Recensione: GastiR – Ghosts Invited

Di Alessandro Marrone - 2 Novembre 2019 - 0:00
GastiR – Ghosts Invited
Band: Gaahls Wyrd
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2019
Nazione:
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73

Fatta eccezione delle perplessità che possono sorgere riguardo l’uso delle lettere maiuscole tra nome della band e titolo dell’album, avere tra le mani l’ultima creazione di un certo Gaahl basta e avanza per scaldare l’atmosfera. Lo conosciamo tutti come ex voce dei Gorgoroth, band per la quale nel 2007 ha anche attraversato una invana battaglia legale per acquisire i diritti del nome a discapito del vero fondatore (Infernus), ma anche per le sue singolari risposte agli intervistatori di turno, per essere stato tra i primi musicisti black metal a dichiarare la propria omosessualità, o piuttosto per i lavori svolti dietro al microfono di Trelldom, God Seed e Wardruna. Insomma, un tipo che non sa stare con le mani in mano e che è contraddistinto da quell’alone di mistero che gravita attorno a quelle figure oscure con un passato – artistico e non – segnato da aggressioni e performance a tutti gli effetti estreme. Questo è Gaahl e che lo si voglia o no, resta pur sempre uno dei nomi più consistenti del panorama black metal internazionale.

 

La sua nuova creatura si chiama Gaahls WYRD e giunge all’esordio discografico grazie al supporto dell’etichetta Season Of Mist, produttrice di questo GastiR – Ghosts Invited, che come immaginabile non è un prodotto affatto semplice da catalogare. Con questo non mi riferisco tanto al genere, siamo tutti d’accordo che si tratti di black metal – seppur non di quello più grezzo e tradizionale che ci si potrebbe aspettare – quanto invece per i contenuti che sono racchiusi nelle 8 tracce che compongono il disco. Gaahl sfodera una performance poliedrica, dove dimostra di essere libero a tal punto da utilizzare registri vocali spesso trascurati o per meglio dire tenuti a freno in contesti che richiedevano un approccio più diretto e brutale. In GastiR troviamo un singer ispirato e che non ha paura di oltrepassare barriere di alcun tipo, andando ad utilizzare persino un abbozzo di voce pulita, o come nel caso di Veiztu Hve, una prolungata sezione parlata che si mescola all’allucinata atmosfera creata dagli accordi dissonanti di Kilman. Metamorfico e forte di offrire uno spaccato differente per ogni singolo brano, GastiR si apre con una veloce Ek Erilar, sfumatura ideale per introdurre un lavoro permeato da un alone di oscurità e mistero. Con la successiva From The Spear si smussa qualche angolo e si ha uno dei migliori episodi dell’intero disco, mentre Gaahl e soci dimostrano quanto non abbiano intenzione di percorrere la strada appena battuta per più di qualche minuto, variando e abbracciando tratti addirittura melodici con la stessa title-track, passando poi per l’ottima Carving The Voices, senza dubbio l’apice dell’esordio discografico dei WYRD.

Se nel suo complesso, GastiR – Ghosts Invited non è lontano dalla definizione di black metal, ha dalla sua il fatto di includere nei suoi brani tutta una serie di divagazioni che non tradiscono l’identità artistica del frontman. Ciò che invece non gli consente di sprigionare tutta la sua malvagità sta nella produzione, ovattata e colpevole di gettare troppo in secondo piano la sezione ritmica di Eld (basso) e Spektre (batteria), soprattutto nelle sezioni più veloci, quelle che avrebbero necessitato di maggiore profondità o piuttosto – volgendo lo sguardo a un risultato più “raw” – una migliore concentrazione in fase di equalizzazione degli alti. Peccato, ma nulla che ci impedisca di godere di un album ispirato e che fungerà quasi sicuramente da corridoio verso un seguito ancora più incisivo e che presumo sarà in grado di perfezionare alcuni spunti introdotti con questo GastiR – del resto stiamo parlando di uno che non è un novellino e che ancora prima di indossare i panni di leader dei Gorgoroth, aveva messo a segno due capitoli fondamentali della propria carriera, con i suoi Trelldom. GastiR non sarà ricordato come un capolavoro, ma riesce a non perdersi nell’oceano di proposte simili e questo a prescindere dal nome che spicca sulla copertina. E’ un prodotto di sano metallo nero che gli estimatori del caro vecchio Gaahl dovranno fare loro, mentre per tutti gli altri potrebbe anche essere un modo per cominciare ad apprezzare un’artista che ancora una volta dimostra il proprio coraggio, non solo come essere umano, ma come performer e songwriter.

  

Brani chiave: From The Spear / Carving The Voices

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