Recensione: Frontal Assault

Di Filippo Benedetto - 16 Aprile 2005 - 0:00
Frontal Assault
Band: Angel Witch
Etichetta:
Genere:
Anno: 1986
Nazione:
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78

La Band

Gli Angel Witch sono spesso ricordati come una delle più importanti bands del movimento NWOBHM. Il loro debut “Angel Witch” è un assoluto “must” per coloro che amano la “New Wave of British Heavy Metal” e per gli amanti di un heavy metal oscuro, potente e diretto. L’avventura musicale della band però non può essere ridotta al solo (bellissimo) disco di debutto e andrebbe citata la terza fatica del combo, intitolata “Frontal Assault”. L’album uscì nel 1986 e segnò un momento particolare per la band, sia sotto il profilo strettamente musicale che d’identità artistica. La band musicalmente cerca soluzione nuove da apportare al proprio sound e stile, iniettando un certo gusto melodie ricche di malinconia. In sostanza le composizioni, pur mantenendo quel forte alone di oscurità e decadenza, si arricchiscono di pregevoli arrangiamenti dove l’armonia trova il giusto spazio. Niente paura però, la musica degli Angel Witch rimane potente e di grande impatto, rimanendo lungo i binari di un Heavy Metal senza troppi fronzoli. La line up presente in questo platter subisce nuovi innesti: mentre il “nuovo” cantante rimane Tattum, alla batteria subentra Spencer Hollman.

Il Disco

“Frontal Assault” si presenta “prepotente” già a partire dalla copertina, molto “splatter” e in linea con l’iconografia classica del combo britannico.

Si parte alla grande con la title track, che non delude le aspettative e mostra una band ben affiatata e grintosa. Il riffing è oscuro e dall’incedere drammatico e le vocals si calano bene nella cupa atmosfera. La song scorre piacevolmente, merito anche di arrangiamenti ben impostati e un lavoro in sede solistica bene in linea con il contesto melodico del brano. Passando a “Dream World” notiamo che il combo si concentra su temi melodici di spessore melodico più raffinato, risaltando un riffing dove l’armonia si sposa brillantemente con vocals calde e avvolgenti (specialmente nel refrain di facile impatto). E’ qui che si nota maggiormente la virata stilistica del gruppo rispetto alla precedente produzione: meno dark riffs e più spazio per l’armonia. “Rendezvous with the blade”, al contrario, risalta un riffing più vigoroso, robustamente sostenuto da un efficace drumming. Il sound complessivo del pezzo ricalca abbondantemente i cliché del debut album, soprattutto nell’alternarsi di toni cupi e accattivanti cavalcate ritmiche. Con “Religion: Born Again” la band rallenta le ritmiche, contentrando i propri sforzi su una sorta di mid tempo dove il sound sempre duro e di forte impatto contribuisce a dare più “colore” a linee melodiche sempre in bilico tra teatralità e cupezza. Una lieve introduzione per tastiere, soffusa e quasi sognante, ci introduce alla seguente “Straight from hell”, che subito prende il via con un riffing ben articolato tra momenti più “ragionati” ed altri di più roccioso impatto. Il refrain irromperà poi in tutta la sua potenza, evidenziando un lavoro alle vocals particolarmente tagliente negli acuti (e qui bisogna dare atto al cantante di discreto carisma vocale). “She Don’t Lie” mette in mostra, nuovamente, l’animo melodico della band, risaltando una certa propensione del combo per un heavy rock dai toni quasi pomposi, piacevolmente dispiegato lungo un riffing che si fa brillante nel malinconico refrain. La successiva song, “Take to the wind” è un’altro episodio giocato su riffs energici e di diretto impatto mentre la sezione ritmica, incalzante, funge da elemento trascinatore del resto degli strumenti. Interessante è l’apporto solistico, che dona ulteriore robustezza alla struttura di base della traccia. Il disco sta volgendo a termine e con la penultima song, “Something Wrong”, il combo lascia riaffiorare la propria vena melodica grazie ad un riffing sofferto, romantico decadente e, infine, maestoso nell’incedere ritmico. Forse è in questo episodio che si nota maggiormente la decisa svolta stilistica del combo che vede le fondamenta armoniche tipiche del gruppo iniettarsi di nuova linfa creativa. Che sia stato un bene o un male ciò non è dato saperlo con certezza. Personalmente posso intravedervi una maturità d’approccio evidente che, seppur sacrificando (purtroppo) alcuni tratti salienti del sound degli Angel Witch, ne risalta altri di pregevole fattura. La conclusiva track, invece, torna a martellare le orecchie con un riffing decisamente heavy, dark come gli Angel Witch sanno proporre, sostenuto da un drumming preciso ed efficace. Anche in questo caso da segnalare è il solo che riesce nell’impresa di compattare il sound di base del pezzo.

Concludendo questo “Frontal Assault”, pur non essendo un disco epocale, di quelli che brillano come gemme nel firmamento heavy metal, è un disco onesto, genuino nonché dimostrazione delle grandi doti di un gruppo, gli Angel Witch, che ha plasmato un genere particolare di Heavy Metal. Ricordiamoci, allora, anche di quest’opera dopo il bellissimo ed indimenticabile “Angel Witch”.      

Tracklist:

Frontal Assault
Dream World
Rendezvous With The Blade
Religion (Born Again)
Straight From Hell
She Don’T Lie
Take To The Wing
Something Wrong
Undergods

Line Up:

David Tattum vocals
Kevin Heybourne guitars and backing vocals
Pete Gordelier bass
Spencer Hollman drums
 

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