Recensione: Fungi For Yuggoth

Di Simone Volponi - 31 Dicembre 2017 - 18:35
Fungi For Yuggoth
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2017
Nazione:
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75

H.P. Lovecraft è da sempre un autore cui il mondo del metal guarda come fonte d’ispirazione. Le sue opere sono state ampiamente saccheggiate nel corso del tempo, sia in modo approfondito da chi le vive come una vera ossessione, sia in maniera più superficiale, magari come sola citazione. Sta di fatto che molte sono le canzoni che riportano in calce i nomi delle sue oscure divinità (Cthulhu in primis), e diversi sono i concept album dedicati al solitario di Providence.
“Fungi From Yuggoth” (tradotto in “I Funghi Di Yuggoth”) è una raccolta di 36 sonetti scritti tra il 1929 e il 1930, narrati in prima persona con una costruzione stile Shakespeare-Petrarca. Il protagonista della storia rinviene un antico libro esoterico che consente di viaggiare attraverso pianeti e strane parti dell’universo, fino all’incontro con la razza fungiforme dei Mi-go, una specie aliena simile a crostacei provenienti dal pianeta Yuggoth. Insomma, la classica dose di weird e orrore cosmico forgiato proprio da Lovecraft, dove ricorre tutto lo scibile del suo pantheon, dalle Montagne Della Follia e gli Shoggoths, alla città di Innsmouth, passando per Gli Antichi come Azathoth e gli orrori di Dunwich.

E “Fungi From Yuggoth” è anche il titolo del nuovo album dei tedeschi Terrible Old Man, che sembrano volersi specializzare come devoti al culto di Lovecraft, considerando anche il loro debutto “Cosmic Poems” di due anni fa.
L’album in questione esplora i primi dieci sonetti del poema attraverso un hard rock-metal piuttosto classico, fatto di riff pesanti in pieno stile teutonico e un’aura oscura utile a rendere il concept. Ogni traccia riporta il titolo del sonetto che mette in musica, e quindi si va in ordine cronologico, mentre i testi ricalcano fedelmente le strofe scritte da Lovecraft, con solo qualche leggera aggiunta per rendere i pezzi più musicali. È quindi una prova di per sé coraggiosa, una vera e propria narrazione metal, dove la band è stata brava a trovare la melodia giusta per ogni traccia, essendo di fatto ogni refrain costituito dalle parole originali dell’autore.

(Rotting from floor to roof congeries.
Of crumbling elder lore at little cost.
)

The Book” in apertura è un roccioso mid tempo dal riff di scuola hard rock che mette in luce la buona prova del cantante Angstrom e il ritornello (che ritornello ripetiamo non è) ha una melodia che ricorda gli Helstar di James Rivera, il tutto rivestito da un’atmosfera dark e ancestrale con tanto di gong in chiusura.

(And thinking what they sheltered, I grew sick
For a redeeming glimpse of clean blue sky
.)

The Pursuit” accelera un po’ i tempi, la batteria di Charles Le Sorcier si fa più pestante, e fa capolino anche l’hammond a puntellare il riff insistente. Buona anche a prova in fase di assolo da parte di Herbert West, mentre il coro presenta una sorta di gang vocals anni ‘80 che fa molto sleazy.

(That hold the undimensioned worlds at bay,
And keep lost aeons to their own demesnes
.)

The Key” è un pezzo in stile Queensryche, Operation Mindcrime è forse una delle influenze con cui sono cresciuti i Terrible Old Man, e Angstrom nella voce ricorda alcuni aspetti di Geoff Tate, senza raggiungerne la profondità emotiva di un tempo, ma si sente che nell’aspetto narrativo ne subisce il fascino. La traccia è articolata, sempre teatrale come il resto dell’album, ed è particolarmente grintosa.

(I knew this strange, grey world was not my own,
But Yuggoth, past the starry voids—and then
The body shrieked at me with a dead cry,
And all too late I knew that it was I!
)

Recognition” si apre con un riff AOR ed è un pezzo, appunto, più arioso dove ancora è forte il richiamo ai Queensryche. Angstrom è ormai l’ottimo mattatore dell’intera performance e si fa più graffiante nel refrain, che stavolta riesce ad essere più orecchiabile, nonostante anche qui le strofe siano tutte riprese dal sonetto originale.

(Once more, he told me, I would stand enthralled
On those old heights, and hear the far-off foam.
)

“Homecoming” parte lenta e procede in un mid tempo dalla tenuta hard rock di scuola tedesca. I Terrible Old Man piazzano un assolo discreto e il controcanto che accompagna Angstrom risulta efficace. Bella la prova strumentale che da bene l’idea del ritorno a casa, e cominciamo a renderci conto che questo “Fungi For Yuggoth” non è affatto male.

(With traces of a curious oil within;
Fretted with some obscurely patterned scroll,
And symbols hinting vaguely of strange sin.
)

The Lamp” ha una partitura iniziale che fa l’occhiolino al black metal, poi rallenta in un ritmo sincopato che sostiene l’interpretazione gorgogliante di Angstrom, per poi concedersi altre sfuriate grazie alla batteria martellante e un assolo speed. Qualcosa degli Iced Earth, qualcos’altro dei Seven Witches. Power metal americano che fa capolino più di una volta.

(Tales of an oddly mangled deer or bird,
Or of lost boys whose kin had ceased to hope
.)

Zaman’s Hill” offre un pianoforte in apertura e poi come accompagnamento al suono corposo della band, in una traccia che si apre a un coro epico, preceduto da un passaggio più arioso. E prende corpo l’altra fonte d’ispirazione del cantante, ovvero Bruce Dickinson. La sensazione stava lì a lavorare in sottofondo, e si rivela forte proprio all’interno di questa traccia.

(Far out at sea was a retreating sail,
White as hard years of ancient winds could bleach,
But evil with some portent beyond speech,
So that I did not wave my hand or hail.
)

The Port”. Rumori di vento e marosi, per un pezzo dagli intrecci prog e un altro bel coro epico. Rallentamenti con arpeggi di basso e mare in sottofondo (una versione ristretta dell’Ancient Mariner dei Maiden), twin guitars e ancora le onde che portano via verso la conclusione.

(The rotting, fish-eyed houses leered at me
From where they leaned, drunk and half-animate,
As edging through the filth I passed the gate
To the black courtyard where the man would be
.)

The Courtyard” sa mescolare l’elegia di Geoff Tate e (vecchi) soci con quel sentore di Maiden in un pezzo articolato, non immediato, dove si distingue ancora la prova di Angstrom che convince sempre quando inasprisce le tonalità.

(I knew those fires were brewing monstrous things,
And that those birds of space had been Outside
)

The Pigeon Flyers” è un corpo estraneo, la ciliegina finale… un pezzo country! Sempre reso con atteggiamento da rocker, ma nel country siamo, semi acustico e con le slide. Un’ultima traccia breve ma succulenta, straniante visto il contesto in cui ci si era addentrati.

Tirando le somme, “Fungi From Yuggoth” è costruito su dieci tracce gestite in un minutaggio ristretto, la media è dei quattro minuti, nessuna suite opulente. I Terrible Old Man hanno giocato una carta rischiosa nella forma, non hanno faticato a comporre testi inediti, ma di certo la fatica di cantare e suonare sui sonetti originali senza intaccarne una singola parola deve essere stata doppia. Niente di ricercato a livello strumentale, le muse del loro stile stanno tutte nei riferimenti citati, tra metal classico, hard rock, e una vena prog che si sente all’interno di composizioni comunque non immediate. Ma la prova è superata, complice anche la presenza di un cantante-mattatore dotato delle giuste potenzialità espressive.
Sarà curioso per tutti gli ascoltatori di buona volontà (e per i lettori di Lovecraft) immergersi in “Fungi For Yuggoth” con sotto gli occhi il testo del poema. E non ci sarà da stupirsi se il gradimento per questa seconda prova dei Terrible Old Man crescerà ogni volta che se ne ripeterà l’ascolto.

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