Recensione: Feed On Your Misery

Di Francesco Sgrò - 7 Luglio 2013 - 17:00
Feed On Your Misery
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Anno: 2013
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55

Progressive Metal allo stato puro per i danesi Divided Multitude, giunti quest’anno alla pubblicazione della quinta fatica in studio, intitolata “Feed On Your Misery“.
La nuova release si snoda attraverso undici tracce in cui i nostri bilanciano potenza e tecnica, ponendo attenzione a non trascurare la componente melodica ben evidenziata in tutte i brani dell’opera.
Nonostante queste buone premesse, purtroppo l’album sembra soffrire di un songwriting poco incisivo e spesso povero di soluzioni realmente interessanti.

Il platter si apre con la buona “Esperanto“, breve intro acustica dal vago sapore spagnoleggiante che sembra addirittura rievocare lo splendido intermezzo acustico (eseguito da Steve Howe) della celebre “Innuendo“ dei Queen.
Pochi istanti più tardi, il gruppo irrompe sulle scene con l’articolata title track, che, pur contenendo un refrain melodico ed orecchiabile, purtroppo sembra perdersi in una serie di riff e soluzioni ritmiche che in larga parte rischiano affogare nel baratro della tediosità.
La situazione resta invariata ed anche “What I See“ non riesce – nonostante la presenza di un buon ritornello pure in questa occasione – a far risorgere un disco che sin dalle prime battute appare statico e poco esaltante.

I notevoli sforzi compiuti dalla band danese risultano purtroppo vani anche nella cupa “Scars“, episodio che nonostante un coro azzeccato non riesce purtroppo ad offrire null’altro di particolarmente convincente, denotando così la preoccupante incapacità nei saper costruire attorno alle canzoni un’ossatura solida e stabile, in grado di far decollare soluzioni melodiche comunque ben realizzate tecnicamente.
L’alone soporifero sprigionato finora, non sembra intenzionato a diramarsi nemmeno nella noiosa  “The World Is Watching“, mentre finalmente sembra arrivare una flebile speranza nella buona “Crimson Sunset“.
Dopo questo frangente positivo, si torna nell’oscurità completa con la tediosa “247“, traccia penalizzata oltre che da una serie di riff potenti ma del tutto inefficaci, anche e soprattutto da un chorus assolutamente poco ispirato.
Le successive “Vicious By Heart“ e “Seconds“, mantengono malauguratamente l’album in un vicolo senza uscita, mentre – per fortuna – “Transparent” sembra uscire, seppur debolmente, dal canovaccio di mediocrità mostrato dal disco sin qui, risollevando il morale grazie ad un ritornello tutto sommato piacevole.

Il gruppo si congeda con la lunga “Reborn“: una conclusione tristemente coerente con il percorso seguito dai Divided Multitude nell’arco di questo “Feed On Your Misery”, segnando così la fine di un lavoro fiacco ed opaco.

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