Recensione: Free At Last

Di Daniele D'Adamo - 23 Maggio 2012 - 0:00
Free At Last
Band: Inmate
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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73

È un dato di fatto, ormai: in ambito metal, e specificamente in quello estremo, è davvero difficile trovare una ‘cenerentola’ che, giunta al contratto discografico, sfiguri di fronte ai più blasonati nomi del genere. Genere che, in questo caso, è il death metal melodico cui, per chiudere il discorso più sopra iniziato, fanno onore gli sloveni Inmate con il loro “Free At Last”.    

La band della regione balcanica è in attività dal 2005 ma solo ora, dopo la realizzazione di un demo (“Démo”) nel 2009, riesce a ‘bucare’ l’underground per dare alle stampe il suo primo, sospirato full-length con l’attivissima label finlandese Inverse Records.   
    
Del genere s’è già detto, tuttavia occorre specificare che non si tratta di melodic death metal tradizionale, quanto di una nuova specie che, da più parti, viene definita ‘modern metal’. Lo stile di act leggendari quali, per esempio, gli In Flames, è sì innegabilmente posto quale fondamenta del sound dei Nostri, anche se, però, le differenze non sono trascurabili. Il depotenziamento della pressione sonora è un dato di fatto, così come la quasi ossessiva ricerca di melodie le più accattivanti possibili. Se alcune realtà interpretano questo concetto in modo estensivo, come i Nodrama di “The Patient” o i Rise To Fall di “Defying The Gods”, occorre evidenziare che gli Inmate, bene o male, mantengono elevato il contenuto energetico della loro musica. Forse, fra le strade percorse dagli act sopra menzionati, quella indicata dal quintetto di Velenje è la migliore, come possibile evoluzione del mitico “The Gallery” (1995) dei Dark Tranquillity. Allora, sarebbe più corretto chiamare ‘modern melodic death metal’ quanto suonato in “Free At Last” ma, come tutte le definizioni tese a inquadrare una forma d’arte, alla fine si tratta di una questione di lana caprina; giustificabile, se non altro, per dare l’idea della forma delle note con le parole.               

Rok Miklavzina e i suoi compagni d’avventura, comunque, dimostrano di essersi impegnati parecchio, nell’aver dato vita a “Free At Last”. Non si possono discutere, difatti, né la performance esecutiva, né la produzione vera e propria delle singole tracce che compongono il disco. L’equilibrio del suono è notevole, e lo stesso ha il giusto mix fra potenza e cristallinità, lasciando ben vedere sia il lavoro svolto dai singoli strumenti, sia i dettagli delle canzoni. Miklavzina, in particolare, si rivela un ottimo vocalist, dotato di personalità e in grado di affrontare con sicurezza ed efficacia sia le parti in growling o comunque più aggressive, sia quelle ove le cleaning vocals la fanno da padrone. Ed è lui l’elemento portante della struttura dell’ensemble, giacché il resto dei membri fungono più che altro da eccellenti sparring partner evitando con ciò di farsi notare troppo, ciascuno per l’altro, nell’economia complessiva della proposta.      

Se riesce assai difficile trovare dei difetti evidenti nella manifattura del CD, la questione cambia concentrando l’attenzione sul songwriting. Ed è forse proprio qui che si focalizza la poca esperienza in sala di registrazione o, meglio, sul tavolo di composizione da parte degli Inmate. Questo non significa dover affermare che le song del platter siano scarse. Anzi, alcune di esse si possono dire ben riuscite. Solo che, purtroppo, manca la continuità e la consistenza globale. Accanto a episodi rimarchevoli ce ne sono altri piuttosto anonimi che, alla fine, rendono l’opera altalenante nella sua godibilità. “Fire, Walk With Me”, giusto per citarne una, ha un tiro notevole, è poderosa, piena e carnosa; così come “Victorious” e “Out Of The Darkness, che hano un ritornello che non si dimenticherà facilmente. Ci sono, al contrario, pezzi come “Written In Blood” e “Lost In Words” che, come effetto, hanno quello di istigare alla… noia per via di armonizzazione scontate e fatte quasi per riempire gli spazi vuoti.   

Si può concludere, quindi, che “Free At Last” sia un più che discreto debut album, riuscito però a metà. Gli Inmate paiono a ogni modo essere dotati dei mezzi necessari per migliorare uno stile aggiornato, già definito e formato.  

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Inmate 3:47
2. Without Warning 2:49
3. Written In Blood 3:41
4. … Overcome 3:20
5. Angels 3:36
6. Fire, Walk With Me 3:23
7. Victorious 3:28
8. Promises 3:58
9. Healing 4:10
10. Free At Last 1:04
11. Lost In Words 4:41
12. Inexorable Path 3:00
13. Out Of The Darkness 5:31
14. Another Chance 2:25

Durata 48 min.

Formazione:
Rok Miklavzina – Voce
Andrej Bezjak – Chitarra
Ales Kroflic – Chitarra
Saso Bandalo – Basso
Jure Grudnik – Batteria
 

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