Recensione: Fuzz Universe

Di Angelo D'Acunto - 3 Novembre 2010 - 0:00
Fuzz Universe
Band: Paul Gilbert
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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77

Avevamo lasciato Paul Gilbert giusto un anno fa con la release
di
United States
, realizzata in coppia con il cantante/chitarrista
Freddie Nelson
, e con il ritorno (seppur, per il momento, con un live album)
dei Mr.
Big
. In mezzo a tutte queste collaborazioni ed acclamate reunion, il
guitar hero americano torna sul mercato al giorno d’oggi, e lo fa nuovamente
con un album strumentale intitolato Fuzz Universe, il quale, in un
certo senso, segue la scia del precedente
Silence
Followed By A Deafening Roar
.

Se già il disco precedente era caratterizzato da atmosfere rilassate, con
un’attenzione particolare verso la melodia, Fuzz Universe lo è,
invece, ancora di più. Senza tralasciare le scale pirotecniche che hanno da
sempre contraddistinto lo stile di Gilbert, i dodici pezzi a disposizione
mettono in bella mostra, in più occasioni, il lato più elegante e raffinato del
chitarrista statunitense. Ne è già un esempio la title-track posta in apertura:
pezzo veloce, diretto e vicinissimo ai lavori dei Racer X, dove le
ritmiche più sostenute si sposano alla perfezione con parti melodiche
orecchiabilissime e al limite del pop. Il tutto è impreziosito ancor di più
dall’uso (per niente spropositato) di una miriade di effetti, tra i quali spunta
anche il pedale wah che accentua ancora di più le ritmiche funky di The
Count Juan Chutrifo
e Don’t Rain on My Firewood.
Se l’intermezzo Bach Partita in Dm mette in mostra l’amore di
Gilbert
per la musica classica, la cover Blue Orpheus di
Todd Rundgren
conferma tutte le indiscusse abilità (come se ci fosse qualche
dubbio) di Paul, che in questo caso ricrea le parti vocali dell’intro con
un tappeto di chitarre stratificate. Le parti “jazzate” di Propeller
e le influenze più rock-oriented Plastic Dracula ci mettono invece
di fronte a due differenti anime con le quali è capace di esprimersi: la prima
più simile al risultato di una jam-session, dove a mettersi in mostra sono anche
basso e organo hammond, mentre la seconda è nettamente più vicina ad influenze
di hendrixiana memoria. Il finale è invece dedicato alle atmosfere “surf” di
Batter Up
(highlight assoluto del disco) dove torna a farsi vivo,
anche se in maniera nettamente più selvaggia, l’uso del pedale wah.

Servivano conferme? Certo che no. Che Paul Gilbert sia un’assoluta
garanzia, ormai è risaputo, così come è straconosciuta la sua enorme
preparazione tecnica, quest’ultima incapace (per fortuna) di mettere in secondo
piano le emozioni. Emozioni che, in Fuzz Universe, scaturiscono fuori da
una serie di brani per niente impegnativi, ma che anzi, all’esatto opposto,
riescono comunque a farsi apprezzare anche dal “semplice ascoltatore”, o da chi
i dischi strumentali e pieni di tecnica fine a sé stessa non li digerisce
nemmeno in punto di morte.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

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Tracklist:

01 Fuzz Universe
02 Olympic
03 The Count Juan Chutrifo
04 Bach Partita in Dm
05 Blue Orpheus
06 Will My Screen Door Stop Neptune
07 Propeller
08 Don’t Rain on My Firewood
09 Plastic Dracula
10 Blowtorch
11 Mantra The Lawn
12 Batter Up

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