano: i prezzi, data la scarsa reperibilità del disco ormai uscito di catalogo, sono lievemente superiori alla norma, ma la soddisfazione che saprà donare e la qualità espressa, ripagheranno ampiamente l’esborso.

Tracklist:

01. Don’t Give Up
02. Waitinf For The World To Change
03. I Want To Be The One
04. To Have And To Hold
05. Livin’ It Up
06. Love Isn’t Easy
07. Fight For The Right
08. Give Me Tonight
09. Soul Of A Man
10. What Ya Doing Tonight?
11. Come In Out Of The Rain
12. Long Time Coming

Line Up:

Kevin Chalfant – Voce
Gregg Rolie – Tastiere / Voce
Josh Ramos – Chitarra
Ross Valory – Basso
Ron Wikso – Batteria

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