Recensione: Haralding – The Fireblade

Di Emanuele Calderone - 25 Settembre 2010 - 0:00
Haralding – The Fireblade
Band: Falkenbach
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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69

Sin dal 1996, anno di pubblicazione del full-length “En Their Medh Riki Fara”, il nome di Falkenbach è stato accostato al black-viking di qualità. E’ infatti innegabile il fascino esercitato dai lavori dell’islandese che è divenuto, nel giro di pochi anni, uno dei nomi più importanti del panorama viking.

La one-man band, lasciata alle spalle l’esperienza dello splendido “Ok Nefna Tysvar Ty”, si riaffaccia sul mercato discografico nel 2005 con “Heralding – The Fireblade”.
Va innanzi tutto segnalato che questo non è un platter di inediti: il disco è composto da riedizioni di alcune vecchie registrazioni di Vakyas, interamente ri-arrangiate e modernizzate. Parte delle tracce ivi contenute avrebbero dovuto far parte del debut album mai registrato “Fireblade”; ad esse si affiancano riedizioni di alcuni brani estratti dal secondo demo della band, da “…En Their Medh Riki Fara…” e da “…Magni Blandinn Ok Megintiri…”.
I pezzi proseguono sul terreno già battuto con i precedenti full-length, senza pertanto discostarsi da quanto sentito in passato. Le composizioni risultano semplici e dirette, con continue variazioni tra momenti più melodici e dal sapore folk ed altri più feroci di chiara estrazione black. Le linee vocali si adeguano alle musiche: si assiste pertanto alla consueta alternanza tra voce pulita – profonda e affascinante – e uno screaming non troppo estremo, eseguito con assoluta precisione.
L’apertura viene affidata a “Heathen Foray”, riedizione di “The Heathenish Foray” presente sul secondo full-length della band “…Magni Blandinn Ok Megintiri…”. La song riesce nell’intento di dare nuova linfa vitale a una canzone già eccezionale, grazie al ri-arrangiamento vocale e ai cambiamenti apportati a livello ritmico, che le conferiscono maggiore dinamicità.
Proseguendo con l’ascolto ci si accorge però che le tracce non coinvolgono come in passato. Ma cos’è che non funziona? Il disco formalmente è privo di sbavature, il lavoro strumentale viene svolto con precisione e i brani sono abbastanza vari a livello melodico.
Ciò che non soddisfa è, innanzi tutto, la parziale mancanza di quelle atmosfere e di quella “passionalità” tipicamente nordica che hanno reso il nome Falkenbach una vera garanzia. A mancare sono sopratutto quelle melodie magiche e originali che hanno reso immortali gli episodi precedenti. “Heralding – The Fireblade” è invece un disco che alterna momenti di buona fattura ad altri estremamente scolastici e di poco interesse, che non aggiungono nulla alla discografia del tedesco.
Nella fattispecie ci si ritrova davanti a song come “Of Forest Unknown” (fin troppo piatta e priva di spunti interessanti), “Heralder” -ben lontana dal fascino della versione originale- o ancora l’anonima “Walkiesjar”, che fanno segnare un cedimento qualitativo.
Tra i pezzi di maggiore interesse, meritano invece una citazione “Læknishendr”  ed “Hávamál”, quest’ultma il brano più riflessivo e folk dell’intero platter. Entrambe le tracks sono in grado di riportare alla mente, anche se solo per qualche minuto, il miglior Vratyas Vakyas.
Ottima la registrazione, grazie alla quale viene messo in risalto il compito svolto dai vari musicisti coinvolti, tutti autori di una buona prova esecutiva. Apprezzabile anche la grafica: a partire dalla consueta splendida copertina, sino ad arrivare al booklet, non vi sono critiche da muovere.

In conclusione, quest’album – viste le considerazioni fatte in precedenza – rappresenta un passo indietro nella produzione di Falkenbach e lascierà un poco l’amaro in bocca a molti fan dell’artista di Düsseldorf. Consigliato solo ai collezionisti e ai neofiti del genere.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Heathen Foray
02- …of Fortests Unknown…
03- Hávamál
04- Roman Land
05- Heralder
06- Læknishendr
07- Walkiesjar
08- Skirnir
09- Gjallar

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