Recensione: Fight

Di Enzo - 16 Novembre 2002 - 0:00
Fight
Band: Doro
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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60

Non so quanti di voi conosceranno i Warlock, storica band tedesca autrice di album davvero notevoli. Gruppo che sicuramente fu tra i migliori esempi di heavy metal tedesco della seconda metà degli anni 80. Molti associano questa band alla singer Doro Pesh, forse perchè fu la figura più carismatica del gruppo o magari perchè più che altro fu un’ insolita figura, unica donna a sfondare davvero con grande successo in un genere solitamente ristretto ai soli uomini.
Da quando i Warlock si sono sciolti Doro ha ben deciso di intraprendere una carriera solista riuscendo a regalarci buoni dischi (tra cui ricorderei il discreto “Angels Never Die”).
Con questo Fight il ritorno a certe sonorità tipicamente Warlock non c’è stato, ma forse è normale che sia così, i Warlock non esistono più e quella che abbiamo davanti è un’artista di notevole spessore.
L’album parte subito con la title track, la linea melodica è molto semplice ed assimilabile al primo ascolto, ma rimango alquanto perplesso dal sound, dal muro sonoro delle chitarre, dalla batteria, dalla produzione. Chitarre un pò troppo moderne che ben poco si accompagnano alla voce sempre affascinante e graffiante della singer tedesca intenta ad intonare melodie fin troppo scialbe. Le cose migliorano con Always Live To Win, che, a parte sempre lo scialbo sound, ha un refrain accettabile e carino, ma che sicuramente non meritevole di attenzioni particolari. Discorso a parte merita Descent, che ha avuto il grande pregio (o difetto) di mettermi il mal’umore addirittura al primo ascolto. In questo brano la voce di Doro è accompagnata da un’altra voce, davvero di pessimo gradimento, trattasi della voce di Pete Steele, che sta su questo pezzo come il formaggio sulla pasta e vongole. La linea melodica del brano è troppo scontata, tutto come non ci si aspetterebbe da un album dell’ex singer dei Warlock. Il ritmo è blando e noioso, ripetitivo, stancante se ascoltato più di 2 volte, davvero da evitare e passare quanto prima alla successica Salvaje, forse tra i pezzi migliori del lotto, dove la melodia è abbastanza avvincente. Undying non aggiunge nè pregi nè difetti al disco. E’ una ballad, forse eccessivamente “soft”, ma di buon effetto, non c’è che dire. Con Legends Never Die l’album sembra tornare su livelli più che sufficienti, facendoci in parte dimenticare il trio di brani iniziale, e la sensazione positiva continua ascoltando Rock Before you Bleed, forse vera hit del disco portata in auge da un funambolico refrain. Sister Darkness non brilla certo per originalità mentre Wild Heart è un altro buon pezzo del lavoro che ci introduce all’ottima Fight By Your Side, una ballad carica di phatos davvero riuscita. Chained invece spinge nuovamente il disco verso lidi heavy mentre la successiva Hoffnung è nientemeno che la terza ballad del disco, cantata in tedesco (bella la sua lieve melodia).

In conclusione un album discreto, che comincia davvero male, per poi riprendesi, grazie a 2 o 3 hit, dalla seconda metà in poi.

Tracklist
1. Fight
2. Always Live to Win
3. Descent (feat. Pete Steele)
4. Salvaje
5. Undying
6. Legends Never Die
7. Rock Before You Bleed
8. Sister Darkness
9. Wild Heart
10. Fight By Your Side
11. Chained
12. Hoffmung

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