Recensione: Fight Another Day

Di Francesco Maraglino - 25 Giugno 2016 - 9:35
Fight Another Day
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2016
Nazione:
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72

Nel firmamento rock della seconda metà degli anni Ottanta negli USA brillò, tra l’altro, la stella di una band che seppe coniugare abilmente le asperità dell’hard rock (pur se smussate dalle laccature del melodic rock allora imperante) con calore e ritmo funky, creando un suono, tutto sommato, accattivante e molto radiofonico.
Parliamo del Dan Reed Network, formazione che esordì, all’epoca, con Breathless, un EP che fu anche foriero di un singolo di buon successo, Steal Me. Seguirono  tre album, Dan Reed Network (prodotto da Bruce Fairbairn), Slam (prodotto da Nile Rodgers) e The Heat (ancora una volta con la guida di Bruce Fairbairn).
Dopo questo florilegio di dischi, la band, come tante che non seppe resistere al ciclone grunge, si sciolse, per ricomparire magicamente e direttamente nel 2012, per festeggiare il proprio venticinquesimo anniversario.
Complice l’ immancabile e benemerita Frontiers, ecco adesso arrivare, ben un quarto di secolo dopo l’ultimo album, anche un nuovo full-length, dal titolo “Fight Another Day”.

Fin dal primo ascolto il disco fa trasparire immediatamente che il DRN si è affacciato al 2016 con un lavoro stiloso, che sembra prediligere toni soffusi e ritmi moderati, un po’ sulla traccia dell’ultimo lavoro solista del titolare, piuttosto che torrido funk rock.
Si pensi a canzoni come Heaven e B There With U, lente ed atmosferiche e testimoni di un suono soft dai sapori ottantiani.
Anche Reunite veleggia senza scossoni in climi sospesi e suggestivi, palesandosi come un  lento non troppo distante, in questo caso,  dal modo di far musica contemporaneo di gente come  i Coldplay. Lo strumentale Ignition, invece, si muove dentro ambienti e atmosfere world come mediate in altre occasioni dai Toto.
Sharp Turn, ancora, è un midtempo più grintoso dei soffusi brani più lenti di cui sopra, mentre Save The World offre vaghi influssi reggae in chiave alquanto easy.
Di gran pregio ci appare Champion, altro “tempo medio” sospeso e solenne, ma innervato da una chitarra elettrica piena di nerbo.

Non mancano, sia chiaro, in Fight Another Day, situazioni più caleidoscopiche e invoglianti al movimento, come da tradizione di Dan Reed e compagni. Infected, ad esempio, è un funk rock molto più intenso, ingemmato dal basso di Melvin Brannon II in bella evidenza e da un percorso melodico sinuoso.
The Brave, invece, è quel funk-pop gradevole e corale che un tempo fu tipico dei Dan Reed Network, e sembra proiettarci indietro nel tempo fino a giusto trent’anni fa.
Vivaci sono pure Eye Of The Storm, pop-rock dal ritornello piacevole e allettante e Stand Tall, orgogliosamente di facile ascolto ed impregnata di melodia.
Divided, altresì, si distingue grazie al suo incedere cadenzato ed al  ritornello corale, proponendosi come un brano di  melodic rock/AOR più che funky, grazie anche a chitarre piuttosto ruggenti sia nei riff che negli assoli. E pure in Give It Love la sei-corde di  Brion James spara bordate hard rock dentro un brano AOR pieno di energia.

Con Fight Another Day, orbene, i DRN hanno inteso riproporsi dopo tanto tempo con un platter che trasuda una classe ed un sound  evocanti un passato leggero ma di qualità. Le composizioni sono di livello elevato, e lo stesso dicasi degli arrangiamenti, ma va detto che la direzione intrapresa verso un suono così prevalentemente (sebbene gradevolmente) soffuso, che solo a tratti dimostra impeti rock e funky, potrà lasciare interdetto qualche ammiratore storico della band e rendere il nuovo lavoro del gruppo poco stuzzicante per chi ama il rock duro, anche se ammantato di melodia.
Si faccia avanti, invece, chi vuole perdersi, una volta tanto, dentro un mood raffinato e ovattato.

Francesco Maraglino


 

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