Recensione: Genocide Chapters

Di Daniele D'Adamo - 15 Settembre 2010 - 0:00
Genocide Chapters
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Anno: 2010
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74

Chi ricorda i tedeschi Mammutant?
Il loro abbigliamento esageratamente teatrale, i loro war-name a dir poco fantasiosi e la loro musica totalmente visionaria da oggi trovano simile riscontro nei Dawn Of Ashes, combo californiano che, con “Genocide Chapters”, giunge al terzo album di lunga durata.

Con una conversione pari a quella dell’Innominato i Nostri, due anni fa, hanno deciso di infilare il metal nel loro stile primigenio, cioè l’industrial/EBM (Electronic Body Music, derivata da quel cyberpunk inventato da Billy Idol). Un inserimento massiccio e invasivo, per nulla campato in aria. Anzi. Il metallo utilizzato è di quello pesante, cioè compreso nel lembo estremo della tavola periodica degli elementi. Black e death. Il risultato di tutto questo guazzabuglio di generi è, come ci si poteva immaginare – date le premesse – , qualcosa di complicata definizione. Siccome da qualche parte bisogna pure metterlo, questo qualcosa, non è così assurdo – alla fine – pensare di rimandare il tutto al melodic death metal. Si potrebbe pure rimuginare su una sorta di symphonic death metal, ma la natura primordiale a-melodica di quest’ultimo (il death metal …) rende obiettivamente ardua l’assimilazione di tale, blasfemo accostamento.
Questi sofismi, apparentemente inutili, aiutano invece a comprendere che la proposta del gruppo americano è tutto, fuorché la solita minestra riscaldata. Fermo restando l’inossidabile ambientazione futurista, degna delle migliori pellicole di fantascienza, il platter rigurgita letteralmente di energia da tutti i bordi. Energia dirompente, esplosiva; che si sviluppa mediante sfuriate di blast-beats, riff tritaossa e tuoni di basso. Conditi dalla scellerata voce di Kristof Bathory che sguscia dal growling più profondo allo screaming più isterico, rammentando, in questo, il Dani Filth dei tempi migliori.

Le innominabili canzoni non esagerano solo nella forma letteraria, ma anche e soprattutto nella sostanza musicale: una dopo l’altra si susseguono come bordate d’artiglieria pesante, facendo tremare i polsi e le budella a chi si venga incautamente a trovare di fronte agli speakers (si prescrive l’ascolto ad altro volume …).
Impossibili visioni aliene (“Nyarlathotep’s Children Of The Void”, “Carnal Consummation In The Empty Space”), vertiginose discese negli inferi (“Transformation Within Fictional Mutation”), ardimentosi azzardi melodici (“Seething The Flesh In The River Of Phlegethon”), mid-tempo granitici (“The Ancient Draining Room”, “London’s Anthem For The Pleasure Of Mutilation”), inserti cyber-ambient (“Reanimation Of The Dark Ages”), scorrazzate fra i più lontani sistemi stellari (“God-Like Demon”) colorano di mille sfumature il disco come la superficie di una tavolozza. Regalando, davvero, momenti di assoluta trance lisergica che si accompagna al mood cupo e meccanico (“Sacrilegious Reflection”) dell’opera. Buone, in generale, le invenzioni più accattivanti (?) come il ritornello della già citata “London’s Anthem For The Pleasure Of Mutilation”; song peraltro segnata da lontani echi hard-rockeggianti nella chiusura del riff portante. Evidentemente, Bahemoth e compagni non devono essere degli sprovveduti in materia di arte compositiva e capacità armonica (“Beginning Of The End (Epilogue)”).

L’obiettiva lontananza dai più comuni cliché che contraddistinguono molti, troppi act dediti dal metal estremo può disorientare, all’inizio. Una volta presa confidenza con le tracce di “Genocide Chapters”, i Dawn Of Ashes entrano prepotentemente nella mente come un’iniezione di adrenalina pura e di pindarica fantasia. A patto, beninteso, di non farsi condizionare da pregiudizi di natura conservatrice.
Un plauso, infine, alla Metal Blade Records che, coerentemente con il passare del tempo, cerca di mettere sul mercato produzioni (System Divide) in linea con lo spirito evolutivo del terzo millennio.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Conjuration Of The Maskim’s Black Blood 3:07    
2. Nyarlathotep’s Children Of The Void 3:20    
3. Seething The Flesh In The River Of Phlegethon 4:06    
4. Transformation Within Fictional Mutation 4:26    
5. The Ancient Draining Room 4:01    
6. Reanimation Of The Dark Ages 1:55    
7. London’s Anthem For The Pleasure Of Mutilation 3:52    
8. Sacrilegious Reflection 3:53    
9. God-Like Demon 4:56    
10. Carnal Consummation In The Empty Space 4:57    
11. Beginning Of The End (Epilogue) 4:54    

Line-up:
Kristof Bathory – Vocals & Keyboards
Volkar Kael – Guitars
Othuum – Bass
Bahemoth – Keyboards
 

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