Recensione: Greatest Hits – Hymns To The Rising Sun

Di _DooM_ - 28 Marzo 2011 - 0:00
Greatest Hits – Hymns To The Rising Sun
Band: Amon Amarth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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72

Dopo quasi quindici anni di onorata carriera, tocca anche alla band capitanata da Johan Hegg dar vita al primo Best Of. Una raccolta decisamente insolita, sia per i pezzi che la compongono, sia per la scelta che riguarda squisitamente la pubblicazione dell’opera.
Si, perché “Greatest Hits – Hymns To The Rising Sun” è un prodotto che la californiana Metal Blade ha deciso di pubblicare ad esclusivo uso e consumo del mercato giapponese.
Ora: i motivi possono essere oggettivamente diversi, ma se consideriamo come negli ultimi cinque anni il mercato “occidentale” ha visto la pubblicazione di due album, un singolo e ben quattro ristampe, si fa presto a pensare che la label di Brian Slager non abbia voluto caricare ulteriormente un mercato già saturo di release targate Amon Amarth. In aggiunta dobbiamo per forza prendere atto delle logiche di mercato in relazione al paese del Sol Levante (in cui la Metal Blade, ricordiamo, ha uno degli uffici principali).

Quando parliamo di Giappone siamo ben consci del fatto che il Metal, o meglio la musica in generale, occupa un posto di assoluto rilievo nella vita culturale del paese. Da anni, ormai, le etichette ‘omaggiano’ il paese asiatico con release create ad hoc o con bonus-track che impreziosiscono le varie pubblicazioni, rendendole di fatto vere e proprie chicche ricercatissime dai collezionisti di mezzo mondo. I giapponesi sono stati, senza ombra di dubbio, sempre un po’ ‘coccolati’ dal  business musicale europeo ed americano. Questo, evidentemente, ha dato i suoi frutti nel corso degli anni non solo in termini di popolarità dei gruppi, ma anche in termini meramente economici per le casse delle etichette discografiche.
Forse, e sottolineo forse, la popolarità di una band si misura anche in relazione al gusto giapponese, vero e proprio ‘termometro’ delle scelte musicali globali. Non a caso, prima o poi, quasi tutte le band di uno certo spessore dedicano una release al tempio per eccellenza della musica nipponica: il Budokan. Un motivo, alla fine, ci dovrà pure essere…

Tornando al disco in questione, quello che salta subito agli occhi è uno squilibrio piuttosto marcato nella scelta dei brani che ha premiato, con quasi il 60% delle canzoni presenti, gli ultimi due album in ordine cronologico: “Twilight Of The Thunder God” e “With Oden On Our Side”.
Quattro i brani estrapolati dall’accoppiata “Fate Of Norns / Versus The World“, mentre è la sola “Victorious March” a rappresentare il tanto decantato “Once Sent From The Golden Hall” tralasciando, di fatto, gli anni che vanno dal 1999 al 2001 in cui il gruppo svedese ha dato vita a due ottimi dischi che spesso (e questa ne è la riprova) sono stati messi in secondo piano.
È chiaro che quando si parla di in Best Of non è possibile accontentare tutti; certo è che questa release, per palese incompletezza, non può rappresentare la storia artistica degli Amon Amarth. A partire da “Sorrow Throughout the Nine Worlds” il gruppo ha dato vita a degli album che, con un’anima spiccata e ben definita, non possono prescindere l’uno dall’altro.
Peccato. Bastava davvero poco per rappresentare in maniera più fedele il lavoro del quintetto. Evidentemente non era questo lo scopo della raccolta. L’unica eccezione possiamo farla per la cover di “Children Of The Grave”, brano contenuto nel disco tributo ai Black Sabbath uscito a settembre 2010 per l’edizione britannica della rivista Metal Hammer. Il classico sabbathiano (a cui, in ultima analisi, si riferisce anche il voto finale della recensione) è interpretato con il consueto marchio di fabbrica in cui, la voce cavernosa di Hegg, squarcia il ritmo schizofrenico e cadenzato delle chitarre. Una buona interpretazione, ma nulla di più.

Il disco, in conclusione, merita di essere cercato, trovato ed acquistato solo se si è degli estimatori del gruppo e ne si voglia conservare ogni pubblicazione per fini puramente collezionistici. In caso contrario, questo “Hymns To The Rising Sun” è una proposta a cui, l’utente medio, può tranquillamente fare a meno.

Daniele Peluso

Discutiamone sul topic dedicato!

Tracklist:

01. Twilight of the Thunder God
02. Guardians of Asgaard
03. Live for the Kill
04. Varyags of Miklagaard
05. Runes to My Memory
06. Cry of the Black Birds
07. Hermod’s Ride to Hel – Loke’s Treachery Part I
08. Asator
09. The Pursuit of Vikings
10. The Fate of Norns
11. Death in Fire
12. Where Silent Gods Stand Guard
13. Victorious March
14. Children of the Grave (Black Sabbath cover)

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