Recensione: First War of the World

Di Daniele Balestrieri - 9 Aprile 2009 - 0:00
First War of the World
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Anno: 2009
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74

I Black Messiah sono l’ennesima band ascrivibile al panorama pagan/folk/viking metal che ha mosso i primi passi nel black metal più feroce per poi passare gradualmente a un tipo di musica più morbido, pomposo e in un certo qualmodo ispirato. Oath of a Warrior è stato davvero un gran bel colpo. Discretamente originale per i suoi tempi e dannatamente violento, compreso di visioni non propriamente dozzinali. Di acqua ne è passata sotto i ponti, e al quarto album probabilmente anche loro si saranno chiesti dove andare a parare, se verso un orizzonte più personale oppure se apporre la propria firma in calce al contratto del pagan metal germanico© che tanta fortuna ha portato a band come Equilibrium o Empyrium.

La scelta appare immediatamente evidente fin dal primo fendente di First War of the World, una lunga traccia recitata in cui si racconta dei corvi di Odino che, tornati dal loro quotidiano giro attorno al mondo, raccontano al proprio signore dell’apparizione della stirpe dei Vanir, nemici giurati degli antichi dei Aesir. I sei combattenti di Gelsenkirchen hanno quindi abbandonato persino le velleità satiriche della fiacca cover di Moskau su Of Myths and Legends e si sono gettati a capofitto nell’epico più esasperato di distinta matrice intellettuale scandinava. Ed eccoci quindi di fronte a brani lenti, pomposi e magniloquenti, un concept album separato da parti recitate, lunghi assoli trascinati e corposi interludi folk. Tornano alla mente diversi album, primo su tutti Gods of War dei Manowar, ovvero il capitolo più tedescofilo dei sovrani della pompa magna europea per via della visione lirica, quasi operistica della propria produzione.

Questo è un orizzonte nuovo per i Black Messiah, e la confusione purtroppo è ben visibile, specie nell’incertezza della direzione musicale da prendere. Hanno evidentemente attinto alla tradizione folkloristica della Germania presentandoci capitoli tristi e malinconici come “Andacht” o trascinanti ballate sul filo dei Korpiklaani con “Soeldnerschwein“. Non manca la tipica sbandierata di epos spasmodico nelle vesti di “Gullveig” o tumultuose corse a cavallo tra il black e il folk come “Das Unterpfand“.
Cosa cercano di fare i nostri sei navigatori del Reno? Semplice, cercano di scavarsi una nicchia nell’olimpo del pagan folk – genere che ultimamente tira più di cento buoi – sfruttandone la visione speed-power ri-esplosa con il recente Sagas degli Equilibrium. Ficcare i piedi in troppe staffe contemporaneamente può però portare a risultati fuorvianti e a tratti persino sgradevoli: ne sanno qualcosa gli XIV Dark Centuries con il loro recente flop di Skithingi. First War of the World è un disco che mira troppo in alto: tre enormi segmenti divisi da parti recitate aspirano a un’opera cinematografica che appare però troppo sfilacciata, annegata di un mare di tastiere uniformi e violini troppo malinconici per convogliare la giusta carica tipica di opere di proporzioni bibliche come Hildebrandslied dei Menhir. La mancanza di una direzione univoca ha un po’ penalizzato un album che sarebbe dovuto essere lungo tre volte tanto per centrare in pieno il bersaglio. Quest’ultima fatica di casa Black Messiah è inoltre interessante ed estremamente orecchiabile per via dell’effetto Glittertind, ovvero il ripescaggio di melodie tradizionali già ben radicate nel DNA musicale europeo.
Tuttavia, talvolta la noia sfiora le orecchie e la voglia di una scarica di adrenalina post-recitato, alla Warrior’s Prayer per intenderci, non riesce a concretizzarsi lasciando un retrogusto un po’ amaro figlio di un’insoddisfazione che sfiora la frustrazione.

La strada intrapresa, ahinoi, è ben battuta, e ci vuole ben più di un album “sulla linea del genere” per accattivarsi le simpatie di un’audience viziata da mostri sacri come Moonsorrow, Menhir, Odroerir e tutte quelle altre band che hanno segnato la storia del pagan epico europeo.
Album tutto sommato godibile, piacevole, ben fatto e ben prodotto, con un sottile retrogusto ottantiano. Il buon songwriting e alcune scelte azzeccate (merito di parte delle quali è comunque da addurre al “ripescaggio” di alcune sequenze tipiche della tradizione folkloristica germanica) rendono First War of the World un album che può riservare piacevoli sorprese o sbadigli indifferenti a seconda delle pretese – e dell’affinità con il genere – dell’ascoltatore interessato.
Il futuro non può che essere interessante: potremmo avere di fronte l’ennesima scoperta del viking continentale.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

   1.  Prologue – The Discovery
   2. The Vanir Tribe
   3. Gullveig
   4. Von Rachsucht Und Luege
   5. March Of The Warriors
   6. Vor Den Toren Valhalls
   7. The Battle Of Asgaard
   8. The Chase
   9. Burn Vanaheim
  10. Das Unterpfand
  11. Peace At A High Price
  12. Andacht
  13. Soeldnerschwein

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