Recensione: Forging The Eclipse

Di Daniele D'Adamo - 20 Ottobre 2010 - 0:00
Forging The Eclipse
Band: Neaera
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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80

Un’altra bordata di potenza targata Metal Blade Records è in arrivo: si tratta dei tedeschi Neaera che, con puntualità svizzera, grazie a “Forging The Eclipse” inanellano cinque full-length in cinque anni. Evidentemente, la label fondata da Brian Slagel deve aver avuto, nel 2004, un vero e proprio colpo di fulmine, per loro, giacché ne ha curato la crescita sin da “The Rising Tide Of Oblivion”, debut-album del 2005.

A questo punto viene in mente, spontanea, una domanda: «meritano così tanta attenzione da parte della major tedesco-statunitense, i ragazzi di Münster?».
La risposta non è immediata, poiché sono interessati – questa volta di più rispetto alla norma – i gusti personali di ciascuno di noi. Lo stile suonato dal quintetto della North Rhine-Westphalia è, infatti, parecchio singolare e poco consueto. Va da sé che ciò rappresenta, già per se, un punto pesante a favore di “Forging The Eclipse”. In un’epoca in cui pare sia inflazionato ciascun genere metallico, proporre qualcosa che non sia la solita minestra riscaldata non è né facile, né scontato.

Lo stile, appunto. Una miscela equilibrata e riuscita ottenuta macinando fra loro death-core (“Heavens Descent”), metal-core (“And To Posterity A Plague”), black (“Eight Thousand Sorrows Deep”) e thrash (“The Prophecy”). Difficile stabilirne, oggettivamente, le proporzioni. I vari fattori sono diluiti in maniera eterogenea all’interno delle singole canzoni; senza che però venga modificato il groove caratteristico e unico della band.
L’energia che scaturisce dalle menti del combo germanico è davvero smisurata, ed è trasposta senza perdite – grazie all’irreprensibile processo produttivo – dentro ciascuna traccia che compone l’album. Energia che si dimostra la spina dorsale del suono dell’ensemble, e che fluisce con regolarità nelle chitarre, impegnate in un incessante e strenuo lavoro ritmico; incollato all’accidentato drumming di Sebastian Heldt, capace di passare dai più elementari «picchia-duro-e-basta» ai più complessi blast beats, ai più sulfurei mid-tempo. Un batterista in grado di fare la differenza, donando al sound agilità e, allo stesso tempo, forza erculea. Lo screaming folle e scellerato di Benjamin Hilleke pone l’accento sui passaggi estremi e cupi – «fase black» – del disco, orientato in direzione di un mood triste e malinconico (“Sirens Of Black”, “Certitude”) che, anch’esso, rappresenta una peculiarità di non poco conto. Come se ci fosse una netta dicotomia – che invece non c’è, come più sopra evidenziato – , quando Hilleke spara nel microfono tutta la sua rabbia materializzandola sotto forma di un feroce growling. Allora, fa capolino con più decisione la «fase death». Circostanza, questa, ben evidenziata in “Tyranny Of Want”, per esempio.

Per dare un riferimento più concreto, in fatto d’imponenza della quantità di watt profusi, i Neaera possono trovare degno riscontro nei compagni di scuderia As I Lay Dying. Rispetto a questi, tuttavia, c’è un maggior approfondimento dei toni e una più rilevante attenzione all’aspetto emozionale della musica. La melodia è presente un po’ ovunque, ma mai in maniera invasiva e, soprattutto, mai simile a quella sin troppo abusata tipica dello swedish death metal. Manca forse la song o le song fuori dalla media; media che, bisogna dirlo, è tutt’altro che … media!

“Forging The Eclipse” è un lavoro che unisce il fine cesello alla mazza, un esempio di dedizione alla fatica e di determinazione nel voler arrivare a quel che si desidera. Sì, perché i Neaera, inequivocabilmente, desiderano mettere a ferro e fuoco la Terra.
Null’altro.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. The Forging 1:00
2. Heavens Descent 3:41
3. In Defiance 3:16
4. Eight Thousand Sorrows Deep 4:17
5. Arise Black Vengeance 3:04
6. Rubikon 2:52
7. Sirens Of Black 4:31
8. Certitude 2:50
9. Exaltation 3:28
10. Tyranny Of Want 3:35
11. The Prophecy 3:37
12. And To Posterity A Plague 3:44

Line-up:
Benjamin Hilleke – Vocals
Stefan Keller – Guitars
Tobias Buck – Guitars
Benjamin Donath – Bass
Sebastian Heldt – Drums

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