Recensione: Ferocity
Primo EP per i calabresi A Buried Existence, promettente band originaria dell’estremo sud del paese, terra sempre più in fermento artistico in campo metal e non solo.
Il demo in oggetto contiene quattro tracce di thrash semplice, possente, spigoloso e dalla verve brutale. Un suono pieno, a tutto tondo, pregno di rabbia e di passione, che trascina l’ascoltatore lungo i binari di un disco che scorre senza intoppi, né particolari sussulti. Non si tratta di un lavoro malvagio, anzi: per chi scrive, l’unico neo è imputabile all’assenza di un brano che catalizzi l’attenzione, un “singolo” capace d’imprimersi nella mente e infiammare il cuore di chi lo ascolta. È un fatto peraltro normale: quattro canzoni rappresentano un degno biglietto da visita e permettono di valutare se la via intrapresa è quella giusta; dal canto mio, posso affermare che Ferocity ha tutte le carte in regola per svilupparsi in un progetto più ampio, nella fattispecie un album.
Capacità e idee non mancano: la voce di Marko “vox populi” Veraldi (già protagonista dell’ottimo Introspective Trip, targato Uranium 235) trova sfogo in un lancinante growl pulito frammisto a urla di dolore e rabbia congenita, di difficile catalogazione, che si immola per necessità interpretativa nel brano Reborn in the Sick, canzone ai limiti del black, tenebrosa, quasi un urlo strozzato proveniente dalle viscere della terra. Impeccabili i chitarristi Gik Molè e Francesco Merante (Uranium 235, special guest solista) e la sezione ritmica, composta da Tato (basso) e Peppe Pascale (batteria). Suoni equilibrati e una produzione discreta rendono Ferocity un buon inizio per questa giovane band.
L’evoluzione di Ferocity, pur mantenendo determinati canoni musicali, riserverà ai A Buried Existence soddisfazioni sicure. In virtù dell’impegno e della dedizione dimostrati, i risultati non tarderanno ad arrivare.
Daniele Peluso
Tracklist:
1 Revenge
2 Perverted Church
3 Reborn in the Sick
4 New World Disaster