Recensione: Fear No Pain

Di Angelo D'Acunto - 18 Febbraio 2009 - 0:00
Fear No Pain
Band: Lord Vicar
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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80

“Morto un papa se ne fa un altro” recita un famoso detto, anche se,
onestamente, è veramente difficile riempire l’immenso vuoto lasciato nei cuori
dei doomster di mezzo mondo dopo lo split-up dei Reverend Bizarre. In ogni caso,
restando in attesa di nuove buone dai Puritan di Albert Witchfinder (usciti con due EP
passati in sordina) e dagli Spiritus Mortis (nei quali Albert è da poco entrato
a far parte), per il momento tocca ai Lord Vicar di Father Peter continuare il discorso
lasciato in sospeso dopo lo scioglimento della band madre. E si ricomincia
proprio da Fear No Pain, album d’esordio che vede anche la partecipazione
dell’ex Count Raven e Saint Vitus Christian Lindersson dietro al microfono.

Abbandonate le atmosfere più cupe e opprimenti che caratterizzavano il sound
dei Reverend Bizarre, la nuova creatura di Peter appare sin da
subito più semplice e facile da assimilare ai primi ascolti, spostandosi
nettamente verso i territori dello stoner più “movimentato” già portato avanti
da gruppi come Cathedral e Count Raven. Nessuna novità in vista
quindi, per un sound che rimane fedelissimo alle lezioni impartite da Black
Sabbath
e figli. Cambiano invece quelle che sono le tematiche affrontate:
non più morte, oscurità e disperazione racchiuse nei testi, ma, per l’occasione, i Lord Vicar preferiscono spingersi
verso argomenti più spirituali come quello della religione. Buona la produzione
adottata, seppur non modernissima e al passo coi tempi (ma per un genere come il
doom, non ce n’è sicuramente bisogno), e ancora più valido e personale il
songwriting che contraddistingue i sette brani a disposizione all’interno di
Fear No Pain, tracce che si alternano continuamente fra ritmiche lente,
soffocanti e parti più ritmate e coinvolgenti.
Si parte con Down The Nails, vera e propria mazzata nello stomaco
di otto minuti circa: le ritmiche sono sin da subito fangose, solenni ed
ossessive all’inverosimile. Apparentemente indigesta questa prima traccia, ma
che si rivelerà essere decisamente meno ostica dopo l’entrata in scena di Lindersson,
con il suo cantato incredibilmente evocativo e quasi sofferto che va a ricamare
strofe dal netto sapore epico, capaci di rimanere impresse nella memoria dopo
pochissimi giri nel lettore. Cambia decisamente la musica quando arriva il turno
della seconda Pillars Under Water; adesso i tempi di marcia sono
più sostenuti e coinvolgenti, pur mantenendo la classica semplicità che
contraddistingue le ritmiche composte da Peter, ormai riconoscibili a
miglia di distanza. Delicati arpeggi di chitarra acustica introducono la
successiva Born Of A Jackal, la quale, con il suo incedere epico e solenne, precede gli attacchi frontali ad opera di The Last Of The Templars,
highlight assoluto dell’intero lavoro caratterizzato da ritmiche fisse su
mid-tempo decisamente più diretti e facili da digerire. Ma la vera e propria
prova per gli apparati uditivi dell’ignaro ascoltatore arriva con il gran finale
aperto dai dieci minuti della soffocante The Spartan, interrotto
bruscamente dalla cavalcante A Man Called Horse, brano piazzato
appositamente nel mezzo con l’intento di far distrarre l’ascoltatore prima di
arrivare alla chiusura affidata al quarto d’ora scarso della maestosa e
malinconica The Funeral Pyre, caratterizzata sopratutto dai vari
cambi di tempo e di umore che ruotano continuamente ed ossessivamente al suo
interno.

Buona la prima quindi. Il disco scorre via tranquillamente senza annoiare e,
sopratutto, senza che si possa riscontrare un qualsivoglia calo qualitativo
all’interno dell’intera tracklist. L’ottima riuscita di questo nuovo progetto
era già stata preannunciata con l’EP The Demon Of Freedom, ma è
con questo primo full-length che vengono messe in mostra quelle che sono tutte
le capacità d’espressione dei Lord Vicar, e a vedere i nomi degli
elementi coinvolti nel progetto, i dubbi a riguardo erano veramente ben pochi.
Vedremo cosa riusciranno a riservarci anche per il prossimo futuro, ma per il
momento godiamoci questo piccolo gioiello chiamato Fear No Pain.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

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Tracklist:

01 Down The Nails
02 Pillars Under Water
03 Born Of A Jackal
04 The Last Of The Templars
05 The Spartan
06 A Man Called Horse
07 The Funeral Pyre

Line Up:

Christian Lindersson: vocals
Peter Inverted: guitar
Jussi “Iron Hammer” Myllykoski: bass
Gareth Millsted: drums

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