Recensione: Fear Of Infinity

Di - 22 Aprile 2011 - 0:00
Fear Of Infinity
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Anno: 2011
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88

Tornano gli americani While Heaven Wept e lo fanno con un album che mostra maturità artistica ed una vena compositiva arrivata ad incorporare una moltitudine estrema di sfaccettature. Se per il precedente Vast Oceans Lachrymose l’attesa era durata ben sei anni, oggi Fear Of Infinity esce a sole due stagioni di distanza dal suo predecessore, senza considerare che in mezzo è stato dato alle stampe anche lo splendido cd/dvd live dal titolo Triumph:Tragedy:Trascendence (Live At The Hammer Of Doom Festival). Il sestetto guidato da Tom Phillips ha comunque il gravoso compito di non deludere i propri fan, abituati a standard qualitativi piuttosto alti e volenterosi di toccare con mano l’evoluzione di una band realmente all’avanguardia.

Vast Oceans Lachrymose aveva visto l’ingresso in lineup del cantante Rain Irving ed un cambiamento a livello di sound che metteva in evidenza l’attitudine più melodica e progressiva della band. Ora il nuovo Fear Of Infinity insiste ulteriormente su tali coordinate ed esalta le atmosfere epiche di un sound già di per sé piuttosto incline a significative aperture ricche di ariosità e cori da grande pathos. La parola d’ordine di questo lavoro è emotività, espressa però in maniera mai banale o stucchevole lungo le sette tracce che compongono il quinto sigillo a firma While Heaven Wept.

Per dare qualche coordinata a chi non conosce il sound proposto dagli While Heaven Wept, si possono tirare in ballo, almeno per ciò che concerne la produzione più recente (ultimi due album compreso quello oggetto di questa recensione), i Fates Warning della prima ora miscelati con dosi di doom e qualche suggestione death. Va però detto che dalla miscela di tali elementi scaturisce un’identità molto personale e si può dire senza alcun rischio di smentita che il sestetto suoni come nessun altro sulla scena odierna.

Un’intro dal sapore di death metal svedese porta all’apertura di Hour Of Reprisal, canzone fatta di strutture estremamente epiche e comunque vicine alla tradizione swedish con reminiscenze anche black in stile Dissection. In Destroyer Of Solace grandi melodie e soprattutto vocali sovrastano il tappeto strumentale per un brano che promette grandi cose soprattutto dal vivo e che sfiora per epicità tinte quasi gothic, inserendo però anche stacchi che dimostrano confidenza con il prog.
Con Obsessions Now Effigies si arriva ad un pezzo più legato al doom rispetto ai precedenti, ma con una concezione orchestrale che fa risaltare soprattutto le tastiere, a discapito in particolare della batteria, la quale sembra quasi relegata in sottofondo insieme alle chitarre. Unplentitude, invece, è una ballata per voce, piano e chitarra acustica molto delicata ed atmosferica che mette in risalto l’ottima voce del frontman, ma va anche detto che non si tratta di un brano nuovo, visto che era stato già in precedenza incluso all’interno di un paio di raccolte, seppur in versioni differenti.
I successivi To Grieve Forever e Saturn And Sacrifice si candidano come i brani migliori dell’intero disco, il primo cadenzato e sofferto con melodie catacombali, ma al contempo dolci e carezzevoli, il secondo caratterizzato da un eccezionale cambio di tempo verso la metà che risveglia dal torpore volontariamente indotto della prima porzione del pezzo per poi tornare su registri più squisitamente doom. Il tutto si chiude poi con Finality, suite della durata di 11 minuti abbondanti che passa attraverso cambi di tempo ed un riff centrale in odore di prog. Valorizzata moltissimo la voce di Rain Irving, vero protagonista del disco con una timbrica epica e ricchissima del pathos necessario a portare a compimento un’opera come Fear Of Infinity.

Ciò che emerge una volta portato a termine il piacevole ascolto di quest’ultimo lavoro degli While Heaven Wept è anzitutto il desiderio di premere nuovamente il tasto play del proprio lettore. Infatti è palese il fatto che i Nostri non realizzino musica di facile comprensione e quindi per trovare dettagli infinitesimali nascosti qua e là nei solchi virtuali del disco è necessario ripetere la lezione più e più volte, cosa che si rivela tutt’altro che sgradevole. Altro elemento che gioca a favore di Fear Of Infinity è che tutti i brani sono collegati tra loro come in un unico discorso omogeneo ed etereo, cosa che rende ancor più complesso un ascolto disattento e superficiale.

Concludendo, va detto che il secondo album che vede Rain Irving posizionato dietro al microfono del gruppo ci regala un turbinio di emozioni dal grande impatto e dall’arcana bellezza, complici una ricercatezza ed una stratificazione di grandissimo spessore. Il consiglio è quindi quello di lasciarvi stregare dalle melodie lisergiche a firma While Heaven Wept e, se passeranno dall’Italia nel loro prossimo tour, riservatevi un posto in prima fila per poterli vedere.

Andrea Rodella

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Tracklist:
1 – Hour of Reprisal
2 – Destroyer of Solace
3 – Obsessions Now Effigies
4 – Unplentitude
5 – To Grieve Forever
6 – Saturn and Sacrifice
7 – Finality

Durata: 37:11 min.

Lineup:
Rain Irving – Vocals
Tom Phillips – Vocals, Guitar, Keyboards
Scott Loose – Guitar
Jim Hunter – Bass, Vocals
Trevor Schrotz – Drums
Jason Lingle – Keyboards

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