Recensione: Götterdämmerung

Di Stefano Santamaria - 4 Giugno 2017 - 0:00
Götterdämmerung
Band: Varg (Ger)
Etichetta:
Genere:
Anno: 2017
Nazione:
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55

Varg è il termine che viene usato in svedese e in norvegese antico per definire il lupo, ed è anche l’appellativo con cui hanno deciso di chiamarsi gli artisti tedeschi in analisi. Cinque album in studio e svariate uscite alla spicciolata, di cui uno è l’Ep che ci è stato sottoposto. 

La band, attiva dal 2005, propone un sound molto moderno, un death / black metal che per impronte vocali e suoni si avvicina molto al metalcore. Un accostamento che non tutti apprezzeranno, soprattutto i più intransigenti. “Götterdämmerung” contieni quattro pezzi, dal taglio piuttosto epico e folk, ritmati ed energici, ma strenuamente legati al concetto di taunz metal. Niente di nuovo all’orizzonte, brani che potrebbero colpire chi ama un metal muscolare, ma dalle tematiche pagane e dai crescendo epici. Sentiamo tutto ciò come una forzatura, se non altro perché, al di là di elementi davvero innovativi, tutto resta prevedibile e teso più a stupire l’ascoltatore che a toccarlo emotivamente. 

Uscita per collezzionisti, il cui contenuto non ci entusiasma, cercando a tutti i costi di trovare un punto di incontro che possa forse soddisfare il più ampio numero di persone possibile. L’idea di unire mitologia a modernità non ci spaventa, il risultato però è tutt’altro che genuino alle nostre orecchie. Forma senza contenuto è lo slogan che ci sentiamo di intonare all’ascolto dell’ep. Aspettiamo allora un’uscita più corposa per meglio capire le intenzioni di un progetto che, sino ad oggi, non è riuscito a convincerci a pieno.

Stefano “Thiess” Santamaria 

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