Recensione: First Ride

Di Stefano Ricetti - 24 Aprile 2014 - 0:10
First Ride
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Anno: 2013
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Da una band che come moniker porta un nome pesante e impegnativo come Hell’s Chopper si sa già cosa ci si può aspettare, sia in termini di testi che di musica espressa. Il gruppo, nato a Lecco verso la fine del 2007, giunge al primo demo tre anni dopo mentre la fine del 2013 segna il debutto, seppur autoprodotto, del combo laghee su full length.

E’ sempre un piacere riscontrare che alcune città, a distanza più o meno regolare, sappiano fornire proposte musicali concrete alla scena tricolore, come se idealmente il Sacro fluido dell’Acciaio, sotto forme diverse, passi di mano in mano a perpetuare una tradizione antica. “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno [cit.]” ha saputo dare i Natali a gente come Biglietto per L’Inferno, Axton, Evil Wings, Overdose, Profanatum, Testimonia ed ora è la volta degli Hell’s Chopper.

Dal packaging professionale al 100%, First Ride mostra in copertina una dolce donzella a cavallo di una gloriosa Moto Guzzi customizzata – facilmente riconoscibile dalle mitiche testate in bella vista, per chiunque mastichi un po’ di due ruote –  con alle spalle proprio la città di Lecco avvolta fra le fiamme. Altro punto a favore dei metaller lombardi il fare riferimento alle peculiarità della zona, che tutto il mondo ci invidia, lasciando giustamente da parte i cliché a stelle e strisce tipici di quel genere motoristico. Tornando alla confezione, sedici le pagine che compongono il booklet con varie foto e tutti i testi dei dodici brani presenti.

Per quanto attiene la musica, quella vomitata dagli scarichi fumanti degli Hell’s Chopper è in linea con l’heavy metal più tradizionale, con qualche incursione verso il Thrash d’annata, il tutto supportato da un pregevole lavoro chitarristico. Mental Blindness, il pezzo numero uno, ne è l’esempio concreto: un merge assassino di Slayer e Skanners, tanto per gradire. La vecchia scuola la fa da padrona, fra i solchi di First Ride, senza dubbio, gli ulteriori burnout degli ‘Hell  prendono i nomi Rock Out (fottutamente motorheadiana), dell’inno biker A Chopper from Hell, dell’anthem Night of the StormRoyal Air Force docet – per chiudere in impennata con Ride on You! ottima per essere apprezzata ai prossimi motoraduni.  

Nonostante la buona prova e dopo essermi sparato più volte First Ride, resto convinto che gli Hell’s Chopper potrebbero dare di meglio e di più se aprissero il gas verso soluzioni più sporche e rumorose, sulla scia di band come gli storici e inossidabili Fingernails, tanto per restare entro i confini nazionali, ad esempio. Ulteriore valore aggiunto si avrebbe aumentando, di molto, la grana della carta vetrata all’interno dell’ugola del singer, che suona ancora troppo pulita per percorrere le pericolose strade dell’hard che puzza di benzina e cuoio. I presupposti per i miglioramenti i cinque motorcycle men di Lecco comunque li possiedono, quindi tempo al tempo e sentiremo ancora parlare di loro… RRRRRROOOOOOaaaaaaaarrrrrrrrr!!!

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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