Recensione: Frost

Di Daniele Balestrieri - 21 Giugno 2003 - 0:00
Frost
Band: Enslaved
Etichetta:
Genere:
Anno: 1994
Nazione:
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90

Glem alle lover, all orden og fred
Kaos er alt;  ingen tid eller sted
Nå når akt lys og liv tar slutt
Når vinden nå dreper.. lenkene er brutt!

 

Finalmente ecco comparire Frost tra le leggende del black viking norvegese, dopo tanto tempo in cui si è tergiversato sui classici del Viking e su chi è stato l’iniziatore di che cosa. Gli enslaved sono una band amata e apprezzata a livello mondiale da oltre 10 anni grazie alla violenza dei loro brani e alla chiara direzione intrapresa sin dai loro primi demo, direzione poi “inciampata” con Eld e successivamente finita nel fango sperimentale da Blodhemn fino all’ultimo lavoro, Below the Lights, di quest’anno.

 

Posso dire senz’ombra di dubbio che tra tanti tentativi Frost è in assoluto il capolavoro della band norvegese, e merita a tutti gli effetti il posto d’onore all’interno dei tre grandi classici di questo genere. Il perché è presto detto: Frost è il primo album di Viking Metal della storia. O meglio, è stato il primo album a riportare, dietro al libretto, la dicitura a larghissime lettere “VIKING METAL”. Cosa che sarebbe spettata a Blood, Fire, Death se solo Quorthon si fosse reso conto di aver inventato un nuovo genere. E invece gli Enslaved se ne sono resi conto eccome, e nel 1994 compaiono dietro al CD vestiti con elmi e spade vichinghe, (cosa curiosamente presente anche nel gatefold dell’LP di Blood Fire Death, sebbene non sia così palese la derivazione vichinga), nella copertina inseriscono un fiordo spettacolare e imprimono in carattere semi-runico direttamente sul jewel case del CD la scritta FROST (una produzione per i tempi davvero interessante).

 

E allora mi sento di dare a loro la palma di iniziatori del genere, anche perché questo CD è veramente una leggenda tra i cultori del genere. 10 anni fa si presenta agli occhi di un genere nascente (nello stesso periodo stavano provando i primissimi amon amarth e i primissimi thyrfing, gli einherjer stavano cercando un’etichetta e Bathory aveva accantonato da tempo le sue velleità vichinghe) una tracklist di tutto rispetto, che affonda le proprie radici culturali nelle tradizioni eddiche, e quelle musicali in un black guerresco molto melodico e primordiale, in cui velocissime cavalcate torturano doppia cassa e doppio basso, in perfetto stile minimalista norvegese.

 

A me piace quando un CD presenta tutte le cose al punto giusto, e la prima sorpresa ci aspetta nella prima traccia, Frost. Uno si aspetterebbe che la title-track sia la traccia più rappresentativa dell’album, e invece gli Enslaved non hanno avuto timore di “sprecarla” trasformandola in una semplice intro atmosferica di tastiera in attesa del fantastico riff di apertura della seconda, Loke. Riff che non solo apre un CD con toni drammaticissimi ed epici, ma apre anche ufficialmente le porte del Viking Metal al mondo intero. E si parte con l’orgia di riff semplici, basici, di poche variazioni, che tagliano l’aria come una scheggia di ghiaccio, mentre Grutle Kjellson si fa strada tra la tormenta con il suo screaming davvero demoniaco, finché un rigurgito melodico non introduce, qualche minuto prima della fine stessa della canzone, quello che sarà il tema portante del capolavoro di quest’album, Fenris, la cui opening recitata è diventata un culto del metal e i suoi riff articolati riconoscibilissimi tra milioni ormai sono storia e sono cantati, mormorati e scopiazzati dai fanatici di questo genere ormai da anni. E che dire di Svarte Vidder, un concerto di quasi nove minuti in cui lo screaming selvaggio e primordiale di Loke si fonde con le primissime sonorità folk, altro tentativo molto coraggioso da parte dei tre guerrieri norvegesi, eppure di sicuro effetto, specialmente nelle parti acustiche in controtempo rispetto alla batteria. Dopo questo lunghissimo massacro inizia a farsi strada la varietà che ora caratterizza tutti i gruppi black/folk viking, ovvero Yggdrasil, la prima traccia lentissima, un inno epico scandito da una chitarrina senza pretese e da una batteria cadenzata. Il cantato è assolutamente epico, corale, e abbandona l’ascoltatore ad atmosfere di mille anni fa, tra piccoli brani in munnharpe e echi nella nebbia. Occhio a non sognare troppo, perché con Jotunblod gli Enslaved ci calciano direttamente nel centro dell’uragano, tra giri di batteria all’orlo del collasso, screaming diaboloici e semplici giri di chitarra che simulano la battaglia tra dei e giganti, indulgendo a tratti a piccoli accenni di tastiera che accompagnano anche la seguente, Gylfaginning, la canzone che racconta la storia con cui si apre tutta la tradizione mitologica nordica. In questo settimo brano si nota l’equilibrio con cui la band riesce, per la prima volta, a dosare con una certa sapiena la violenza debordante delle loro canzoni precedenti con una certa cadenza classica, quasi oserei dire heavy se non fosse per l’ossessionante ripetitività dei riff classica della scuola scandinava. Segue Wotan, cavalcatone black senza respiro, considerato da molti il punto forte dell’album proprio per via delle massicce basi e per la sua relativa non-innovazione, e quindi punto di congiunzione tra il popolo del black senza compromessi e i nuovi fans del viking, che trae forza proprio della varietà intrinseca all’interno delle stesse canzoni. Varietà infatti manifestata in Isöders Dronning, altra bellissima canzone, a metà tra l’epico e il black, con una bella chitarra acustica e un ottimo lavoro di batteria, una chiusura molto importante perché presenta nelle sonorità ciò che diventerà il viking alla fine degli anni novanta.

 

Insomma, padre putativo del Viking, leggenda tra i fans di tutto il mondo, di enorme significato storico, lasciarsi perdere Frost sarebbe uno sfregio, tanto più che è termine di paragone non solo per il Viking ma anche per il black norvegese, nato in un momento importante e faro importante per un genere che racchiude in se musica, storia, tradizioni e sangue.

 

TRACKLIST:

 

1 – Frost

2 – Loke

3 – Fenris

4 – Svarte Vidder

5 – Yggdrasil

6 – Jotunblod

7 – Gylfaginning

8 – Wotan

9 – Isoders Dronning

 

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