Recensione: Fairytales And Reality

Di Paolo Beretta - 10 Ottobre 2006 - 0:00
Fairytales And Reality
Band: Dionysus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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77

Dionysus al terzo capitolo: partiamo subito con il dire che dalla formazione capitanata da Olaf Hayer, dopo l’appetitoso esordio Sign Of Truth, mi aspettavo qualcosa di più dal comunque discreto Anima Mundi. Di quel cd che ho prontamente rispolverato dopo diverso tempo ho apprezzato soprattutto la title track, l’opener carina nella sua pomposità a la Freedom Call, la marcia per libertà e il mid tempo Eyes Of The World. Il motivo per cui mi sono buttato sul fiammante nuovo lavoro intitolato Fairytales and Reality è perché Hayer è uno dei miei singer preferiti che ho imparato ad apprezzare profondamente nei due dischi solisti del Luca nazionale (Turilli). Se nei primi due cd della loro ancor breve carriera i Dionysus si erano mossi in direzione di un power- heavy metal melodico le cose non cambiano di una virgola a livello di sound nell’ultimo arrivato in casa Dionysus che mi appresto a recensire. Con la line-up intatta il batterista Milianowicz rimane il principale compositore, ma si prendono il loro spazio anche il chitarrista Öhlin e il tastierista Dalquist. Con un artwork e un booklet curato Fairytales and Reality catturerà la vostra attenzione fin da subito nei negozi e i 50 minuti di musica ben suonata e prodotta non deluderanno le aspettative in qualità di fans di power metal che vogliono scoprire una formazione relativamente “nuova”.

Un arpeggio intrigante è un invito a nozze per Hayer che posa con dolcezza la sua ugola. 40 secondi di puro godimento e entra con prepotenza il riff che spalanca le porte a un crescendo vocale di rara fattura che ti fa scuotere il capo in segno di pieno consenso. Il refrain potente con il preciso innesto delle backing vocals, assieme al ritmo cadenzato, meritano un bis per un’altra strofa che carica oltremodo l’ascoltatore. A chiudere il giottesco cerchio ci pensa un assolo, per nulla eccessivo, che si incastona sui ritmi del pezzo. Bando alle ciance: un’opener così bella come Illusion of Life molte più illustri e popolari band non ce la regalano da tempo! Si accelera con The Orb che, grazie al superbo lavoro di basso, farà tremare la vostra camera se alzerete a dovere il volume (la produzione lo permette). Cambi di ritmo per gli azzeccati bridge e chorus inaspettatamente belli e meno veloci per poi accelerare nuovamente dando sfoggio di virtuosa tecnica nella fase di solo.

Ammetto che a questo punto dell’ascolto mi sono un po’ esaltato in quanto mai avrei immaginato che un mid tempo e una hit varia mi avrebbero colpito così favorevolmente memore del fatto che le migliori canzoni di Sign Of Truth e Anima Mundi erano stati i singoli lineari, brevi e immediati.

Tornando al cd Blinded scarica subito a terra un riff pesantissimo e le tastiere fanno subito presagire un brano molto cupo. La voce di Olaf percorre tonalità basse in strofe che scorrono prima di affrontare un bridge articolato che sfocia in un refrain pomposo. Il sound cambia e si fa meno aggressivo e con il break quasi ci dimentichiamo da dove siamo partiti. Solo al quarto capitolo della tracklist (The World) arriva la killer track. Contorno di puro heavy metal per tutta la durata del pezzo che, come un cubetto di ghiaccio sotto il sole, si scioglie velocemente nel coro memorabile e allegro. Si ricomincia con Spirit e mi trovo al cospetto di un altro mid tempo articolato che porta la firma del chitarrista per strofe caratterizzate da un meraviglioso crescendo e un refrain cadenzato e riuscito. Olaf si esibisce in diverse tonalità con risultati sempre lodevoli. E’ tempo di Queen of Madness e puro heavy metal compatto che non si scalfisce minimamente per 4 ottimi minuti rocciosi rimarcati da un gran bel lavoro del guitarist e melodie appena accennate nel ritornello. The Game è un brano cadenzato e uno dei migliori dell’intero cd grazie al sound in continuo movimento e al coro superlativo. Atmosfere tenebrose ben evocate da basso, riff e voce bassa si alternano a estensioni maggiori e un crescendo che ti fa cantare ad alta voce con Olaf. Il break pomposo, seguito da un assolo scala, non fa che aumentare ulteriormente l’appeal e la mia felicità dovendo constatare con faccia raggiante di non aver mai sentito la necessità di saltare una traccia pur essendo quasi arrivato al termine del lavoro. Ormai, mi dico convinto, manca davvero poco per completare il piccolo miracolo dei Dionysus.

Tastiere in primissimo piano e tempi incalzanti (che subito si domano) per True at Heart. Una canzone non esaltante se rapportata al resto e con Hayer ingiustamente coperto e soverchiato dalle backing vocals nel refrain scontato; salvo solo le iniziali strofe aggressive. Non convince a pieno nemmeno il metal minimale e grezzo con le linee melodiche meno riuscite del cd di Tides Will Turn. Forse a questo punto sarebbe stato meglio puntare su un’accelerazione invece di perseverare su ritmi cadenzati. Vengo ascoltato, penso tra me e me, quando mi imbatto in Dreamchaser. Brano che inevitabilmente ricorda il power scandinavo con keyboards, strofe che volano veloci, melodie solari che si espletano al massimo in un refrain studiato che evidenzia le doti di Hayer. Non un brano di particolare fattura a livello di songwriting ma molto apprezzato per dare un po’ di allegria e movimento. Chiude la lunga marcia The End con i suoi 7 minuti abbondanti. Senza fretta i nostri offrono grande pathos, riff e coro per chiudere il loro terzo a testa alta. 

E’ un vero peccato che nella parte finale del disco ci siano stati un paio di cadute perché in caso contrario ci saremmo trovati al cospetto di un grande lavoro inaspettato. Ciò non scalfisce minimamente la mia soddisfazione per il cd nel suo complesso. Dotato di alcuni picchi davvero notevoli come l’opener e The Game il livello di Fairytales e Reality è sorprendentemente elevato anche se rapportato a Anima Mundi e Sign The Truth. Il disco è meno veloce e più heavy metal oriented rispetto al passato: la tracklist non è composta da uno stucchevole  numero di up tempo dediti alla iper-melodicità. Variazioni di tempo, riff e solos di qualità e cantato dalle varie tonalità sono le caratteristiche principali dei Dionysus che offrono song che molto difficilmente vi stuferanno. Solita ottima prova di Hayer (ingrassa sempre di più) che, in ogni traccia, riesce a emozionarmi. Se siete rimasti delusi dalle ultime uscite delle vecchie glorie del power e non avete la pretesa di trovare un nuovo Land of The Free prendete questo album.  

Top Song: Illusion of Life, The Orb, The Game
Skip Song: Tides Will Turn.

Tracklist:

1. Illusion of Life
2. The Orb
3. Blinded
4. The World
5. Spirit
6. Queen of Madness
7. The Game
8. True at Heart
9. Tides Will Turn
10. Dreamchaser
11. The End

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