Recensione: Faces/ God Damn War

Di Matteo Lavazza - 25 Settembre 2004 - 0:00
Faces/ God Damn War
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Anno: 2004
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90

Noto soprattutto per essere il chitarrista dei Savatage Chris Caffery fa il suo esordio in veste solista con questo “Faces”, accompagnato da un bonus cd, intitolato “God Damn War”, che in pratica è un altro album intero.
Inizio la disanima di questo enorme lavoro, circa 120 minuti di musica al prezzo di un cd singolo, che poi nessuno mi venga a dire che non è possibile abbassare i prezzi, partendo proprio da “Faces”, che viene introdotto da un intro, per l’appunto, intitolata “Alas” che lascia il posto alla title track, una canzone che già fa intuire il valore e il filo conduttore dell’intero lavoro, cioè una grande ispirazione artistica.
La cosa che più stupisce è la voce di Chris Caffery, davvero versatile ed in grado di passare da toni aggressivi ad altri più melodici con una facilità estrema.
Un altro punto che risulta vincente di questo lavoro è la grande varietà di atmosfere e stili musicali che presenta, infatti nel corso del disco si passa, senza che la dinamica del lavoro ne risenta, da pezzi pesanti e cattivi, come la bella “Fade into the X”, dotata di ottime aperture melodiche, che ricordano molto da vicino la band madre di Chris, la cattivissima “Pisses me Off”, in cui il chitarrista mette in mostra delle ottime doti canore nonché un songwriting di primissimo livello, il tutto abbinato ad una cattiveria musicale davvero incredibile, “Life, Crazy Life”, altro brano in cui il guitar player americano sfodera un talento davvero incredibile, presentando una composizione splendida accompagnata da arrangiamenti di prim’ordine, “The Mold”, canzone in pieno U.S. Power style, che mi ha ricordato in più di un occasione certe cose dei Metal Church, quelli d’annata però, i migliori, “Evil is as Evil does”, altro gran pezzo di Metal americano dotato di un grooove pazzesco, e con un interpretazione vocale davvero sopra le righe, “So Far Today”, forse il pezzo più cupo di questo disco, dotato però di melodie davvero avvincenti che lo rendono decisamente accattivante, “Jealousy”, che dopo una partenza molto delicata parte in quarta con l’ennesimo capolavoro di puro Metal made in U.S.A. sfoderato da questo disco, “Preludio”, l’unico brano in cui Caffery si concede una sorta di palcoscenico personale alla chitarra, senza però dimenticare la classe nemmeno in questo strumentale, e la conclusiva “Abandoned”, ennesima dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, della classe e del talento di questo chitarrista, troppo spesso e troppo ingiustamente sottovalutato, a pezzi molto più melodici.
Ed è proprio l’aspetto più melodico e, in più di un occasione, più particolare della musica di Caffery quello che traspare da canzoni come “Remember”, forse il pezzo che più di tutti ricorda i Savatage dell’intero lavoro, ottimi arrangiamenti e grandi cori sono la base che supporta tutta la canzone, “Music Man”, una sorta di semi ballad davvero particolare ma altrettanto coinvolgente, il tutto sempre grazie alla fantasia compositiva del chitarrista, e “Bag ‘O Bones”, altra canzone decisamente particolare, in cui Chris si cimenta con la chitarra acustica senza però fare una ballad, un pezzo decisamente strano e particolare, ma che come al solito risulta davvero ben fatto e convincente.
Gli unici due piccoli nei di questa prima, e principale, parte del lavoro sono “The Fall”, in cui i riff al limite del nu metal non mi hanno per niente convinto, anche se bisogna ammettere che se molti dei gruppi nu avessero la metà della classe e del talento di Caffery il livello qualitativo si alzerebbe sensibilmente, e “Never”, una ballad in pieno Sava-style che però mi è parsa troppo banale, soprattutto se raffrontata al resto della produzione.
Quando si passa al fatidico bonus cd, “God Damn War”, 42 minuti di musica per la precisione, si nota subito la differenza rispetto a “Faces”, qui le melodie e le atmosfere si fanno più pesanti ed oscure, ma la qualità rimane pressoché immutata.
L’iniziale title track è aperta da un arpeggio cupo e triste, con Chris sempre bravissimo ad interpretare vocalmente le varie fasi della canzone, quando infatti dall’arpeggio iniziale scaturisce il tellurico riff portante del pezzo Caffery riesce a rendere la sua voce dura come la roccia, quasi al limite del growl.
Anche su questa seconda parte del disco le perle musicali offerte dal chitarrista abbondano, partendo dalla splendida “Edge of Darkness”, pezzo dotato di un notevole groove, con in più quel gusto melodico che pervade un po’ tutta l’opera, davvero una gran canzone, la stranissima “Saddamize”, canzone dal flavour orientaleggiante che di certo non sfigura in quanto a potenza, “I”, personalmente il pezzo che preferisco, in cui cattiveria, melodia cupe e pesanti, ed arrangiamenti pressoché perfetti si fondono a creare un vero e proprio capolavoro Heavy Metal, dando una palese dimostrazione dello spessore artistico incredibile di Chris Caffery, “Piece be with You”, mid tempo roccioso nobilitato dagli interventi solisti della chitarra di Chris, che pur senza mai strafare riesce sempre a trovare la soluzione ideale per ogni situazione, la possente “Beat me, You’ll Never Beat me”, con la chitarra che ancora una volta fa il bello e il cattivo tempo, grazie soprattutto a dei riff potenti e molto ben studiati, e la conclusiva “Curtains”, altro brano piuttosto particolare, giocato su atmosfere davvero malate, al limite dello psichedelico, grazie anche a linee vocali davvero stranissime, così come strano è il timbro vocale usato da Chris, ancora una volta riesce a stupire.
Purtroppo anche in questo “God Damn War” ci sono un paio di canzoni che on mi hanno convinto appieno, cioè “Fool, Fool”, che nel riff portante mi ha ancora una volta ricordato certe soluzioni adottate in campo nu metal, che proprio non riesco a digerire, e che nel complesso mi è parsa comunque poco ispirata, e “Amazing Grace”, tipica ballad americana per piano e voce, in cui l’unica cosa apprezzabile e la voce di Caffery.
I suoni sono un sicuro punto di forza del disco, potenti e puliti al punto giusto, in grado di donare la giusta atmosfera a tutte le canzoni, senza però mai risultare troppo freddi ed artificiali.
Tecnicamente c’è poco da dire, tutto il gruppo gira che è una meraviglia, anche se avrete capito che per quanto mi riguarda la vera sorpresa, in positivo ovviamente, è stata la voce di Caffery, sempre molto calda ed espressiva, ed in grado di passare dall’aggressività pura alla melodia totale in un attimo.
In conclusione posso solo affermare con buona sicurezza che con questo doppio disco Chris Caffery ha dimostrato a tutti il suo enorme talento, non solo come chitarrista, quello ormai non ha certo più bisogno di metterlo in mostra, ma come songwriter, ed è proprio in questa veste che ha prodotto questo enorme e bellissimo lavoro.

 

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