Recensione: Gore Obsessed

Di - 4 Aprile 2002 - 0:00
Gore Obsessed
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Anno: 2002
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80

Erano passati ben tre anni dall’ultima produzione in studio per il devastante combo americano. Tornano sulle scene con questo ottavo capitolo discografico “Gore obsessed”, all’insegna del death più brutal e tecnico.
Svolte stilistiche non ce ne sono state, l’unico scopo di questo disco è quello di spaccare tutto, con la enorme quantità di violenza che riesce a sprigionare ad ogni canzone, un growl sviscerante in perfetto connubio con la furia più ceca a cui siamo stati abituati.
La miglior prestazione vocale del periodo post-Barnes per George “Corpsegrinder” Fisher, che finalmente riesce ad esprimersi al meglio dietro al microfono.
Anche le composizioni hanno un livello qualitativo più elevato rispetto agli ultimi lavori come “Gallery of suicide” e “Bloodthrist”.

Ad aprire il macello sonoro ci pensa la song “Savage butchery”, canzone che calza perfettamente i panni di opener. Il fulcro di “Savage butchery” è la violenza espressa allo stato brado. Canzone che live avrà una presa sul pubblico davvero eccezionale.
A seguire troviamo “Hatchet to the head”, canzone immediata che ti si piazza con il suo ritornello in testa sin dal primo ascolto. Troviamo un Mazurkievicz che non perde nessuna occasione per mitragliare come un folle con la sua batteria. Sono sicuro che mieterà tantissime vittime per il suo incidere in pieno stile Cannibal Corpse. Il disco già inizia a stordire l’ascoltatore unicamente con queste due tracce quando è il turno della terza canzone “Pit of zombies”. Thrash come poche altre,veloce,con continui cambi di tempo ed una struttura che non è assolutamente banale e scontata. Una delle canzoni meglio riuscite di
“Gore obsessed”.
L’apice di violenza e rabbia lo raggiungiamo con “Dormant bodies bursting”. Le chitarre di Jack Owen e Pat O’Brien maciullano riff malati e convulsi, Corpsegrinder non prende fiato nel suo incidere impulsivo ed irrefrenabile, dando alla luce un’ottima prestazione.
La seguente “Compelled to lacerate” si basa su di una struttura mutevole e varia, intricata, i riff si rincorrono su continui cambi di tempo che almeno per i primi ascolti risultano assolutamente imprevedibili ed in grado di mozzare il fiato. Ottima prova tecnica per Jack Owen che sfodera classe e stile nei tre assoli che farciscono il pezzo: malati come solo i Cannibal Corpse potevano fare.
Le seguenti “Drowning in Viscera” ed “Hung and bled” rappresentano due canzoni di tipo opposte: la prima cadenzata e devastante, Mazukievicz picchia tosto combinando sfaceli, mentre nella seconda claustrofobica song , pesante e trascinate sono le due chitarre a tirare in questo tempo lentissimo.
Parte con un crescendo rumoroso “Sanded faceless” per poi  esplodere in autentico spirito Cannibal Corpse.
“Mutation of the cadaver” è simile per varietà di soluzioni a molte delle tracce di “Gore obsessed”: continui cambi di tempo, violenza ed una totale imprevedibilità.
La decima traccia “When death replaces life” ci si presenta dapprima lentamente, per poi sfociare con violenza nel finale sempre più in crescendo. “Grotesque” invece è caratterizzato da un fantastico assolo di basso che mette in luce il bassista Alex Webster, anche uno dei maggiori compositori del gruppo.
A chiudere ci pensa una cover ottimamente riuscita di “No remorse” dei Metallica. I cannibal Corpse la riescono a rendere anche caratterizzandola con il loro inconfondibile stile.

In conclusione credo che “Gore obsessed” sia uno dei capitoli meglio riusciti della recente discografia dei Cannibal Corpse, non arriva a toccare i picchi di genialità espressa in album come “Tomb of the mutilated” ma riesce comunque a stupire.
Acquisto decisamente consigliato ai fan del gruppo e del death statunitense.

Francesco “madcap” Vitale

Track-list

1.Savage butchery

2.Hatchet to the head

3.Pit of zombies

4.Dormant bodies bursting

5.Compelled to lacerate

6.Drowning in viscera

7.Humg and bled

8.Sanded faceless

9.Mutation of the cadaver

10.When death replaces life

11.Grotesque

12.No remorse

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