Recensione: Forgotten Prophecies

Di Gaetano Loffredo - 24 Luglio 2007 - 0:00
Forgotten Prophecies
Band: Paragon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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65

I Paragon raggiungono l’invidiabile traguardo del diciassettesimo anno di onorata carriera, quota festeggiata tramite rilascio dell’ottavo full length: Forgotten Prophecies.

Chi conosce il longevo ensemble di Amburgo, capitanato da Martin Christian (guitars – backing vocals) e da Andreas Babuschkin (leading vocals), sa perfettamente a cosa andrà incontro, ovvero, all’ennesimo sterminato capitolo heavy-power che non lascia adito a dubbi sul genere trattato, temprato da un lunghissimo periodo di gestazione e di maturazione made in Germany.

Il concetto di Heavy Metal formulato dai Paragon non prevede sostanziali variazioni nelle strutture, rispetto al passato certo, ma la visione musicale è caratterizzata da uno standard qualitativo che si attesta su un livello più che accettabile, e oggi, un po’ più vicino anche al panorama statunitense.

La novità che salta subito all’occhio (all’orecchio, pardon) risiede nella produzione, non più affidata all’iperattivo Piet Sielk (Iron Savior, Savage Circus ) che, dopo quattro dischi, lascia il posto al team del Metalbash Roadkill composto da Steve Quellmalz and Arne Wachtmann. La sostanza non cambia, la forma si, indiscutibilmente.
Al pregio di un’atmosfera tagliente, tanti i frangenti nei quali si parla di heavy metal nudo e crudo, si contrappone il difetto tipico di lavori di questo tipo: l’eccessiva monotonia, la scontata uniformità.

E che fatica riuscire ad estrarre qualche brano dagli undici disponibili, noi proviamo a segnalarne quattro.

Le chitarre sono il fulcro della nuova operazione teutonica e l’opener, Hammer Of The Gods, regala il riffing impetuoso marchio di fabbrica di una band operaia, un gruppo che predilige la forza ma non disdegna la melodia. La voce di Andreas, non sempre impeccabile, è padrona assoluta della scena e si fa apprezzare tanto nei momenti impulsivi, Forgotten Prophecies, quanto nei momenti più epici e ragionati, Agony, ostentando una leggera insicurezza quando si tratta di aumentare di tono.
L’elaborato pecca di inventiva, di fantasia, un’artificiosità di fondo che inquina gran parte dei capitoli presentati; si fa apprezzare la cover di Deny The Cross degli amati Overkill che, in ogni caso, poco si discosta dalla splendida versione originale.

Poi? Non molto altro da segnalare se non il pasticcio in fase di registrazione della batteria che ha un volume eccessivamente basso se comparato agli altri strumenti.

Non siamo di fronte ad un esemplare meccanismo di perizia compositiva, chiariamoci, sono diversi i momenti che scivolano via senza destare l’interesse richiesto e, oltretutto, sembra perso il confronto con l’ottimo Revenge pubblicato nel 2005. Nonostante l’energia profusa ed una ritmica trascinante, Forgotten Prophecies è un disco da prendere alla “leggera”, un lavoro che non entrerà negli annali del metallo europeo (non erano queste le premesse o le pretese) ma un discreto passatempo estivo in attesa della nuova stagione musicale.

Gaetano Loffredo
 

Tracklist:
1.Hammer Of The Gods
2.Arise
3.Face Of Death
4.Halls Of Doom
5.Revelations
6.Forgotten Prophecies
7.Agony
8.Souleaters
9.Gangland
10.Wargods
11.Deny The Cross (Overkill cover)

Line Up:
Andreas Babuschkin – Vocals
Martin Christian – Guitars, Backing Vocals
Günny Gunman Kruse – Guitars
Dirk Seifert – Bass
Christian Gripp – Drums

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