Recensione: Goatlord

Di Ivo Dell'Orso - 22 Ottobre 2004 - 0:00
Goatlord
Band: Darkthrone
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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84

Goatlord è il disco registrato tra Soulside Journey e A Blaze In The Northern Sky, quindi sarebbe dovuto essere il secondo album della band ma il progetto fu accantonato fino a quando Satyr dei Satyricon non ascoltò la cassetta e decise di pubblicare il disco per la sua Moonfog Productions. Le parti strumentali risalgono al 1991 mentre le parti vocali di Nocturno Culto sono state aggiunte nel 1996. Quest’album è un ibrido eccitante tra il primo death metal tecnico di Soulside Journey e il Black d’atmosfera con ritmiche più lente di A Blaze In The Northern Sky: il risultato è gradevolissimo se ci si sforza di contestualizzare il disco come secondo album del gruppo e non come successore di Total Death (’96). Il mood generale del disco è malinconico, oscuro, e le liriche sono cattive e blasfeme come sempre e la cosa che colpisce maggiormante è la tendenza a certe soluzioni di vago sapore doom e le insolite parti vocali femminili (!!) che spiazzano chi conosce i Darkthrone di Transilvanian Hunger. Le canzoni non hanno una struttura definita, anzi, sono spesso e volentieri prive di una propria identità e risultano molto interessanti all’ascolto.

La produzione in pieno garage-style, onora la ormai lunga tradizione dei Darkthrone di rinunciare quasi completamente a salvare la qualità del suono finale dei pezzi in virtù (onore a loro) del concetto di Black Metal che hanno incarnato per anni.
La voce del cantante numero uno, Nocturno Culto, è spaventosamente vicina agli abissi più profondi degli inferi e la scelta principale del cantato è stata quella di cantare le lyrics non seguendo attentamente gli schemi metrici della parte strumentale: il risultato sono le famose “spoken vocals”. La batteria del maestro Fenriz ha sempre la parte principale e spesso e volentieri affoga gli altri strumenti (il basso) e si produce in una serie di complicati ed imprevedibili cambio di tempo e accelerazioni che non permettono alle canzoni di avere una struttura ben precisa. Le chitarre sono un pò appannate (batteria alta e produzione povera) e, nonostante creino linee melodiche di ottima fattura, non riescono ad esprimere tutto il loro enorme potenziale.
Rex, As Desertshadows, Black Daimon, Toward(s) the Thornfields sono gli episodi migliori di questo Goatlord dai rilvolti eccitanti e inaspettati: dopo Transilanian Hunger e Panzerfaust, ascoltare questo disco serve per capire come i Darkthrone si siano evoluti velocemente in maniera costante, album dopo album. Il buon Satyr, che ha permesso questa pubblicazione, si fa ascoltare nei pezzi Rex e Sadomasohistic Rites con ottimi risultati; i costanti echi femminili alle vocals di Nocturno Culto risultano indigesti inizialmente, ma ci si rende conto che Goatlord è un regalo che i Darkthrone hanno fatto ai fans per permettere loro una conoscenza più completa del gruppo, e quindi ogni riserva e ogni poco intelligente paragone con i veri capolavori del gruppo diventano inutili. Lasciate che questa chicca di inizio anni novanta vi regali emozioni inedite ed uniche. Onore ai Darkthrone.

Ivano Dell’Orco.

Darkthrone: Nocturno Culto – Vocals, Lead Guitars
Fenriz – Drums
Zephyrous – Guitars
Dag Nilsen – Bass

Guest musician: Satyr: Backing vocals

Tracklist:

1 – Rex (03:48)
2 – Pure Demoniac Blessing (02:35)
3 – (The) Grimness Of Which Shepards Mourn (04:23)
4 – Sadomasochistic Rites (04:04)
5 – As Desertshadows (04:42)
6 – In His Lovely Kingdom (03:24)
7 – Black Daimon (03:50)
8 – Toward(s) The Thornfields (03:37)
9 – (Birth Of Evil) Virgin Sin (03:25)
10 – Green Cave Float (04:02)

Total running time: 37:50

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