Recensione: Fate [reissue]

Di Andrea Loi - 18 Maggio 2007 - 0:00
Fate [reissue]
Band: Fate
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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82

Ancora tempo di ristampa per i danesi Fate, band culto nel panorama dell’hard melodico e dell’ AOR, e alla quale il chitarrista Hank Shermann (nome che molti ricorderanno per la sua militanza ventennale nei Mercyful Fate), diede i natali nel periodo aureo dell’hard melodico.
Dalle profondità degli anni ’80 ripeschiamo quindi il loro debutto targato 1985 grazie alla lungimiranza della MTM, che si è sobbarcata l’onere (e l’onore a questo punto) di ristampare pian piano tutta la discografia, altrimenti di difficilissima reperibilità.
Il self-titled è l’ultimo anello della collana che beneficia di quest’operazione che ha visto – ricordiamolo – sia la ristampa del successivo e irraggiungibile capolavoro A Matter Of Attitude, che dei buoni Scratch N’ Sniff e Cruisin’ For A Bruisin, datati rispettivamente 1988 e 1990.
Tutto questo si lega ovviamente a filo doppio con il come-back V, del 2006, atteso per sedici anni, che di fatto ha destato l’attenzione di chi li considerava ormai relegati in un perdurante oblio, complice anche la significativa dipartita dello stesso Shermann, che chiuse quest’avventura con i primi due album.
Formatisi, come detto, nella Copenaghen di metà anni Ottanta, i Fate furono una delle band di quella fucina che la Scandinavia era diventata (insieme agli Stati Uniti) di molti gruppi dediti la all’ AOR di lusso e da super-produzioni.
Per chi scrive il debutto rappresenta quindi un tassello prezioso del mosaico che hanno contribuito a creare band con dischi irripetibili in un’altrettanto irripetibile decade.
Inferiore solo al successivo classico che risponde al nome di ” A Matter Of Attitude”, questo full-length non manca di episodi clamorosi e avvincenti, dove raffinate melodie convivono con brani granitici supportati dal brio e dal calibro delle chitarre cromate di Shermann, che sfodera una prestazione esaltata anche da una produzione di lusso. L’opener “Love on the Rox” è forse l’esempio più fulgido: le acute tonalità di Jeff Limbo e la magniloquenza delle keyboard rimangono un binomio che fa invaghire già al primo ascolto.
E’ questo quindi il tema dominante dell’album, nonostante ci imbattiamo in piccole divagazioni debitrici a certo street metal losangeliano, come nell’ incalzante “Rip it Up”, oppure nell’epica “Victory”, “teutonica” nel cantato e nell’esposizione chitarristica davvero portentosa.
Ma come tralasciare “(She’s Got) the Devil Inside”, vagamente di ispirazione Motley Crue? Un mid-tempo spassoso, dove le chitarre – ancora loro – fanno la differenza contribuendo, a questo punto, a creare un trade-mark inimitabile. Difficile poi non farsi trascinare dalla vivaci “Downtown Toy” e “Do You Want It”, fonti d’ispirazione – sopratutto quest’ultima – qualche anno dopo dei conterranei DAD, promessa mancata del panorama hard ‘n’ heavy, e autori dello strepitoso “No Fuel Left For The Pilgrims” nel 1989.
L’avvincente “Backdoor Man” e la successiva “We’re Hot” fanno inaspettatamente da preludio alla pomposa “Won’t Stopp (demo version)” bonus track conclusiva fortemente keyboard-oriented, e dal chorus accattivante; tutte peculiarità che saranno l’asse portante del sound della band anche nel successivo disco. I Fate che preferiamo?

Line up:
Jeff Limbo (vocal)
Hank Sherman (guitar)
Pete Steiner (bass, keyboards)
Bob Lance (drums)

Tracklist:

1. Love on the Rox
2. Fallen Angel
3. Rip it Up
4. Victory
5. Danger Zone
6. (She’s Got) the Devil Inside
7. Downtown Toy
8. Do You Want It
9. Backdoor Man
10. We’re Hot
11. Won’t Stopp (demo version)

Andrea “ryche74” Loi

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