Recensione: God’s Equation

Di Riccardo Angelini - 13 Gennaio 2008 - 0:00
God’s Equation
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Anno: 2007
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75

Ci sono artisti cui basta ormai un singolo starnuto per attirarsi il focus dei riflettori e ci sono artisti che non otterrebbero quella luce nemmeno se recitassero a memoria la Divina Commedia al contrario. Poi ci sono i Pagan’s Mind: il loro caso rientra nella cerchia di quelle formazioni in cui (una volta tanto) popolarità e valore artistico vanno grossomodo di pari passo. Pur senza stravolgere il karma del progressive metal con la propria opera, il combo norvegese ha avuto il merito di portare avanti una proposta solida e di carattere, personale abbastanza da sfuggire alle strette maglie del conformismo che ancora oggi imprigionano decine (centinaia?) di cloni dei cloni entro confini stilistici ormai logori e vetusti. Sia chiaro: “God’s Equation”, quarto full-length che la formazione scandinava immette sul mercato in sette anni di onesta carriera, non sarà il monumento destinato a innalzare i suoi artefici nell’Olimpo dei maestri del genere. Ciononostante, si tratta di una nuova – e certamente gradita – conferma del talento dei nostri nel campo della cosiddetta sperimentazione melodica intelligente.

 

Alieni a tutto ciò che può essere compreso nel campo dell’involuzionismo tecnico accanito che domina una certa frangia del settore progressive, i Pagan’s Mind pongono come propria linea-guida la ricerca di soluzioni armoniche articolate e relativamente immediate insieme, attingendo a una sensibilità melodica non certo comune fra tanti loro colleghi. Determinante per la buona alchimia dei suoni si rivela fin da subito l’ottima prestazione di Ronny Tegner alle tastiere, tanto in fase solistica quanto nelle parti di accompagnamento. D’altro canto la band non dimentica mai le proprie radici metal, e anzi giunge a rivangare velleità thrash nei passaggi più grintosi della tracklist, mostrando i denti con i possenti riff di “Alien Kamikaze”, “Atomic Firelight” o della stessa title-track.

L’autentico valore aggiunto tuttavia si identifica ancora una volta con il timbro inconfondibile di Nils K. Rue – per chi scrive una delle voci più interessanti offerte dall’ambiente prog negli ultimi anni – duttile, aperto, potente e dotato di ottime capacità interpretative, forse soltanto un po’ troppo fissato con i filtri vocali: la sua sola prova su “Evolution Exceed”, fiore all’occhiello dell’album, vale più di qualsiasi biglietto da visita. Guidata dal talentuoso frontman, la band si azzarda a inserire a metà scaletta una cover a sorpresa di “Hallo Spaceboy”. L’originale di David Bowie e Brian Eno viene reinventato secondo le forme tipiche del Pagan’s Mind-sound, incastonandosi a buon diritto tra le perle più lucenti dell’album.

Un’ultima menzione va riservata alla traccia conclusiva, “Osiris’ Triumphant Return”. Il brano richiama immediatamente alla memoria dei fan di vecchia data il singolo “Through Osiris’ Eyes”, piatto forte di “Celestial Entrance”, col quale tuttavia ha ben poco in comune. In luogo di uno sviluppo sostanzialmente lineare e di un ritornello più che mai ruffiano, viene qui proposta una struttura decisamente più elaborata, fondata sugli intrecci chitarra/tastiera e non proprio immediata da assimilare. A conti fatti il brano perde il confronto con lo storico predecessore, soprattutto a causa di una coda strumentale esageratamente dispersiva, ma rimedia ugualmente qualche punto a proprio favore grazie alla solita prestazione sontuosa di un Nils in ottima forma.

 

Considerati gli elevatissimi standard qualitativi imposti nell’appena trascorso 2007 dai grossi nomi del prog metal – Dream Theater? Pain Of Salvation? Nient’affatto: Threshold, Sieges Even, Symphony X e (perché no?) Mind’s Eye – non sarebbe legittimo affermare che “God’s Equation” possa aspirare a un posto tra le migliori uscite dell’anno. Ciò non toglie d’altronde che sappia staccarsi nettamente dalla massa dei volgari imitatori e guadagnarsi una lunga permanenza nel lettore di ogni appassionato degno di questo nome. Alla luce di questo, chi anche si ritenesse di essersi riempito a sufficienza la pancia con le prelibatezze offerte da altre cucine, potrebbe avere comunque ragione di conservare questa gustosa pietanza in caldo per una futura occasione: non sarà sempre tempo di vacche grasse, e presto o tardi sarà anche di dischi come questo che si finirà per sentire la mancanza.

 

Riccardo Angelini

 

Tracklist:

1. The Conception

2. God’s Equation

3. United Alliance

4. Atomic Firelight

5. Hallo Spaceboy (David Bowie cover)

6. Evolution Exceed

7. Alien Kamikaze

8. Painted Skies

9. Spirit Starcruiser

10. Farewell

11. Osiris’ Triumphant Return

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