Recensione: Freakazoid

Di Mauro Gelsomini - 30 Settembre 2004 - 0:00
Freakazoid
Band: Mennen
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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48

Con questo “Freakazoid” la band olandese giunge alla quinta studio-release, dopo essere caduta nel dimenticatoio dopo “Age of fools”, disco del 1998 che aveva tutte le carte in regola per essere un flop annunciato: la grafica tutt’altro che accattivante, un look fuori dagli schemi dell’AOR/Hard Rock, la scelta di percorrere strade alternative che strizzassero l’occhio più al grunge e al post-punk, il periodo non certo favorevole, e, ultimo ma non ultimo, un songwriting a dir poco scandaloso, fecero la sfortuna della band di Joss Mennen.

Ex Zinatra, Joss riuscì con l’omonimo debut dei Mennen (1994) a ritagliarsi la sua fetta di gloria, forse proprio per i suoi trascorsi nella cult band, ma già con il successivo “Back To The Real World”, del 1996, si preannunciava la decadenza. Oggi, con l’occasione di promuovere la nuova release, la Snakebites Records ha pensato bene di pubblicare nuovamente anche gli altri platter dei Mennen, nonché quelli degli Zinatra.

Mixato ai Wisseloord Studios (quelli di Van Halen, Def Leppard e Scorpions), Freakazoid si incaponisce sulle scelte che avevano decretato l’insuccesso dei suoi predecessori, abbandonando definitivamente le magniloquenze e puntando in maniera ormai ineluttabile su un alternative rock che senza timidezza si spinge fino a territori post-grunge. E’ altresì vero che la componente melodica non può essere estirpata definitivamente, ma il suo ruolo è ridotto al solo obiettivo di costruire melodie radiofoniche e commericializzabili. E proprio le song che potenzialmente potrebbero fare da singolo, la opener “Down” e la ballad “Above The Waterline” sono quelle che sprigionano più delle altre la melodicità del tempo che fu. Non credo sia un caso che queste due song siano state collocate ad inizio album, visto che gradualmente il mood del disco si indurisce e le composizioni viaggiano verso lidi sempre più lontani dal genere paventato in principio, nonostante i già citati accorgimenti melodici sui refrain. Le contaminazioni si fanno sempre più insistenti, e soffocano i tentativi della chitarra di Eric Van De Kerkhof di uscir fuori a modo suo, e persino i chorus legati alla vecchia tradizione risultano spaesati e a volte fuori luogo, dando l’impressione di cercare unicamente il facile uncino melodico, da veri ruffiani.

Non basta, dunque, la voce di Joss, in buona forma, e non bastano i cori sporadici e isolati, né la perizia tecnica dei chitarristi P.P. e Eric Van De Kerkhof, sicuramente in grado di sfornare arrangiamenti di classe, a salvare Freakazoid dal definitivo pollice verso già profetizzato dalla mancata inversione di tendenza di “Back To The Real World”.

Per quanto mi riguarda, vado a riprendere gli Zinatra.

Tracklist:

  1. Down
  2. Above The Waterline
  3. It’s Over
  4. Rain
  5. Secrets And Lies
  6. Bob
  7. Freakazoid
  8. These Good Times
  9. Believe
  10. The World Stopped Turning
  11. Wicked White

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