Recensione: Healing Through Fire

Di Giuseppe Abazia - 9 Luglio 2007 - 0:00
Healing Through Fire
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Anno: 2007
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78

Periodo di cambiamenti in casa Orange Goblin, che a sorpresa abbandonano la storica label Rise Above, che prima di Healing Through Fire aveva rilasciato tutti gli album della band inglese, in favore della Sanctuary Records. Un periodo di cambiamenti che però non ha impedito a questi determinatissimi alfieri dello stoner doom di celebrare, il 16 dicembre 2006, il loro decimo anniversario con un devastante concerto all’Underworld Club di Londra, e di mettersi al lavoro sull’album del ritorno. Ritroviamo gli Orange Goblin così come avevamo imparato ad apprezzarli: grezzi, diretti, sporchi e pronti a investirci con la loro potentissima dose di pesantezza sonora. Senza ormai più nulla da dimostrare ad una scena che li ha eletti da tempo fra i padrini assoluti di un certo modo di suonare e intendere lo stoner, gli Orange Goblin con Healing Through Fire non si adagiano certo sugli allori, non ci propongono nessun esercizio di stile, ma ci sparano in faccia un lotto di canzoni fresche, coinvolgenti, dannatamente potenti e dall’attitudine sfacciatamente rock’n’roll.

Sebbene non sia un concept album, Healing Through Fire trae ispirazione dalle tragedie della Grande Peste di Londra del 1664/1665 e del Grande Incendio del 1666, come dichiarato dal cantante Ben Ward in un’intervista. E per narrarci delle vicende intorno a questi eventi, Ward sfodera come al solito il suo vocione sporco, potente, grezzo, che sembra praticamente fatto apposta per questo genere, mentre una sezione ritmica sempre incalzante, martellante ma mai scontata ci trascina di peso nelle atmosfere polverose e rockeggianti di un album capace di tenere sempre ai massimi livelli l’attenzione con un susseguirsi inarrestabile di sferzate di potenza, talvolta impreziosite da assoli di chitarra chiaramente debitrici alla lezione dei grandi del rock. Fra gli episodi migliori bisogna citare l’opener The Ballad of Solomon Eagle, che col suo incedere veloce e accattivante funge da introduzione perfetta all’album; la terza traccia The Ale House of Braves è fra quelle che maggiormente mettono in luce le influenze hard rock che da sempre sono parte integrante del sound degli Orange Goblin, mentre la quarta Cities of Frost, con la sua cadenza più tipicamente doom, ci ricorda che sono molteplici i territori nei quali la band inglese è in grado di spaziare; Hounds Ditch riprende l’andamento ritmato e groovy già assaporato in precedenza, ed è seguita da un inaspettato intermezzo acustico, Mortlake, che mostra ancora una volta la versatilità del quartetto britannico, caratteristica che la conclusiva Beginners Guide to Suicide ribadisce ulteriormente coi suoi passaggi psichedelici e allucinati e col suo incedere a metà fra il doomeggiante e il rockeggiante.

Healing Through Fire è l’album che ci aspettavamo, che volevamo dagli Orange Goblin: ruvido, rumoroso, potente, diretto e senza fronzoli, l’ennesima conferma che uno dei troni dello stoner è saldamente occupato da loro. Un must per gli amanti di questo genere, e un acquisto consigliatissimo a chi abbia voglia di sano metal vecchia scuola, in grado di unire in sè l’attitudine strafottente dell’hard rock e il più sabbathiano doom metal. Inoltre chi riesca ad accaparrarsi l’edizione limitata del disco troverà come bonus anche un DVD col concerto al Mean Fiddler di Londra del 2006, un gradito extra che non fa che aggiungere valore all’album.

Giuseppe Abazia

Tracklist:

1 – The Ballad Of Solomon Eagle (05:19)
2 – Vagrant Stomp (04:11)
3 – The Ale House Braves (03:50)
4 – Cities Of Frost (05:35)
5 – Hot Knives And Open Sores (04:22)
6 – Hounds Ditch (05:31)
7 – Mortlake (Dead Water) (02:12)
8 – They Come Back (Harvest Of Skulls) (04:45)
9 – Beginners Guide To Suicide (08:06)

Tracklist del DVD bonus:

1 – Some You Win, Some You Lose
2 – Quincy The Pigboy
3 – Getting High On The Bad Times
4 – The Ballad Of Solomon Eagle
5 – Hot Magic, Red Planet
6 – Round Up The Horses
7 – They Come Back (Harvest Of Skulls)
8 – Your World Will Hate This
9 – Blue Snow
10 – Scorpionica

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