Recensione: Forces of Doom

Di Eugenio Giordano - 8 Maggio 2004 - 0:00
Forces of Doom
Band: Emerald
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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64

Gli Emerald vengono dalla Svizzera e non vanno confusi con l’omonima band statunitense attiva negli anni ottanta e ormai sciolta. Questo “Forces of doom” è il terzo platter per questi cinque ragazzi elvetici e di sicuro è la migliore prova artistica partorita dalla band fin qui, un disco di heavy metal epico debitore alla tradizione e ai gruppi storici di questo genere.

La Svizzera mi ha abituato a improvvise sorprese, gli Emerald sono una delle band che ho seguito maggiormente nel panorama elvetico ma non sono stati gli unici meritevoli del mio interesse in quel paese. Musicalmente parlando questo “Forces of doom” non sposta di una virgola la proposta sonora degli Emerald continuando sulla falsa riga del precedente “Calling the knights” ma rivelandosi molto più convincente ed energico. Il songwriting della band è migliorato in maniera innegabile segnando un netto distacco rispetto ai platter precedenti, gli Emerald hanno tirato fuori la loro ambizione e così hanno spiccato il volo realizzando un disco veramente bello. La produzione del cd non ha la forma perfetta dei prodotti targati Nuclear Blast ma forse questo è uno degli aspetti migliori di questo lavoro che riesce a comunicare una sincerità e una attitudine integerrima da parte dei nostri. Per favore non catalogate gli Emerald tra le innumerevoli band power che affollano la scena attuale perchè questi ragazzi suonano metal classico e non c’entrano nulla con il trend attuale del power metal, ho letto troppe recensioni in cui questi cinque ragazzi vengono affiancati a Tobias Sammet e compagnia bella, il chiarimento era doveroso. Senza dubbio “Forces of doom” si presenta come un lavoro ambizioso che richiede qualche ascolto per poter essere apprezzato in pieno, gli amanti del metal epico qui troveranno pane per i loro denti e non mi stupirei se alla fine dell’anno questo platter si rivelasse tra i più apprezzati da queste persone.

Il disco incomincia con la epicità di “Until freedom returns” una canzone dall’incedere frontale ma non particolarmente veloce, l’ossatura del pezzo si rivela molto elaborata e convincente confermando la maturazione compositiva della band. Ispirata e dinamica “Tears of a warrior” si snoda tra riff epici e strutture melodiche di presa immediata che catalizzano completamente l’attenzione dell’ascoltatore, una porva compostivia maiuscola. Maggiormente drammatica e oscura “Blood of our kings” è senza dubbio uno dei pezzi migliori del disco, gli Emerald hanno puntato su un songwriting elaborato e coraggioso, una scelta vincente. Archiviando rapidamente lo slow “Forever” arriva la più ispirata “Something in the dark” dove i nostri mostrano una notevole contaminazione da parte degli stilemi classici della tradizione statunitense. Con “Also wild” gli Emerald spingono su tempi più veloci senza perdere la raffinatezza degli arrangiamenti ascoltati fin qui, il risultato è ancora una volta convincente. Immensi, gli Emerald tributano ai Virgin Steele riproponendo un capolavoro come “On the wings of the night”, una perla di metal americano indimenticabile. La title track si presenta come una canzone elaborata e ambiziosa dove i nostri hanno la possibilità di mostrare la loro capacità compositiva e il loro gusto per gli arrangiamenti epici, il risultato è ottimo. L’atmosfera crescente di “Song of hope” introduce la conclusiva “Birth of a legend” una composizione matura e dinamica che riassume le caratteristiche migliori di questo terzo platter degli Emerald.

Se ancora non avete avuto modo di conoscere questi ragazzi svizzeri vi consiglio caldamente di rimediare alla lacuna e sono sicuro che questo disco sia la migliore occasione per farlo. Gli Emerald  sono stati capaci di concentrare in cinquanta minuti le migliori qualità del metal epico mantenendo una personalità artistica indubbia. Rispetto ai dischi precedenti la band si è spinta verso composizioni più ambiziose e complesse ma senza dubbio gli Emerald hanno solo da guadagnare con questa scelta. Dischi come “Forces of doom” dimostrano come oggi sia ancora possibile suonare heavy metal senza compromessi e catalogazioni di sorta seguendo unicamente la propria ispirazione. Molte delle persone che sparano a zero su gruppi di questo spessore fanno del male al metal stesso e magari non hanno neanche idea di come questa musica si sia sviluppata negli anni e di come siamo arrivati a questo marasma sonoro dove il termine “Metal” viene usato spesso a sproposito nei confronti di band che non hanno nulla da spartire con questa musica.

1 Enter the emerald castle
2 Until freedom returns
3 Tears of a warrior
4 Blood of a warrior
5 Freedom
6 Something in the dark
7 Also wild
8 On the wings of the night (Virgin Steele)
9 Forces of doom
10 Song of hope
11 Birth of a legend  

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