Recensione: Ferrum Gravis

Di Luca Palmieri - 18 Aprile 2008 - 0:00
Ferrum Gravis
Band: Viron
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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58

Ferrum Gravis, avrebbero detto gli antichi romani se avessero avuto la tecnologia per produrre chitarre elettriche. Heavy metal, per i profani della lingua latina, ma in ogni caso ci troviamo di fronte al secondo album di questa band tedesca dedita ad un heavy metal (non s’era capito?) innervato da tinte thrash e power. Chiarisco dall’inizio: tante influenze nel loro sound (Iron Maiden, Manilla Road, Blind Guardian, Metal Church) ma nessun picco altisonante che li trasporti dalla fanghiglia di gruppi tutti uguali a vere personalità nell’ambito della musica metal.

In particolare il cantante Stahl mi ha più volte irritato nel suo operato, soprattutto quando sale e va a toccare note che palesemente non sono nelle sue corde. E purtroppo questo è un problema che si evince già dalla opener “Liberator”, che di per sè è un buon pezzo heavy/thrash ma che non lascia nessun retrogusto al palato (pardon, all’orecchio) dell’ascoltatore. Segue la cadenzata “On the run”, dove il ritmo rallenta a vantaggio della godibilità di riff decisamente interessanti e di tele ritmiche ficcanti. I BPM aumentano con “The Isle of Man”, pezzo decisamente power in cui risalta un chorus semplice e conciso, ma esplosivo al punto giusto. Come da tradizione, nell’album è presente anche una ballad, “War”, a tratti addirittura soporifera e quasi da bocciatura in tronco, se non fosse per la prova maiuscola di Alexx che dà dimostrazione di avere un’ottima predisposizione per quelle linee vocali armoniose e di ampio respiro. Purtroppo il disco termina qui, non perchè manchino altri brani, ma in termini di stile e di proposta non c’è null’altro che soliti riff rocciosi, chorus epici e ritmi sostenuti, per altro nemmeno composti in malo modo, ma la noia si impadronisce presto dell’ascoltatore non completamente innamorato di questo e solo questo stile. Veniamo alla produzione: il disco è prodotto degnamente, ma secondo i miei gusti un lavoro maggiore sulla “spinta” da dare alle chitarre poteva giovare molto positivamente.

Aggiungo anche una nota sul suono del rullante forse troppo secco. Il basso è percepibile, e anche la voce ha il suo campo ben definito e ricco di effetti. In definitiva, “Ferrum Gravis” è un album di heavy metal onesto, che non tradirà i gusti dei true-metallers, ma che in un mercato com’è quello di oggi, ampio e fortemente categorizzato, non troverà strada e verrà presto dimenticato.

Luca “NikeBoyZ” Palmieri

Tracklist:
1.Liberator
2.On The Run
3.The Isle Of Man
4.War
5.Beyond The Gates
6.Metal Ball
7.Playground For Billions
8.Led Astray
9.Sniper

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