Recensione: Fragments

Di Alberto Fittarelli - 24 Luglio 2003 - 0:00
Fragments
Band: Sacrosanctum
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
55

Un altro gruppo ceco della Metal Age Productions: questa frase potrebbe riassumere bene quanto si può dire dei Sacrosanctum, dediti a quello che la label definisce un ‘gothic doom rock innovativo’, ma che naturalmente di innovativo non ha proprio nulla.

Sparate promozionali a parte, l’ascolto di Fragments, debut album della band, mi ha lasciato con una sensazione di già sentito molto forte, anche se non per questo l’album è da buttare via: semplicemente prima di apprestarvi ad ascoltarlo dimenticate il concetto di innovazione, dato che il gruppo propone nè più nè meno quanto già pubblicato negli anni scorsi da gente come i Theatre of Tragedy o i Tristania. Ma di questi ultimi non possiedono il dinamismo, imperniando la propria musica intorno alle vocals operistiche della cantante Zuzana, non esattamente una Liv Kristine ma comunque autrice di una buona prova, anche se la varietà non è certo il suo forte. Migliore risulta invece l’operato della voce maschile, impersonata da Tomàs, che riesce bene a calarsi nella parte di contrappunto ‘demoniaco’ alle angeliche voci della sua partner: il suo timbro è spesso ben variato e si sente decisamente l’impegno in fase di arrangiamento nel voler raggiungere un buon livello qualitativo. Ma lasciando in disparte per un attimo le qualità dei singoli, Fragments in fin dei conti risulta essere un album mediocre, acerbo, troppo derivativo, specialmente nella sua prima parte: da dimenticare sono le prime 3 canzoni, Pain of Maternity, Fear of Solitude e Broken Dreams che, al di là di una certa banalità di fondo nelle tematiche trattate, sono davvero scialbe e scorrono via con una certa fatica, dato che si tratta comunque di composizioni abbastanza lunghe.

L’album si riprende per fortuna nella parte centrale, sorprendendoci con una Others che deve molto ai primi Amorphis nelle parti contraddistinte dal growl, ora catacombale, di Tomàs, e che per la prima volta fa risaltare una vena personale del combo, che passa da parti classicamente death/doom ad atmosfere rockeggianti, creando una piacevole sensazione di contrasto.
Discorso simile anche per Hitchhicking, la sesta canzone del lotto, che è di sicuro la composizione più aggressiva del disco, con vocals urlate ed una sezione ritmica lanciata e granitica: un buon esempio di cosa potrebbe fare il gruppo se abbandonasse almeno in parte certe influenze fin troppo marcate. L’album termina poi calando di nuovo, con un gruppo di 4 tracce di nuovo abbastanza spente e noiosette.

Non trovo molto altro da dire su Fragments, sinceramente: va detto che, oltre ad essere terminato il periodo di boom del gothic, si credeva terminato anche quello (molto meno apprezzabile) dei cloni di questo filone. I Sacrosanctum arrivano con un netto ritardo, proponendo materiale per la maggior parte impersonale e banale e con solo qualche episodio di vera brillantezza; a questo punto non posso fare altro che consigliarvi, se amate questo genere, di orientarvi su proposte migliori, o di dare un’ascoltata a questo album senza però accampare troppe pretese.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Pain of maternity
2. Fear of Solitude
3. Broken dreams
4. Delights of existence
5. Others
6. Hitchhicking
7. Where’s the God?
8. Bellflowers
9. Last song
10.Ballerina

Ultimi album di Sacrosanctum

Band: Sacrosanctum
Genere:
Anno: 2003
55