Recensione: Go with the No!

Di Alessandro Calvi - 16 Aprile 2005 - 0:00
Go with the No!
Band: Mahavatar
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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60

Album di debutto questo “Go with the No!” per le newyorkesi Mahavatar, alla base del gruppo si trovano infatti due donne: la jamaicana Karla Williams alle chitarre e l’israeliana Lizza Hayson dietro al microfono. Il resto del gruppo per la registrazione di questo album è composto esclusivamente da session-musicians, è alle due fondatrici del gruppo che quindi dobbiamo guardare per la stesura di tutti i pezzi e per il sound del gruppo.

Proprio questo punto è uno dei più complessi problemi da analizzare. Iniziamo infatti subito dicendo che forse il genere “avantgarde” non è del tutto esatto, ma che altre etichette sarebbero risultate probabilmente ancora più inesatte di questa. Meglio allora provare a descrivere nel miglior modo possibile la loro musica per lasciare così la massima libertà di giudizio ai lettori.

Per quanto riguarda la voce, Lizza risulta essere davvero molto versatile e passa direi molto bene da un growl così basso da scambiarla per una voce maschile, a un cantato aggressivo che personalmente mi ha ricordato a tratti i Guano Apes, a una voce decisamente più alta e melodica, senza per questo però raggiungere i canoni normalmente tipici di molti gruppi gothic europei. Il tutto inoltre inframmezzato da una vasta gamma di filtraggi elettronici della voce e di passaggi di cantato quasi sincopato e al limite del rap, che rendono decisamente molto varia la sezione vocale di questo album.
Dal punto di vista musicale anche qui abbiamo a che fare con un numero decisamente molto alto di riferimenti di varia natura. Si va da riff di scuola thrash-death americana, a passaggi melodici più tipici del rock commerciale, a momenti di sapore quasi elettronico, ad altri stacchi quasi crossover che per certi versi mi han ricordato molto anche alcune cose dei Pantera.

La produzione effettivamente mette in luce forse qualche pecca, più che altro nell’ambito del mixaggio e dei volumi dei vari strumenti. Alcuni di essi infatti hanno la tendenza a volte a essere un po’ coperti dagli altri, in particolare a svolgere questa azione coprente sono spesso le chitarre ma credo questo sia dovuto al maggiore peso rivestito da Karla Williams all’interno del gruppo rispetto ai session-musicians chiamati esclusivamente per registrare l’album. Il sound del gruppo inoltre è un po’ sporco e grezzo e immagino sia stata una scelta pianificata per cercare di dare maggiore aggressività ai brani proposti. In questo modo però a mio avviso si è perso un po’ di spessore nel suono degli strumenti che non raggiungono a volte una profondità a mio avviso soddisfacente.

Per concludere si tratta di una proposta musicale per alcuni versi atipica, sicuramente l’ascolto è consigliato solo a chi può definirsi di vedute musicali piuttosto ampie. Da come è stato però pubblicizzato e presentato questo debutto prima della sua uscita, sinceramente mi aspettavo qualcosa di meglio sotto il punto di vista dell’originalità. Compito però non facile, perchè probabilmente una maggiore spinta ad osare avrebbe portato queste due musiciste fuori dal metal vero e proprio dato che già ora si trovano abbastanza sul confine.

Tracklist:
01 Cult
02 By the Numbers
03 Raw
04 Open Your Minds
05 Psychos
06 Deep Cobble
07 Anger
08 The Time Has Come

Alex “Engash-Krul” Calvi

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