Recensione: Falling In Between

Di Mauro Gelsomini - 25 Febbraio 2006 - 0:00
Falling In Between
Band: Toto
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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83

Il come back dei Toto si fa attendere per ben 7 anni. Tanti infatti sono passati dall’uscita dell’ultimo studio album, “Mindfield”, che fu un mezzo flop commerciale…

E’ la nostrana Frontiers records a rilanciare la band, che nel frattempo si è sempre esibita dal vivo, toccando anche l’Italia nel tour mondiale di un paio d’anni fa. La diciottesima release ufficiale in quasi trent’anni di carriera svela presto le novità, sicuramente piacevoli, di un songwriting fresco, una ricercatezza quasi maniacale nella produzione e negli arrangiamenti, una scelta rinnovata del sound di chitarra, un gustoso e non convenzionale cast di guest musician.
Questi gli ingredienti che fanno di Falling In Between un disco tutto da scoprire, e difficilmente abbandonabile al primo ascolto, come in verità era avvenuto per Mindfields.

Fin dalla titletrack, posta in apertura, notiamo come Lukather abbia preferito affidarsi ad un sound più aggressivo per le sue chitarre elettriche, non lontane da quello che potremmo considerare un metal-axe-attack a tutti gli effetti, sempre inserito nel contesto melodico e di classe in cui i Toto vanno inquadrati. Non è un caso, dunque, che l’album si apra con una song orientaleggiante, dal sapore neoclassic, quasi a sbeffeggiare chi, in contesti decisamente più metallici, si era lasciato andare a pacchianerie esasperate in questo senso: Bobby Kimball, qui in duetto con il tastierista Greg Phillinganes, canta in maniera aggressiva, il riffing graffia, e il ritornello è ficcante, ma gli arrangiamenti sopraffini non vengono mai meno.
Ciò che probabilmente non ci si aspetta è la sterzata soul/jazz della successiva “Dying On My Feet”, variegata a dir poco, in cui si fanno prepotentemente notare le apparizioni di Lenny Castro alle percussioni, dell’ex Steve Porcaro ai synth, di Lee Thornburg alla tromba, Ray Hermann al sax tenore, e, udite udite, di James Pankow dei Chicago al trombone!
Arriva presto l’immancabile ballata, il singolo “Bottom Of Your Soul”, in tipico stile Toto, cantata da Joseph Williams (figlio del celebre John), Jason Scheff dei Chicago e Shankar (Phil Collins, Peter Gabriel). Percussioni ancora affidate a Lenny Castro.
Una leggera inflessione si deve ascrivere a “King Of The World”, anonima pop/rock song, il cui sound è curato da Steve Porcaro, e la cui coralità è affidata a Kimball, Paich e Lukather stesso, con l’aggiunta di Jason Scheff. Ottimo mix, ma pausa compositiva.
Si riparte alla grande con l’incalzante “Hooked”, dove a fare la parte del leone tocca al flauto di Ian Anderson dei Jethro Tull, davvero straordinario! Seguono la scia, con meno lustrini a dire il vero, “Simple Life”, cantata da Lukather, e “Taint Your World”, arrembanti brani hard rock che confermano il cambio di marcia dei Toto in fatto di “energia”.
Il clou arriva sul finale, con un trittico da infarto: “Let It Go” è un funk rock dinamico e cantabile, con Greg Phillinganes da solo dietro il microfono; “Spiritual Man” e il suo gospel esaltano le alternanze timbriche di Paich, Kimball e Phillinganes; “No End In Sight” chiude il sipario con una vena nostalgica, ma decisamente ancora pulsante e bramosa di mordere…

Gran ritorno, non v’è ombra di dubbio. State sintonizzati, perché presto i Toto si presenteranno alla prova-live, e noi saremo lì presenti a raccontarvi tutto…!

Tracklist:

  1. Falling In Between
  2. Dying On My Feet
  3. Bottom Of Your Soul
  4. King Of The World
  5. Hooked
  6. Simple Life
  7. Taint Your World
  8. Let It Go
  9. Spiritual Man
  10. No End In Sight

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