Recensione: Genesis

Di Stefano Risso - 21 Dicembre 2007 - 0:00
Genesis
Band: Coprofago
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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80

Quante band sono state influenzate dai seminali Meshuggah negli ultimi dieci anni? Innumerevoli. Ma quante possono guardare negli occhi degli svedesi senza sentirsi in soggezione? Pochissime, fra le quali primeggiano i cileni Coprofago. Partiti da un death tecnico, si sono spostati sempre più verso il sound dei Meshuggah, facendolo proprio e proseguendo con la propria evoluzione, culminata con l’ottimo Unorthodox Creative Criteria.

Genesis, il secondo album per la formazione di Santiago, si pone proprio nel mezzo di questo percorso, proponendo sia elementi del post thrash meshugghiano sia elementi techno death, dando vita a un disco eccezionale. Eccezionale perchè nonostante le influenze siano a volte sin troppo evidenti, risultando in alcuni passaggi praticamente identici, i Coprofago dimostrano si saper giostrarsi su un terreno difficilissimo, mostrando abilità tecniche/compositive di primissimo ordine, trasformando i numerosi richiami in veri punti di forza. Infatti, canzoni come Time Zero, o La Idea De Borde, che potrebbero essere state pubblicate dai Meshuggah del periodo Destroy Erase Improve/Chaosphere, vengono qui arricchite dal tocco dei Coprofago, in grado di donare sfumature tali da caratterizzarle, e non renderle semplicemente delle copie.

Principalmente i nostri danno maggiore importanza agli stacchi jazz-fusion, che assumeranno un’importanza sempre maggiore nel futuro della band, in cui lo splendido lavoro al basso fretless di Rodrigo Castro (e di Felipe Castro negli ultimi tre brani) si intreccia a meraviglia con le chitarre della coppia Alvarez e Vergara, risultando in questo senso persino migliori di quelli della “band madre”. Ma le particolarità di Genesis non stanno tutte qui, in quanto il passato death della band affiora a più riprese, specialmente nella seconda parte del disco, miscelando il riffing meccanico a soluzioni maggiormente dinamiche e ancor più intricate, come in Human Nature, nella splendida Nailed Race, o in Empty Creature, dove i nostri danno il meglio spaziando per tutto l’arco compositivo a propria disposizione con una disinvoltura straordinaria, dove a giovarne è anche il cantato, tra l’urlato tipico e un growl profondo.

Probabilmente destinati a rimanere sempre nell’ombra, i Coprofago sono una di quelle band che vale veramente la pena scoprire e apprezzare, in quanto capaci di elevarsi dalla massa del formazioni fotocopia, intelligenti nel saper infondere nella propria musica quel tocco particolare tale da ritagliarsi un piccolo spazio e non cadere pienamente nel “gia sentito”, e al giorno d’oggi non è mica cosa da poco.

Stefano Risso

Tracklist:

1. Time Zero 03:30 (sample)
2. Chaos 03:29
3. La Idea De Borde 02:40 (mp3)
4. The Domain of Logic 03:24
5. Human Nature 02:38 (mp3)
6. Back to Corporeal State 03:35
7. Nailed Race 05:21
8. Empty Creature 04:20 (mp3)
9. The Ghost Inside 07:07

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