Recensione: From The Ashes

Di Fabio Vellata - 11 Luglio 2008 - 0:00
From The Ashes
Band: Fourways
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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64

“From The Ashes” è il secondo album degli spagnoli Fourways, gruppo fondato in quel di Siviglia agli albori del nuovo millennio che, dopo una considerevole serie di demo ed un primo disco d’esordio, si è reso protagonista, alcuni anni fa, di una seconda uscita accolta con un discreto interesse all’interno dei circuiti underground di derivazione hard n’ heavy.

Molto tradizionali nella forma, i quattro iberici ricalcano con estrema fedeltà il clichè del gruppo rock da manuale, annaffiando i brani di ogni stereotipo accessibile ad un manipolo di musicisti validi, ma non ancora molto esperti, capaci di riversare su disco una serie di tracce “oneste” pur se, decisamente, poco competitive a livelli assoluti.

È l’hard rock, come presumibile, il genere dominante dell’intero impianto stilistico, ancorato con strenua determinazione ai dettami classici e supportato da una vena rock n’roll altrettanto presente ed efficace, ben identificabile in episodi veloci e diretti quali “Maybe I’m Fool”, “Woman In Chains”, “Ocean Song” e “Meneater”.
Non indifferenti anche le divagazioni più “heavy”, definite con chiarezza dalle rombanti “Your Love Is My Religion”, “Can I Believe In You”, “I’ll Die” e “My Eye On You”, esempi di musica che, a dispetto della data di realizzazione, paiono risalire a più di un ventennio fa, in virtù di un approccio semplice, scarno ed un po’ disadorno, tipico delle release d’inizio eighties.
Da menzionare infine, anche gli sprazzi glam della ballata “Man On The Moon” e le conclusive “She’s The Devil” e “Dog Smile”, ibridi, non particolarmente entusiasmanti, tra solido heavy e sventagliate rock, caratterizzati purtroppo, da cori poco adeguati a supportare composizioni che, si suppone, sono concepite per raggiungere il climax in sede live.

Limitate ma, in ogni modo, accettabilissime, le doti tecniche della band, composta, a partire dal singer, per arrivare alla sezione ritmica, da elementi di livello buono sebbene per nulla eccelso.

Non da urlo nemmeno la produzione dei suoni, assestati in maniera decente ma mai capaci di conferire particolare dinamicità ad un lotto di brani dal profilo “medio” e qualitativamente discreti e nulla più.

Odorano profondamente di underground i Fourways, riuscendo, proprio grazie a quest’attitudine genuina e demodé, a piacere e ad attrarre una certa simpatia, al di là di un livello complessivo che in nessun modo può far gridare al miracolo.

Sono ormai passati più di tre anni da “From The Ashes” ed i tempi sono maturi per un nuovo capitolo discografico.
Staremo allerta per verificare i progressi…

Tracklist:

01. I’ll Die
02. Woman In Chains
03. Your Love Is My Religion
04. Can I Believe In You?
05. Maybe I’m Fool
06. Meneater
07. Man On The Moon
08. My Eye On You
09. Ocean Song
10. She’s The Devil
11. Dog Smile

Line Up:

Rikky – Voce
Pedro Valladares – Chitarra
German Piña – Basso
The Doctor – Batteria

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