Recensione: Fragments of Creation

Di Alessio Gregori - 10 Luglio 2016 - 10:00
Fragments of Creation
Band: Sunburst
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2016
Nazione:
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75

Dev’esserci sicuramente un vento favorevole che soffia verso la Grecia: dopo aver ascoltato e apprezzato gli ottimi Psycrence, i Mother of Millions e i Need, mi ritrovo tra le mani un altro interessantissimo lavoro progressive metal dalle lontane terre elleniche. Fragments of Creation, questo il nome dell’album di debutto dei Sunburst, si presenta come un perfetto connubio tra le sonorità tipiche di Dream Theater, Symphony X, Vanden Plas e Conception, con una particolare somiglianza con quest’ultimo gruppo, dovuta principalmente al fatto che la voce del cantante ricorda moltissimo quella di Roy Khan (ex-Kamelot).

Non è affatto scontato saper unire una tecnica sopraffina a una continua ricerca melodica ed è per questo che i Sunburst non potranno che avere facile presa nei cuori degli amanti di certe sonorità. Altrettanto poco scontato è esordire con una tale sicurezza e padronanza dei propri mezzi da sembrare fin da subito dei veterani navigati e raramente i miei timpani hanno ascoltato tanta grazia e piacevolezza. Tutto l’album scorre via in un attimo, come se ogni singola nota fosse stata messa lì proprio perché lì doveva andare, ogni break melodico arriva al punto giusto e al momento giusto, gli assoli non sono mai stucchevoli né scontati, la voce di Vasilis coinvolge e rende ancora più piacevole l’ascolto, regalando tanti momenti emozionanti e di impatto. Insomma difficile trovare dei difetti, forse a voler andare a cercare il classico “pelo nell’uovo” si potrebbe ammettere che il gruppo segue una linea fin troppo sicura e non si azzarda mai a sperimentare, piuttosto cerca di racchiudere in ogni canzone il meglio che il genere progressive ci ha saputo offrire negli anni attraverso i suoi migliori interpreti internazionali.

Canzoni come “Out Of the World”, “Symbol Of Life”, “End Of The Game” e “Forevermore” sapranno ammaliarvi fin dal primo ascolto con le loro perfette armonie, i richiami a questo o quell’altro grande gruppo, la spontaneità fatta di melodie semplici ma efficaci, le sonorità a volte un po’ arabeggianti tipiche dei Conception e dei Kamelot, unite sempre, però, a una capacità tecnica davvero encomiabile. Menzione a parte merita l’ottima ballad “Lullaby” e la conclusiva “Remedy Of My Heart”, che racchiude in oltre 12 minuti il meglio che sanno offrire i Sunburst, con un incipit tipicamente power e un susseguirsi di momenti dal gusto orientale che non potranno che riportare alla vostra memoria i capolavori della discografia di Roy Khan.

In conclusione Fragments Of Creation è un lavoro ben confezionato per farsi notare, ma leggermente penalizzato, come dicevo prima, da una certa mancanza di creatività e di personalità. Ovviamente trattandosi di un esordio non possiamo che applaudire a tanta bravura e maestria, tuttavia ci piacerebbe ascoltare in futuro qualcosa di più originale e creativo.

 

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