Recensione: Funeralium

Di Giuseppe Abazia - 24 Luglio 2007 - 0:00
Funeralium
Band: Funeralium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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70

Sembrava non arrivare mai la data di uscita del debut dei Funeralium: inizialmente previsto per l’autunno 2006, problemi e ritardi di varia natura hanno dilatato i tempi fino all’estate 2007, mentre nella scena doom si creava un’attesa sempre maggiore attorno a questo album. D’altra parte non c’è da stupirsene, visto che i Funeralium sono stati già autori di un ottimo demo, Ultra Sick Doom, capace di unire la frangia più grezza e marcia del death-doom ad atmosfere folli che sembravano uscire direttamente da un disco dei Bethlehem. Inoltre, gli ottimi risultati ottenuti dalla band “gemella” dei Funeralium (visti i due importanti componenti in comune), gli Ataraxie, facevano ben sperare sulla buona riuscita del primo vero album di un gruppo che molti già consideravano uno dei nuovi “big” del doom. Finalmente ora possiamo toccare con mano il tanto atteso cd, e ascoltare con le nostre orecchie il frutto di tanti mesi di gestazione. Il verdetto? Un album sì molto buono, ma non il capolavoro che forse era lecito aspettarsi.

Ciò che immediatamente si nota rispetto a Ultra Sick Doom è un forte rallentamento della musica, che ora rende davvero giustizia al monicker del gruppo, facendoli rientrare di diritto nel filone del funeral doom. Immutate sono le atmosfere marce e striscianti che avevano fatto la fortuna del demo, che stavolta magari risultano un po’ più “artificiose” per via di una produzione forse troppo pulita per un gruppo che in passato aveva fatto della sporcizia sonora un punto di forza, e non una pecca. Due delle sei tracce inoltre sono riprese proprio dal demo, ed è interessante confrontarle per evidenziare i cambiamenti stilistici operati dal gruppo fra una release e l’altra. L’aumentata lentezza si può intuire anche solo guardando il minutaggio delle tracce, superiore di parecchi minuti rispetto alle controparti di Ultra Sick Doom; duole notare, però, che alla maggiore lentezza non sia stata associata anche una maggiore varietà nello svolgersi delle canzoni, che spesso risultano troppo monotone, per non dire addirittura prolisse, rischiando di far scemare l’attenzione dell’ascoltatore dopo una manciata di minuti. I riff che costituiscono le canzoni sono belli, massicci, potenti, ma sono ripetuti troppe volte: ciò che avrebbe giovato moltissimo al disco sarebbe stata o una maggiore varietà musicale, o canzoni più brevi. Certo, il funeral doom è un genere che per definizione è lentissimo, ossessivo, e spesso volutamente monotono, ma è anche vero che un gruppo deve dimostrarsi bravo a fare di tali caratteristiche un punto a proprio favore, al fine di creare atmosfere capaci di catturare l’ascoltatore e non mollarlo più, e purtroppo i Funeralium non riescono del tutto nell’intento. E’ con sincero dispiacere che devo evidenziare questi lati negativi, perchè dall’altro lato abbiamo melodie interessati, chitarre rocciose e potenti, atmosfera ben riuscita… tutti elementi che spiccherebbero molto di più, se solo non fossero ripetuti così tante volte all’interno delle stesse canzoni. Un’ultima nota alla voce del cantante, costituita prevalentemente da urla lancinanti e cariche di follia alternate ad un più classico growl; sono proprio le suddette urla a costituire un altro punto controverso dell’album, dato che alcuni potrebbero apprezzarne i forti connotati di disperazione, ma altri potrebbero essere addirittura infastiditi dalle esagerazioni e dall’eccessiva teatralità che il cantante si concede.

Insomma, il debutto dei Funeralium può considerarsi quasi un passo indietro rispetto ad Ultra Sick Doom, che risultava invece più interessante grazie a canzoni più brevi e dirette, prive di quei vagabondaggi sonori ripetuti ad oltranza che finiscono per appesantire la resa finale. Intendiamoci, Funeralium non è assolutamente brutto disco; è però un album molto difficile, che richiede una costanza che forse pochi avranno, ed è un album che può lasciare un po’ l’amaro in bocca a chi si aspettava un platter carico della stessa potenza distruttiva del demo. Questo gruppo francese sa fare grandi cose, e in passato l’ha dimostrato, ma ora c’è bisogno che renda il proprio songwriting più snello e operi una scrematura di quelle ridondanze che impediscono al loro primo album di meritare la piena promozione.

Giuseppe Abazia

Tracklist:
1 – First Symptoms (03:20)
2 – Transcendance #26 (15:38) * MySpace *
3 – Funeralium (17:39) * MySpace *
4 – Let People Die (20:15)
5 – Light Crisis (15:00)
6 – Nearly The End (04:51) * MySpace *

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