Recensione: Frame

Di Eugenio Piccioli - 13 Marzo 2009 - 0:00
Frame
Band: DGM
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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80

Due anni dopo l’ottimo Different Shapes ritroviamo il combo capitolino in piena forma. Dopo l’uscita dello storico singer Titta Tani erano in molti a chiedersi che cosa avrebbe portato l’avvento di un nuovo frontman. Devo dire che la scelta di Mark Basile (B.R.A.K.E., Mind Key) non ha certo deluso. Anzi, il cantante partenopeo si trova pienamente a suo agio in questa sua nuova avventura, sfoderando una professionalità dietro al microfono di tutto rispetto. Ma veniamo al disco.

Frame appare subito come la naturale prosecuzione della precedente fatica targata DGM. Produzione eccellente, suoni sempre potenti ma cristallini, idee originali ben amalgamate in un power/progressive metal che con questo disco si conferma di altissimo livello. I lampi di genio dell’estroso chitarrista Simone Mularoni, assurto ormai a primo compositore nei pezzi del quintetto romano, sono filtrati e supportati pienamente dal resto della band, sempre sugli scudi. Il sound si è fatto così sempre più personale, allontanandosi dalle pur pregevoli produzioni precedenti quali Hidden Place e Misplaced, dove ancora era chiara l’impostazione più classica del chitarrista Diego Reali. Il quale, a sorpresa, ritroviamo in qualità di ospite sulla canzone Heartache, dove suona un’assolo strepitoso dividendo comunque lo spazio con l’onnipresente chitarrista riminese. Mark si dimostra in questo disco all’altezza delle aspettative, sfoggiando un’incredibile versatilità vocale ed una cura quasi maniacale per i piccoli particolari tra un passaggio e l’altro nelle sue linee melodiche ed anche nelle backing vocals, da lui stesso registrate. Fin dalla prima treccia Hereafter, la sua voce riesce a incarnare perfettamente sia i momenti più aggressivi sia quelli più delicati e intimi, alternando così un cantato graffiante e quasi blueseggiante (da alcuni è stato accostato perfino a Jorn Lande e a Johnny Gioeli) a parti più pulite e avvolgenti. Anche in sede live si è dimostrato un vero animale da palcoscenico, trascinando il pubblico con naturale savoir-faire e integrandosi perfettamente nella scena assieme ai suoi compagni, nonchè reinterpretando con maestria i vecchi successi. Il bassista Andrea Arcangeli riesce ancora una volta alla perfezione nella sezione ritmica, dosando la sua abilità con disinvoltura senza mai strafare e regalandoci vere chicche quali l’esploit funky in> Not In Need. Emanuele Casali adotta sonorità estremamente curate, corteggiando l’ascoltatore in superbi assoli botta e risposta con l’amico Simone Mularoni. Per quanto riguarda l’operato di entrambi possiamo ancora una volta godere di interbenti solistici tecnici e fulminanti ma comunque melodici, che riescono a travolgerci in un vortice di emozioni sempre fresche e nuove. Per quanto riguarda lo storico batterista Fabio Costantino, non resta che confermare la sua bravura (ascoltate ad esempio Enhancement) e sottolineare come la produzione abbia saputo nuovamente cristallizzare ed evidenziare il suo operato senza soffocare gli altri strumenti. L’album, pur avendo una potente matrice progressive, risulta ad ogni modo variegato, mischiando dall’AOR al Funky, da spruzzi di elettronica mai invasivi all’hard rock di stampo americano, dal classic heavy metal ai rabbiosi riff thrash fino addirittura a toccare quei lidi già cari alle colonne sonore, con la splendida (seppur breve) Trapped, che pare difatti uscita dalla soundtrack di qualche film d’azione. Ogni anello di questo disco è comunque colllegato da una raffinata matrice power/progressive, che ne conserva la piena maturità, decretandolo come una delle opere migliori della band. Non ci sono cali di qualità, tutto è sempre curato nel dettaglio (notate ad esempio l’elegante artwork ad opera di Davide Nadalin) e ben distribuito nei cinquanta minuti di Frame. L’album sprigiona energia ed emozioni senza sosta, benché non ci sia stato spazio per la classica ballad di turno. Ma a calmare le acque ci pensa l’ultima, strepitosa Fading & Falling con un intro acustico davvero caldo ed emotivo, per poi sfociare in un finale carico e toccante.

Ormai questi cinque ragazzi italiani si sono spogliati della nomea di Symphony X nostrani, e questo capolavoro ne è la migliore dimostrazione: Frame è stato accolto ottimamente sia dalla critica che dai fan e si può stare sicuri che si posizionerà tra le migliori uscite di quest’anno.

Tracklist:
1. Hereafter
2. Enhancement
3. Not In Need
4. No Looking Back
5. Trapped…
6. …In A Movie
7. Away
8. Heartache
9. Rest In Peace
10. Brand New Blood
11. Fading & Falling

Line-up:
Mark Basile (voce e cori)
Fabio Costantino (batteria)
Andrea Arcangeli (basso)
Emanuele Casali (tastiere)
Simone Mularoni (chitarre)

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