Recensione: Five Man Acoustical Jam

Di Balder76 - 21 Maggio 2006 - 0:00
Five Man Acoustical Jam
Band: Tesla
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
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85

Nel 1985 a Sacramento, in California, si formano i Tesla la cui line-up iniziale risulta composta dal cantante Jeff Keith, il bassista Brian Wheat, il batterista Troy Luccketta, e i due chitarristi Frank Hannon e Tommy Skeoch. La band prese il nome dall’eccentrico inventore Nikola Tesla ed esordì subito alla grandissima, nel 1986, con quello che può essere considerato un vero capolavoro dell’hard-rock ottantiano Mechanical Resonance, per poi riproporsi sempre su altissimi livelli tre anni dopo con l’album The Great Radio Controversy. Proprio da questi due album sono tratti i brani di Five Man Acoustical Jam, album live del 1990 in cui i Tesla si mostrano come una delle band più valide sorte in quel periodo d’oro per l’hard’n’heavy.

Five Man Acoustical Jam si apre con Comin’ Atcha Live/Truckin, un lungo brano dalle caratteristiche blueseggianti che riportano alla mente i primi Aerosmith, dai quali sicuramente i Tesla traggono profonda ispirazione. Bellissima prova delle chitarre acustiche nel secondo brano Heaven’s Trail, song hard’n’heavy tipica di quel periodo che comunque di certo non sfigurerebbe nemmeno oggi, visto e considerato anche ciò che attualmente ci viene proposto nel genere. Più melodica ma bellissima la terza track The Way It Is, dove ci troviamo di fronte ad una grande performance del vocalist Keith, che, nella sua interpretazione, ricorda tantissimo Steve Tyler.
A seguire i Tesla ci propongono la cover di We Can Work It Out dei Beatles, naturalmente in una interpretazione più hard ma senza comunque snaturare la versione originale. Anche Signs è una buonissima song hard-rock, allegra e orecchiabile che mantiene alto il livello dell’album e l’interesse di chi lo ascolta, mentre Gettin’ Better è un pezzo straordinario che inizia con una melodia dolce e lenta per sfociare dopo poco più di un minuto in un dirompente rock da cantare ed urlare senza poter rimanere fermi. Come la track precedente anche Paradise, uno dei brani migliori dell’intera discografia dei Tesla, inizia con una melodia bellissima, da pelle d’oca già dal primo ascolto, ma stavolta il brano cambia ritmo solo nell’ultimo minuto dove sono le chitarre ad imporsi con un bell’assolo. I prossimi due pezzi sono delle altre cover, si tratta di Lodi dei CCR e di Mother’s Little Helper dei Rolling Stones, quest’ultima a mio avviso ben più riuscita, mentre Modern Day Cowboy è una bellissima ed adrenalinica canzone hard rock, forse tra le migliori mai composte dai Tesla. Segue la ballad per eccellenza del gruppo californiano, cioè Love Song, che si snoda in una bellissima intro strumentale di un minuto e mezzo e si sviluppa con una azzeccatissima e bellissima melodia, canzone che potrebbe fare da manifesto del migliore melodic hard rock e che da sola potrebbe giustificare l’acquisto dell’album. Terminano il live album Tommy’s Down Home e Down Fo’Boogie, che ripropone il ritmo blues della prima track.
Spesso i Tesla sono stati screditati dagli amanti dell’hard rock perchè accusati di dar vita ad una produzione commerciale, stesso discorso già fatto e sentito anche per tantissimi altri gruppi. Tuttavia i Tesla sono stati, sempre a mio modesto parere, forse tra i più interessanti esponenti dell’hard-rock e questo album ne è una sicura prova.

Tracklist:

  1. Comin’atcha live/Truckin
  2. Heaven’s trail
  3. The way it is
  4. We can work it out
  5. Signs
  6. Gettin’ Better
  7. Before my eyes
  8. Paradise
  9. Lodi
  10. Mother’s little helper
  11. Modern day cowboy
  12. Love song
  13. Tommy’s down home
  14. Down fo’boogie

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