Recensione: Heart & Anger

Di Gaetano Loffredo - 31 Maggio 2005 - 0:00
Heart & Anger
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Anno: 2005
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78

INTRO
Quattro emozioni, quattro sensazioni diverse, quattro ornamenti, quattro motivi di prestigio, quattro dischi uno diverso dall’altro.
Cuore e Rabbia” con esponente alla quarta per l’unica power metal band tricolore annoverata tra le fila della immane e fastosa Nuclear Blast, etichetta che, non solo negli ultimi tempi, è sinonimo di qualità rinvigorita dal potere esecutivo di grandi firme.
I ragazzi dei Secret Sphere non ridacchiano dietro una specie di salace allusione crogiolandosi sul contratto siglato e stringono i denti nonostante il raggiungimento di un sogno, accettando la sfida in singolar tenzone con la label e provando a convincerla che la scelta è quella esatta, che l’intreccio è quello decisivo, che il matrimonio deve perdurare.
Sono passati oltre due anni dall’ultima fatica della band di Alessandria e da quel “Scent of Human Desire” che tesseva le proprie fila su macchinari all’avanguardia; messi a disposizione dalla potenza tedesca che svolgeva le funzioni di un “capo-telaio”, tenendo sott’occhio i propri dipendenti e, definendoli, ad un certo punto, band italiana con radici musicali estremamente lontane dalle canoniche di rappresentanza dello stivale. Parole al vento?

THE PAST
1999, tempo di raccolto per i gruppi evidenziati dalla bandiera verde-bianco-rossa, tempi maturi dopo la semina avvenuta “from the depths” e soprattutto dopo l’esplosione dei Rhapsody, detonazione che ha aperto spiragli dai quali emersero i Secret Sphere, descritti degnamente da “Mistress of the Shadowlight”. Nonostante il disco si presentasse acerbo nella forma, la sostanza premiava una formazione che, di lì a poco, avrebbe cominciato a muovere i primi e più accentuati passi nel metal che conta.
Come un tramonto che trasforma la volta rannuvolata in un baldacchino di ardente splendore, l’uscita di “A Time Nevercome” (2001) timbrò dolcemente migliaia di cuori appartenenti ai sensibili defender che fecero di “The Brave”, “Hamelin” ed “Under The Flag”, gli spensierati inni di battaglia e le infrangibili spade da roteare sopra il proprio capo, in un connubio regale, vincente e convincente.
E’ la “volta della svolta”; il “Profumo del desiderio umano” (Scent of Human Desire – 2003) è motivo di modifica e trasformazione; il momento nel quale la band comprese che non erano sufficienti l’innesto della doppia cassa e delle liriche fantasy per sfondare una porta spalancata da tempo e, nonostante piccole avvisaglie si erano intraviste col disco precedente, il sound di Scent si presenta semi-snaturato; power-non-power sì di finissima fattura ma molto, forse troppo distante da ciò che un fan si potesse aspettare dal combo. Sta di fatto che anche questo tassello è fondamentale per comprendere la crescita che li ha portati a fare di necessità virtù: Heart & Anger.

THE PRESENT
One Voice Studio, Night & Day Studio, Sheepvalley Studio.
Tre luoghi, tre postazioni differenti e tre produttori sono stati necessari per creare il sound che sentite su Heart & Anger, sforzo che non ho trovato così accentuato sull’album e, per dirla tutta, ho apprezzato maggiormente i suoni sentiti su Scent of Human Desire che mi sono parsi meno grezzi e poco più puliti. Dettaglio, comunque, quasi insignificante nel contesto generale.
L’immancabile intro operistica che riempie i cd power che si rispettino è il preludio della doppia cassa che si impone su “Where the Sea Ends”, classica power-track arrangiata alla perfezione dai nostri e squarciata al centro di essa dalle pennate graffianti di Paco Gianotti e di Aldo Lonobile. Ancor più intrigante è la successiva “First Snake” che si distingue dal resto del gruppo di conseguenza allo splendido intreccio vocale che il singer ufficiale, Ramon, intraprende insieme allo special guest Roberto Tiranti, famosissimo frontman dei Labyrinth. Rob si districa abilmente sulla velocità del non complesso pezzo e dimostra chiaramente che questo è il tipo di brano che esalta le sue doti canore.
Dei 13 capitoli contenuti sul disco, molti di essi hanno qualcosa di speciale da raccontare e, come non citare, per esempio, la bellissima “Dance with the Devil” e le sue radici Hard Rock o l’emotiva “I Won’t Say a Word” impreziosita dalla maturata voce di Ramon che emoziona quasi sussurrando le note più calde del brano.
La Secret Symphony Orchestra creata ed utilizzata per l’occasione, ensemble di 50 elementi, ricopre dal primo all’ultimo minuto il lavoro del sestetto italiano senza renderlo esageratamente catchy come si potrebbe immaginare, prevale giustamente sulla particolarissima “Leonardo Da Vinci”, song ispirata dal famoso libro “Il Codice Da Vinci” e nata sotto il segno del lato più epico dei Secret Sphere e, certamente, uno dei paragrafi più convincenti della loro carriera discografica.
Bad Blood” è un altro fiore all’occhiello, questa volta rappresentato da una sublime chitarra spagnola che si “posa” al centro del brano e vive grazie ai suoni filtrati di contorno che completano la lettura di un pezzo originale in ogni sua nota…
Al termine dei settanta minuti scarsi di Heart & Anger difficilmente resterete insoddisfatti da un supporto ottico che contiene un paio di brano imperdibili, una mezza dozzina decisamente sopra la media ed il restante sicuramente più che sufficiente.
Filler non se ne contano se non forse la sola “No Reason Why” che mi è parsa deboluccia confrontata col solido muro costruito in precedenza.

OUTRO
Chi si attendeva un Heart & Anger come la naturale prosecuzione del sound sostenuto dal suo predecessore, resterà per qualche attimo smarrito dopo l’ascolto dei primi motivi del nuovo lavoro.
Per chi invece, prospettava un ritorno alle origini, faccia suo il disco: power allo stato puro assistito dagli elementi che fecero apprezzare il primo capitolo, che fecero grande il secondo e qualche componente estrapolato dal terzo.
Le uniche pecche sono mostrate da una produzione, come già detto, non proprio eccellente e dalla media qualitativa del songwriting che non sempre raggiunge le vette che attendevo da tempo.
Cuore e Rabbia”, in ogni caso, è un platter che merita di essere considerato tanto quanto un disco di un nome fondamentale per la scena, ora attendo la conferma dei miglioramenti in sede live.

Gaetano “Knightrider” Loffredo

Tracklist:
01.Endless
02.Where the Sea Ends
03.First Snake
04.Loud & Raw
05.Dance With the Devil
06.Set Me Free
07.I Won’t Say a Word
08.Lights On
09.Leonardo Da Vinci
10.You Still Remain
11.Bad Blood
12.No Reason Why
13.Faster Than the Storm

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