Recensione: First Class

Di Filippo Benedetto - 21 Settembre 2004 - 0:00
First Class
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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74

Forti di un contratto con la “Lion Music” e con alle spalle tre albums che li hanno segnalati alla critica come una “buona promessa” della melodic hard rock, gli House of Shakera tornano con un nuovo piacevole platter dal titolo “First Class”. Il melodic rock proposto dal combo svedese è decisamente ben confezionato: vocals bene impostate, riffs trascinanti e “diretti” quanto basta per rendere”corposo” il sound complessivo delle traccie del disco. Sembra che i cinque musicisti abbiano le idee chiare, insomma, su come indirizzare il loro discorso musicale.

Il disco si apre con l’energica ma elegante “Ain’t your crowd”. La song scorre piacevolmente sul lettore, stuzzicando l’orecchio dell’ascoltatore con un lavoro in sede di songwriting pregevole ed uno altrettanto encomiabile sotto il profilo tecnico strumentale. Ben inquadrato lungo le linee melodiche, di facile presa, del brano l’assolo, mentre un ruolo di grande impatto giocano le vocals. Si prosegue con “Uncotrolled”, pezzo dalle ritmiche più sostenute sulle quali si stende un riffing graffiante e diretto. Con questa traccia, una delle migliori del disco, la band dimostra buona versatilità e capacità tecnica soprattutto in certi passaggi “a due” nei quali basso e chitarra si sovrappongono in solismi di pregevole gusto.
La terza traccia, “You are”, è giocata su ritmiche meno “dirette”, dando modo all’ascoltatore di concentrarsi su riffs più ragionati ma non per questo non privi di mordente. Ben costruito il break acustico posto a metà brano, che permette di seguito all’assolo di approfondire il tema fondamentale della song. Come per le traccie precedenti, il refrain è giocato su armonie di facile presa che si stampano facilmente in mente.
Proseguendo nell’ascolto ci si imbatte in “Hey Lord”, brano articolato giocato su più livelli “armonici” alternando momenti di più diretto impatto ad aperture melodiche di buona fattura. Con “Black and blue skies” la band concentra i propri sforzi nella costruzione di una ballad acustica dove riffs caldi ed espressivi tratteggiano atmosfere intimiste e riflessive. Qui il combo dimostra buona capacità nel costruire, con discreto gusto, gli arrangiamenti. La sesta traccia, “Creep”, si qualifica per un riffing che si sviluppa alternando momenti più capeggianti ad aperture melodiche di più facile impatto. L’insieme è costruito con gusto negli arrangiamenti, ricordando vagamente, in certi passaggi, alcuni felici episodi dei Def Leppard. Molto ben inserito è l’assolo, che eleva di tono il brano nel suo insieme. La successiva “Black Barn” continua ad approfondire il discorso musicale affrontato nella precedente track, evidenziando maggiormente, però, l’approccio “melodic rock” alla costruzione della song. L’ottava “State of Grace” colpisce per un lavoro insede di riffing pregevole, sostenuto in maniera puntuale dalla sezione ritmica basso/batteria.
Anche in questo pezzo la band mostra buone doti nel costruire un refrain accattivante e di facile presa sull’ascoltatore. Stuzzica l’orecchio la nona “Landing”, giocata su riffs rock dal sapore “old style” che piacevolmente scorrono nel lettore senza stupire l’ascoltatore ma non per questo annoiandolo.  Il platter sta lentamente volgendo a termine e “Celebration bound”, dopo un inizio quasi accennato, irrompe con un riffing corposo e leggermente più incalzante. Da notare in questo pezzo il buon lavoro di drumming che dona alla song una fluidità notevole, specialmente nel refrain principale. La penultima song, Sunshine Song”, è una delle song più “particolari” e interessanti del platter.
Anche in questo caso gli House of Shakira si avventurano in atmosfere riflessive e romantico decadenti, con discreti risultati.  Dopo una intro acustica sognante e “rarefatta” la band si lancia in un riffing corposo, maestoso e dai tratti più cupi del solito. Il bello della song sta però nell’alternare i momenti più rilassati (sempre sottolineati da un tappeto acustico ben congegnato) ad improvvisi indurimenti del sound.
Di sicuro può essere considerata la prova migliore sotto il profilo del songwriting.   Chiude l’album la ballad acustica ” Chicago blue”, track giocata su un intimismo più marcato sia per quanto riguarda l’impostazione delle vocals che per quanto riguarda la tecnica strumentale.

In sostanza “First class” credo che non deluderà le aspettative di chi ha già avuto modo di ascoltare altri albums degli House of Shakira e sono sicuro che risulterà piacevole per le orecchie di ogni amante di un melodic rock suonato con discreto gusto.

Tracklist
1. Ain’t Your Crowd
2. Uncontrolled
3. You Are
4. Hey Lord
5. Black And Blue Skies
6. Creep
7. Black Barn
8. State Of Grace
9. Landing
10. Celebration Bound
11. Sunshine Song
12. Chicago Blue
 
Line-up
Andreas Eklund (lead vocals)
Tony Andersson (drums)
Anders Lundström (guitars)
Per Schelander (bass, vocals)
Mats Hallstensson (guitar, lead guitars, vocals)

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