Recensione: Forever Fight

Di Stefano Ricetti - 25 Marzo 2009 - 0:00
Forever Fight
Band: White Skull
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2009
Nazione:
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81

Una gradita sorpresa, questa è la definizione che meglio si adatta alle sensazioni provocate successivamente all’ascolto dall’ennesima prova su full length dei veterani vicentini White Skull. Forever Fight è uno slogan quanto mai esplicativo, una sorta di messaggio al mondo intero urlato dopo le critiche subite dall’album precedente, l’ultimo della storia con il valido Gus Gabarrò in qualità di vocalist, intitolato The Ring Of The Ancients, anno 2006. Le novità all’interno del Teschio Bianco sono numerose e parecchio significative: frontwoman della band è divenuta Elisa “Over” De Palma, riallacciando così la tradizione dietro al microfono che pretende una femmina in mezzo al palco quando tocca al combo capitanato da Tony “Mad” Fontò e Alex Mantiero menare le danze e dare il meglio di sé.

Nove anni di assenza di una fuoriclasse planetaria, unica e inimitabile come Federica “White Sister” De Boni ad arringare le folle esigevano e nello stesso tempo gridavano vendetta. La newcomer coraggiosamente ne ha preso il posto, sfidando gli inevitabili confronti, supportata e incoraggiata dalla stragrande maggioranza delle Legions Of Skulls, peraltro meritatamente. L’ulteriore chicca in casa WS è rappresentata dall’innesto in pianta stabile nella line-up di un tastierista fisso, senza per questo “sbragare” nel suono. D’altronde, anche in passato, questo strumento fece di tanto in tanto capolino all’interno della storia dei veneti, solo su disco, però. Last but not least, l’avvicendamento al basso: fuori Steve Balocco e dentro Jo Raddi.

L’album si compone di uno strumentale hollywoodiano – We Are Coming, posto in apertura -, dieci brani inediti e una bonus track. Sgombero subito il campo dal dubbio che attanaglia le moltitudini di Defender: le tastiere non svendono e non svliscono la rudezza di fondo che da sempre contraddistingue il prodotto White Skull, bensì spesso costituiscono un supporto per l’ugola di Elisa. Se a un primo, distratto, ascolto generale, in qualche passaggio pare aleggiare lo spettro degli Stratovarius, man mano che il tempo passa cresce la consapevolezza che le similitudini vertono per lo più sui concittadini triveneti Rhapsody Of Fire e su altri colleghi illustri come Labyrinth. Un uso adulto dello strumento, quindi, poco happy e tanto heavy.

L’articolata Escape richiama proprio la band che fu di Olaf Thorsen, anche per via del riffing delle chitarre ma i White Skull iniziano a fare i “White Skull” con un trittico memorabile posto in sequenza: Feel My Rage, Spy e Attle And Bleda mostrano muscoli uniti a epica pura. L’inizio di Spy è da orgasmo anni Ottanta e quello del brano successivo non è da meno. Il resto va scoperto man mano, con un orecchio teso a quanto fatto dai Blind Guardian più ispirati. La prima, sana mazzata rozza quanto basta e in your face arriva con il pezzo numero sei, ovvero la title track, un inno a la Accept dei tempi d’oro. Personalmente riponevo tantissime speranze nel lentone di turno e Boudicca’s Speech, seppure di assoluto spessore, lascia un poco di amaro in bocca: i “Teschi” potevano e dovevano osare di più, cioè esagerare senza porsi limiti, cosa accaduta soltanto a metà. Nella cadenzata A Mother’s Revenge Elisa si diletta a fare la Federica e ci riesce davvero bene, onore al merito!

Qualche anno fa un collega apostrofò i “magnagatti” come i Grave Digger italiani. Ebbene, un titolo come Heavy Metal Axes non dovrebbe riservare sorprese e infatti così è: nella sua assoluta semplicità scatenerà dei pogo da paura nei prossimi concerti, all’insegna della grande tradizione metallica prussiana, veloce e possente. Etzel passa senza lasciare traccia alcuna mentre in Visions le linee melodiche la fanno da padrone. Chiude baracca, è proprio il caso di scriverlo, la bonus track Beer, Cheers, episodio anomalo e goliardico che restituisce a Tony & Co. la goliardia che da sempre li caratterizza.

Elisa promossa, se dovesse migliorare ulteriormente sulle partiture cattive saremmo a celebrare il definitivo salto di qualità. Tastiere ben dosate. Chitarre chirurgiche e spesso arzigogolate – alla Olaf Thorsen/Luca Turilli, tanto per capirci -, ma senza stancare. Personaggi come Danilo Bar non si discutono di certo, men che meno uno come Tony Fontò. Sezione ritmica assassina, con un Alex Mantiero incontenibile, come al solito, ben supportato dalla new entry Jo Raddi. Produzione da esportazione che esalta gli arrangiamenti. Lyrics che riguardano i Barbari.

Più lo sento, questo Forever Fight, e più rimane incollato all’interno del mio cd player.

I White Skull dei due “veci” hanno aperto un nuovo ciclo: mo’ so’ ***** per tutti.

Asgard!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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Tracklist:
1. We Are Coming
2. Escape
3. Fell My Rage
4. Spy
5. Attle And Bleda
6. Forever Fight
7. Boudicca’s Speech
8. A Mother’s Revenge
9. Heavy Metal Axes
10. Etzel
11. Visions
12. Beer, Cheers (Bonus Track)

Line-up:
Tony “Mad” Fontò – Guitars
Alex Mantiero – Drums
Elisa “Over” De Palma – Vocals
Danilo Bar – Guitars
Jo Raddi – Bass
Alessio Lucatti – Keyboards

 

 

 

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