Recensione: Full Circle

Di Marco Tripodi - 15 Giugno 2017 - 8:00
Full Circle
Band: Great White
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2017
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
72

Stessa formazione di “Elation” (2012), che poi è addirittura quella storica dei Great White per almeno 3/5, ovvero eccetto basso e voce (ma compreso il produttore storico Michael Wagener). Come è noto la separazione traumatica con LA voce del Grande Bianco è avvenuta nel 2010, all’indomani di “Rising“, che si rivelerà essere l’ultimo album (perlomeno ad oggi) con i band mates di sempre. 11 titoli tra l’84 e il 2009, poi le carriere si sono separate, non senza qualche scaramuccia; ad esempio per il monicker. Anche Russell gira i palchi mantenendo ben evidente il rimando al nome Great White, che del resto qualche dollaro ancora deve garantirlo.

Il 2017 vede un vero e proprio derby di squali, visto che sia Kendall, Lardie & Co. che Russell hanno pubblicato i loro nuovi rispettivi lavori: Great White vs Jack Russell’s Great White, una battaglia all’ultimo morso. Da una prospettiva strettamente sentimentale e filologica i punti vanno tutti ai Great White di “Full Circle“. In più di un episodio della scaletta infatti i nostri riescono parzialmente a recuperare i sapori antichi, direi “classici”, del sound di Orange County che li ha imposti all’attenzione del panorama rock negli ’80s. “I’m Alright“, “Movin’ On’” “Big Time“, “Never Let You Down” (curiosamente i pezzi che aprono e chiudono l’album) sono espressioni che ricordano molto da vicino il blues rock zeppeliniano romantico, vibrante e venato di soul del gruppo, come se tutti questi anni non avessero fatto altro che far invecchiare una bottiglia già pregiata di per sé. Altrove i Great White toccano corde più moderne, giocano carte più ammiccanti, ad esempio in “This Is The Life” e “Let Me In“, composizioni connotate da un filo di pacchianeria e patetismo che rende meno elegante e (sessualmente) intimidatorio il profilo dello Squalo (ma non è la prima volta, dalla metà degli anni ’90 di tanto in tanto è successo ).

La maggior fedeltà allo spirito dei Great White dunque è incarnata senza dubbio da “Full Circle“; “He Saw It Comin’” non ci si è avvicinato nemmeno un po’. Prescindendo dalla nostalgia, anche in chiave di risultato globale, efficacia e qualità del songwriting, il collettivo Great White abbatte e travolge il solista Russell, autore di un album modesto e poverissimo di spunti realmente interessanti. “Full Circle” è un buon lavoro, lo si torna ad ascoltare volentieri; i musicisti sono di classe, l’ex XYZ Ilous sa il fatto suo e dispone del bagaglio tecnico ed interpretativo necessario a fondersi a dovere con le trame del gruppo. Dato atto dunque ai Great White di aver fatto un buon servizio e di aver indubbiamente sovrastato le mire soliste dell’ambizioso e inconcludente Jack Russell, devo anche ripetere quanto già scritto in occasione della recensione di “He Saw It Comin’” e cioè che, per quanti sforzi entrambe queste due realtà possano compiere, siamo sideralmente lontani dalla chimica dei vari “Once Bitten“, “…Twice Shy“, “Hooked“, “Psycho City“. La verità scientificamente incontrovertibile è che divisi i Great White non possono ottenere i risultati che raggiungevano uniti. Per quanto Ilous sia un signor cantante, la voce dei Great White rimarrà per sempre Russell, perché era l’esatta tessera mancante del puzzle. E per quanto Russell metta ancora i brividi con le sue corde vocali, senza i vecchi sodali alle sue spalle non potrà mai compiere l’incantesimo scoccato oramai un trentennio fa. Oggi dobbiamo accontentarci degli scampoli di un passato glorioso e irripetibile e, ad onore del vero, va anche tenuto conto che comunque i più recenti episodi dei Great White con Russell al microfono (“Back To The Rhythm“, “Rising“) sono stati sicuramente gradevoli ma alrettanto “minori” rispetto ai fasti della golden era del Grande Bianco.

Full Circle” (venduto assieme al dvd “Making Of Full Circle“) è un album da promuovere senza indugio, abbastanza in linea con “Elation“, del quale ripete coordinate stilistiche, alti e bassi, dove più dove meno. Coerentemente i Great White portano avanti il loro marchio, un po’ vivendo di rendita, un po’ iniettando qualche minima variazione sul tema tanto per restare al passo con i tempi. Ci si deve accontentare, oppure la delusione e la malinconia per ciò che è stato sulle spiagge di Huntington Beach qualche decennio fa potrebbe divorarci, come i denti di un colossale squalo bianco.

Marco Tripodi

Ultimi album di Great White

Band: Great White
Genere: Hard Rock 
Anno: 2017
72
Band: Great White
Genere:
Anno: 2012
80
Band: Great White
Genere:
Anno: 1994
80
Band: Great White
Genere:
Anno: 1992
90
Band: Great White
Genere:
Anno: 1986
77
Band: Great White
Genere:
Anno: 2009
81