Recensione: From Below

Di Giuseppe Abazia - 27 Febbraio 2007 - 0:00
From Below
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Anno: 2007
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74

Dopo svariati ritardi e dopo parecchi mesi di gestazione, ecco finalmente l’ultima creazione del giovane e talentuoso Marius Strand, musicista norvegese che nel giro di pochi anni è riuscito a crearsi una certa reputazione in ambito doom. I primi vagiti del progetto The Fall of Every Season risalgono al 2004, anno in cui Marius pubblicò sul suo sito Her Withering Petals, una lunga e convincente traccia (presente, fra l’altro, in una versione completamente rifatta proprio nell’ultimo album) che avrebbe dovuto essere la prima parte di una trilogia che invece non vide mai la luce. Un anno dopo fu la volta di Neclected’s Motif, un demo di 3 canzoni che mostrava notevoli passi avanti nel songwriting e nella qualità di registrazione. Ora, nel 2007, è la volta di From Below, il suo primo full lenght.

I The Fall of Every Season propongono del doom estremamente melodico e romanticheggiante, accostabile alle ultime produzioni dei Saturnus, ma ancora più leggero e rilassante; tale mood è sottolineato dalla netta prevalenza di clean vocals a scapito del growl (pur presente in consistente quantità), ma la succitata presenza di vocals aspre non tragga in inganno però: nell’album non vi è alcuna concessione a rabbia o brutalità, le atmosfere non abbandonano mai la propria dimensione malinconica e nostalgica, come testimoniano le numerose sezioni acustiche. Proprio le parti acustiche sono uno dei punti forti dell’album: estremanente curate, ispirate, e perfettamente integrate nello svolgersi delle canzoni, ricordano alcuni dei migliori episodi degli Opeth – sensazione accentuata dalla forte somiglianza della voce di Marius Strand con quella di Mikael Akerfeldt. E non solo la chitarra acustica, ma anche il pianoforte interviene durante questi break, conferendo particolare delicatezza all’atmosfera.
L’album è composto da cinque tracce: di queste, la prima, la terza e la quinta sono quelle più legate al doom, vista la loro durata superiore ai 10 minuti e la loro struttura che alterna parti pesanti e stacchi melodici, growl e pulito. La seconda e la quarta traccia, invece, sono degli intermezzi cantati interamente in voce pulita, dove a rubare la scena sono la chitarra acustica, il pianoforte, e delle tristi melodie di chitarra solista.
Se si può muovere una critica a questo album, forse, è proprio la sua eccessiva omogeneità, tuttavia non credo che questo possa rappresentare un problema per chi è alla ricerca proprio di questo tipo di atmosfere.

From Below è un album sincero, onesto, composto e suonato con passione da un artista dalle grandi potenzialità, ma che già adesso ha saputo far vedere di che pasta è fatto. Un album da ascoltare mentre le foglie cadono dagli alberi, quando fuori il cielo è grigio e cade una leggera pioggerellina d’autunno, e ci si può raccogliere nei propri pensieri accompagnati dalle note di album come From Below dei The Fall of Every Season.

Giuseppe Abazia

Tracklist:

1 – From Below (11:53)

2 – Sisyphean (4:27)
3 – The Triumphant Beast (12:35)
4 – Escape of the Dove (3:39)
5 – Her Withering Petals (15:12)

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